7 Ottobre 2014

LEZIONE 4. LEPANTO E LA STORIA D’EUROPA

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 09:17

Religione e storia d’Europa. La battaglia di Lèpanto, è uno storico scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino federate sotto le insegne pontificie. Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese.

La battaglia, terza in ordine di tempo e la maggiore svoltasi a Lepanto, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.L’annuncio della vittoria giungerà a Roma ventitré giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. La vittoria fu attribuita all’intercessione della Vergine Maria, tanto che Papa Pio V nel 1572 istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, successivamente trasformata nella festa del SS. Rosario, per celebrare l’anniversario della storica vittoria ottenuta, si disse, per intercessione dell’augusta Madre del Salvatore, Maria.

30 Settembre 2014

TUTTO E’ VANITÀ’. LEZIONE 1 SETTEMBRE 2014.

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 09:27

Vanità e narcisismo. Religione e morale.

Vanitas vanitatum et omnia vanitas (in italiano, “vanità delle vanità, tutto è vanità”) è una locuzione latina. Come Nihil sub sole novum, la frase è tratta dalla versione in latino del Qohelet (o Ecclesiaste), un libro sapienziale della Bibbia ebraica e cristiana – in cui ricorre per due volte.

Qoèlet – Capitolo 1.

1) Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme

Prologo

Vanità delle vanità, dice Qoèlet.

Vanità delle vanità: tutto è vanità.

“Vanità, dal lat. vanitas,-atis’, astr. di vanus“. Vano: vuoto, ma anche inutile, futile, inconsistente, fugace, inane. Più apparenza che sostanza. Quindi la connotazione del termine e dei suoi derivati è negativa.

Angelo Branduardi – Vanità di vanità

Giacomo Campanile. Tutto è vanità

Papa Francesco: «Vanità, potere e soldi ci allontanano da Gesù»

Michele Placido recita l’Ecclesiaste (Qoelet 3/4)

Giorgia – Vanità

CARAVAGGIO

NATURA MORTA E VANITÀ

La vanitas, in pittura, è una natura morta con elementi simbolici allusivi al tema della caducità.

nel famoso Canestra di frutta di Caravaggio la mela bacata, oltre che indice di crudo realismo, sta ad indicare la caducità.

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 La storia del mito di Narciso, ragazzo che si innamora di se stesso fino alla morte.

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FIORE – TESCHIO – TEMPO SIMBOLI DELLA VANITÀ

la clessidra o l’orologio, come simboli del trascorrere del tempo

un fiore spezzato, come un tulipano o una rosa, simbolo della vita che come quel fiore prima o poi appassirà

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Tutto è vanità

Testo e musica G.Campanile

Tutto è vanità,  Tutto è vanità, Tutto è vanità, Tutto è vanità.

Mangiare, bere godere, tutto è dono di Dio

lo stolto cammina nel buio.

Vivi il momento presente

Tutto è vanità,  Tutto è vanità, Tutto è vanità, Tutto è vanità,

C’è un tempo per  ridere

c’è un tempo per piangere

c’è un tempo per vivere

un tempo per morire

Tutto è vanità,  Tutto è vanità, Tutto è vanità, Tutto è vanità.

Meglio la fine del principio gli uomini sono come le bestie

Meglio la fine del principio gli uomini sono come le bestie

Meglio la fine del principio gli uomini sono come le bestie

Meglio la fine del principio gli uomini sono come le bestie

La Sacra Bibbia – CEI
L’Antico Testamento 

I Libri Poetici e Sapienziali

Qoèlet

  • mancanza di consistenza materiale.
  • Mancanza di efficacia o di utilità. Inconsistenza; fugacità.

LEZIONE 2 SETTEMBRE 2014. Parabola dei due figli

Filed under: LEZIONI 2014-15 — giacomo.campanile @ 09:24

Matteo 21,28-32 parabola dei due figli

(Mt 21,28-32) “Che ve ne pare? un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Si, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso: Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?”. Dicono: “L’ultimo”.

3 Febbraio 2010

La Candelora. Presentazione del Signore. febbraio 2014

Filed under: articoli,LEZIONI 2014-15,Religione — giacomo.campanile @ 09:23

Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la presentazione al Tempio di Gesù Lc.2,22-39, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti“, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi. Maria, in osservanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione.
L’incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l’aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: “Una spada ti trafiggerà l’anima“: Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio.
Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti“. Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della “Candelora”. La denominazione di “Candelora” data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).
Il canto “Ora lascia” esprime in melodia il contenuto della festa, il Cristo è luce per illuminare le genti e gloria del popolo

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