23 Maggio 2011

Studio Oxford: uomo predisposto a credere in Dio

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 10:34
immagineGli esseri umani sono predisposti a credere in Dio e in una vita nell’aldilà secondo uno studio di scienziati di Oxford. 

Secondo la ricerca, condotta per tre anni a un costo di quasi due milioni di sterline, esiste nella mente umana una predisposizione a vedere il mondo attraverso il filtro del trascendente.
“Questo significa che non si può separare la religione dalla vita pubblica”, ha detto al Times Roger Trigg, filosofo e co-diretttore del progetto all’Ian Ramsy Centre della facoltà di Teologia dell’ateneo britannico. Secondo Trigg è tuttavia una semplificazione se si afferma che la mente umana è “programmata” per credere in Dio.
Il progetto, coordinato anche da Justin Barrett, un antropologo, ha coinvolto 57 ricercatori che hanno condotto 40 studi in 20 paesi esaminando società religiose e senza Dio. In uno di questi, i ricercatori hanno ipotizzato che nella prima infanzia è più facile credere in qualità sovraumane che accettare le limitazioni della condizione umana. I

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un articolo pubblicato sul giornale del 14/05/2011117 letture – 0 commenti

13 Maggio 2011

Beata Vergine Maria di Fatima. Religione e devozione mariana. Lezione maggio 2020

Filed under: articoli,LEZIONE,LEZIONI DI RELIGIONE,Religione — giacomo.campanile @ 13:53

Festa della Madonna di Fatima

 

 

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canti mariani

 

VIDEO BREVE

ATTENTATO AL PAPA

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/attentato-a-giovanni-paolo-ii-40-anni-fa

Domande sulla Beata Vergine Maria di Fatima

1. Dove si trova il paese di Fatima?

2 Come si chiamavano i tre pastorelli a cui è apparsa la Madonna?

3. In che giorno è apparsa la Madonna a Fatima?

4. Cosa ha raccomandato ai bambini la Signora?

5. Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato subito in Piazza S. Pietro. Dove ha voluto incastonare il proiettile?

 

 

DOCUMENTARIO

Apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917.

A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità.

Fatima era allora un villaggio della zona centrale del Portogallo.
Ad un km e mezzo da Fatima, vi era una frazione chiamata Aljustrel e qui nacquero e vissero i tre protagonisti della storia di Fatima; Lucia Dos Santos nata nel 1907 e i suoi due cugini Francesco Marto nato nel 1908 e Giacinta Marto nata nel 1910; le due famiglie erano numerose, i Dos Santos avevano 5 figli ed i Marto 10 figli.

Era la domenica 13 maggio 1917; i tre cuginetti dopo aver assistito alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Fatima, tornarono ad Aljustrel per prepararsi a condurre al pascolo le loro pecore.

Mentre allegri giocavano, nel cielo apparve un bagliore come lampi di fulmini, per cui preoccupati per un possibile temporale in arrivo, decisero di ridiscendere la collina per portare il gregge al riparo.
A metà strada dal pe ndio, vicino ad un leccio, la luce sfolgorò ancora e pochi passi più avanti videro una bella Signora vestita di bianco ritta sopra il leccio, era tutta luminosa, emanante una luce sfolgorante; si trovavano a poco più di un metro e i tre ragazzi rimasero stupiti a contemplarla; mentre per la prima volta la dolce Signora parlò rassicurandoli: “Non abbiate paura, non vi farò del male”.

Il suo vestito fatto di luce e bianco come la neve, aveva per cintura un cordone d’oro; un velo merlettato d’oro le copriva il capo e le spalle, scendendo fino ai piedi come un vestito; dalle sue dita portate sul petto in un atteggiamento di preghiera, penzolava il Rosario luccicante con una croce d’argento, sui piedi erano poggiate due rose.

A questo punto la più grande di loro, Lucia, chiese alla Signora “Da dove venite?” “Vengo dal Cielo” e Lucia “Dal cielo! E perché è venuta Lei fin qui?”, “Per chiedervi che veniate qui durante i prossimi sei mesi ogni giorno 13 a questa stessa ora; in seguito vi dirò chi sono e cosa desidero, ritornerò poi ancora qui una settima volta”.
E Lucia, “E anch’io andrò in cielo?”, “Si”, e “Giacinta?”, “anche lei”, “e Francesco?”, “anche lui, ma dovrà dire il suo rosario”.

E dopo avere raccomandato ai bambini di recitare il rosario tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, la Signora cominciò ad elevarsi e sparì nel cielo.

Il 28 aprile 1919 si diede inizio alla costruzione della Cappellina delle Apparizioni; il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leira dichiarò “degne di fede le visioni dei bambini alla Cova da Iria”, autorizzando il culto alla Madonna di Fatima; il 13 maggio 1931 l’episcopato portoghese, secondo il messaggio di Fatima, fece la prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.

Il 31 ottobre 1942 papa Pio XII, in un radiomessaggio consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e il 7 luglio 1952 consacrò a Maria i popoli della Russia, come aveva chiesto la Celeste Signora a Fatima.
L’avverarsi della minaccia con la Seconda Guerra Mondiale, fece ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima.

I papi attraverso loro delegati, come fece Pio XII, o recandosi personalmente in pellegrinaggio, come fece Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni e Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato subito in Piazza S. Pietro, il cui proiettile è incastonato nella corona della statua in segno di riconoscenza, hanno additato Fatima come un faro che ancora oggi continua a gettare la sua luce, per richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezza.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=295156

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10 domande più frequenti su Fatima

1. COS’È IL MESSAGGIO DI FATIMA?

l Messaggio di Fatima consiste in un numero di precise predizioni, richieste, avvertimenti e promesse riguardanti la Fede e il Mondo, che sono stati trasmessi dalla Beata Vergine a tre pastorelli – Lucia, Jacinta e Francisco – in una serie di apparizioni avvenute a Fatima, Portogallo, da maggio a ottobre del 1917.

2. PERCHÉ DOVREI CREDERE AL MESSAGGIO DI FATIMA?

Devi credere al Messaggio di Fatima perché:

(1) E’ stato confermato da un miracolo senza precedenti avvenuto pubblicamente, il Miracolo del Sole, che si verificò nell’esatto momento annunciato da Lucia. Più di 70.000 persone, inclusi massoni, comunisti e atei, videro il sole rotolare nel cielo contro ogni legge cosmica, spargere colori e discendere sulla terra. L’evento fu riportato dai giornali di tutto il mondo, compreso il New York Times.

A mezzogiorno del 13 ottobre 1917 un numero notevole di persone, radunate alla Cova da Iria, presso la cittadina portoghese di Fátima, avrebbe visto il disco solare cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti.

(2) Tutti i Papi, da quando avvenne il Miracolo, hanno riconosciuto che il Messaggio è autentico. Molti Papi, tra i quali Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, si sono recati personalmente a Fatima.

(4) Il Messaggio di Fatima ha predetto accuratamente gli eventi del mondo, il che prova che è una vera profezia.

3. COSA HA PREDETTO IL MESSAGGIO DE FATIMA?

Nel 1917 il Messaggio di Fatima ha predetto accuratamente tutti i seguenti eventi avvenuti successivamente:

(1) La fine della I guerra mondiale;

(2) L’emergere della Russia come potenza mondiale che avrebbe “diffuso i suoi errori (compreso il comunismo) nel mondo … fomentando guerre e persecuzioni contro la Chiesa”;

(3) L’elezione di un Papa che si sarebbe chiamato Pio XI;

(4) Lo scoppio di una seconda guerra mondiale a seguito di una strana luce nel cielo notturno.

Il Messaggio di Fatima predisse inoltre che “il Santo Padre avrebbe sofferto molto”, vi sarebbero state altre guerre e persecuzioni contro la Chiesa e “diverse nazioni sarebbero state annientate”.

7. COSA PROMETTE IL MESSAGGIO DE FATIMA?

Il Messaggio di Fatima promette che se le richieste di Nostra Signora di Fatima verranno soddisfatte “il Mio Cuore Immacolato trionferà, il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e all’umanità verrà garantito un periodo di pace”.

canti mariani

13 maggio BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA... - Madonna di Bonaria ...

Religione cattolica - Le guide di Supereva

30 Aprile 2011

Giovanni Paolo II, il papa più amato

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 17:35
Giovanni Paolo II papa, santo. – Karol Wojtyła (Wadowice, Cracovia, 1920 – Roma 2005). Primo papa non italiano dell’epoca moderna dopo Adriano VI (1522-23) e primo papa slavo della storia.

Perché il papa Giovanni Paolo II è cosi amato dalla gente? Credo che sia stato il papa più vicino alle persone, egli è stato amato perché si è fatto vicino al suo popolo, ai più poveri ai più umili, egli non perdeva occasione per avvicinare tutti, salutava, abbracciava, stringeva le mani era infaticabile.

Ho incontrato personalmente il papa Giovanni Paolo II in due occasioni nella mia vita, sono stati momenti speciali in cui ho percepito tutto l’amore che aveva per gli altri e la potenza che si sprigionava dalla sua persona.

Posso testimoniare che sono stati milioni le persone che dopo la sua morte sono venuti nella Basilica di San Pietro per ricordarlo, salutarlo fare una preghiera. In questi anni è stato talmente intenso il flusso di pellegrini che sulla sua semplice ma solenne tomba non ci si poteva fermare neanche un minuto perché la fila doveva scorrere.

 L’impatto che il pontificato di Giovanni Paolo II ha avuto nel mondo è stato fenomenale, era considerato da tutti una figura carismatica e uno dei pochi riferimenti morali che la nostra storia recente abbia conosciuto. Questi sono i motivi per cui la congregazione dei santi ha deciso per la beatificazione.

Molti altri miracoli ha fatto questo grande papa che come strumento di Dio si è messo al servizio dell’umanità per illuminare tutti sul  cammino della salvezza.

GIACOMO INCONTRA IL PAPA GIOVANNI PAOLO 2 VIDEO

Beatificazione, 3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II.

22 Marzo 2011

La Trasfigurazione di Gesù.

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:44

trasfigurazionelode

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Il dipinto è Giovanni Bellini,Trasfigurazione di Cristo 1480

L’episodio della trasfigurazione è narrato nei tre vangeli sinottici (Vangelo secondo Marco 9,2-8, Vangelo secondo Matteo 17,1-8, Vangelo secondo Luca 9,28-36). Gesù sale sul monte Tabor con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e delle vesti.   

Appaiono Mosè ed Elia che conversano con Gesù e una voce da una nube che dichiara la figliolanza divina di Gesù. Lo splendore di Cristo richiama la sua origine divina, la presenza di Mosè ed Elia simboleggia la legge e i profeti che hanno annunciato sia la venuta del Messia, la nube si riferisce a teofanie già documentate nell’Antico Testamento.

Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come il compimento dell’Antico Testamento.
I tre apostoli, vinti dal sonno, cosa molto strana, sono risvegliati da Gesù,  e vedono la sua gloria.

La nube, simbolo della presenza di Dio e della sua presenza, li copre tutti. «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». I tre apostoli vorrebbero rimanere in quel luogo, in quella situazione di grazia, in quel momento di paradiso, essi ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Ma a un certo momento la Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, nella trama quotidiana della storia umana e bisogna andare verso Gerusalemme il luogo dell’altra trasfigurazione sul monte Golgota.

 circa Olio su tavola, cm 116×154
Napoli, Museo e Galleria di Capodimonte.Firmato “IOANNES BELLI(NUS)”
sul cartellino appeso alla staccionata. Nella “Trasfigurazione”, la rappresentazione dello spazio non segue l’impianto prospettico-geometrico fiorentino e il senso della distanza è dato dal passaggio graduale dei toni di colore – dal marrone dei primi piani all’azzurro del cielo -, a creare, forse intuitivamente, quella prospettiva cromatica destinata a divenire caratteristica peculiare della pittura tonale veneta.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=234625

Rispondi a queste domande per l’ottimo

1. COSA INTENDI PER TRASFIGURAZIONE DI GESU’?

2. QUALI APOSTOLI HANNO PARTECIPATO ALL’EVENTO?

3. QUALI PERSONAGGI DELL’A.T. PARLAVANO CON GESU’?

9 Marzo 2011

Mercoledì delle Ceneri. Inizio della grande Quaresima

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:50

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Il giorno delle Ceneri è l’inizio della santissima Quaresima. Sono i giorni della penitenza per la remissione dei peccati e la salvezza delle anime. Ecco il tempo adatto per la salita al monte santo della Pasqua. La preghiera, la ricerca di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle teste.

E’ come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, ci porta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.

Il digiuno del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore. In questa giornata, tutti i cattolici sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni.

«Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai»

L’imposizione delle ceneri sul capo del pontefice, tradizionalmente avveniva nella basilica di Sant’Anastasia al Palatino per mano del cardinale protovescovo.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=285356

RISPONDI A QUESTE DOMANDE

1. Significato del digiuno del corpo.

2. Cosa significa la frase: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai»

3. Cosa significano le sante ceneri sulla testa?

4. Da quale albero vengono le sacre ceneri ?

2 Marzo 2011

Adozione e discriminazione

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 23:27
immagineI Vescovi della Colombia si sono espressi contro l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, avvertendo che adottare “non è un diritto” e quindi “non c’è discriminazione”.

In una nota del 25 febbraio, i Vescovi affermano di non ritenere discriminatorio “il fatto che l’attuale ordinamento giuridico nazionale non contempli la possibilità che coppie dello stesso sesso possano adottare bambini”.

Non è discriminatorio perché “i requisiti per l’adozione valgono tanto per le coppie eterosessuali che per quelle dello stesso sesso, tenendo conto del bene di colui che è adottato e delle sue necessità, che vengono prima di quelle di coloro che adottano”.

L’adozione, aggiunge la nota, “consiste nel creare tra due persone una relazione di affiliazione, ossia una relazione giuridica e socialmente simile a quella che esiste tra un uomo e una donna e i loro figli biologici”.

“Questa somiglianza pone in evidenza non solo la portata giuridica e sociale dell’adozione, ma anche i limiti: ciò che la natura permette, ma anche ciò che questa impedisce, rappresenta il contesto giuridico dell’adozione. Non è la Chiesa né lo Stato né la società a negare agli omosessuali la possibilità di adottare, ma la natura stessa delle cose”.

L’interesse del minore “è la motivazione e il fondamento dell’adozione come figura giuridica”. L’adozione “si può definire solo nell’ambito delle necessità e del rispetto di chi è adottato”.

In sostanza, dichiarano i Vescovi, “l’adozione non è un diritto di quanti vogliono adottare, siano essi omosessuali o eterosessuali, e per questo non si può parlare di violazione di un diritto fondamentale”.

di Giacomo Campanile

Via di S.Maria dell’Anima. __Ucciso in Pakistan oppositore della legge anti-blasfemia il ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 21:45

islamlode

Via di S.Maria dell’Anima

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima
1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima
2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima
3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima
4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima
6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

immagineQuesto mercoledì mattina è stato ucciso infatti nella capitale pachistana di Islamabad in un agguato il ministro federale per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti, 42 anni.

Secondo le prime informazioni raccolte dalle agenzie AsiaNews e Fides, il ministro era uscito senza scorta dalla sua residenza nel quartiere o settore I-8/3 per recarsi in ufficio, quando la sua macchina è stata fermata da un gruppo di uomini armati, dal volto coperto. Hanno tirato la loro vittima fuori dall’automobile e cominciato a sparare, crivellando il ministro con una trentina di colpi. Mentre gli attentatori si sono allontanati subito, l’autista di Bhatti ha fatto una disperata corsa al più vicino ospedale, Al-Shifa, ma per il ministro non c’è stato più nulla da fare.

Bhatti era finito nel mirino dei fondamentalisti per aver preso le difese di Asia Bibi, la donna e madre cristiana condannata a morte nel novembre scorso per presunto oltraggio al profeta Maometto, per aver appoggiato la campagna a favore dell’abolizione della molto controversa legge sulla blasfemia e per aver condannato l’assassinio di Salman Taseer, il governatore della provincia del Punjab ucciso il 4 gennaio scorso dalla propria guardia del corpo. Nel dicembre scorso, Bhatti aveva ricevuto una “condanna a morte” da un’altra organizzazione terrorista, Laskar-e-Toiba, “perché complice di blasfemia” (Fides, 4 dicembre 2010).

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30 scienziati smentiscono le tesi di Hawking

Filed under: articoli,BIBBIA,Religione — giacomo.campanile @ 12:23
immagineIl nuovo libro di Stephen Hawking che nega l’esistenza di Dio contrasta con le posizioni di più di 30 scienziati espresse nella recente serie di documentari intitolata “L’Origine dell’Uomo”.

Tra gli esperti, figurano i Premi Nobel Christian De Duve e Werner Arber. Alcuni sono credenti – ebrei, cattolici o protestanti –, altri no.

La serie di nuovi documentari “L’Origine dell’Uomo”, realizzata da Goya Producciones, indaga sullo sviluppo dell’universo dal “Big Bang” ai primati, agli ominidi e al trionfo dell'”Homo Sapiens”, e risponde alle domande: “Com’è nato l’universo? Siamo nati per caso? C’è stata un’intelligenza che ha guidato l’evoluzione?”

Il Premio Nobel Christian De Duve afferma che la teoria per cui il mondo è eterno, inventata da Fred Hoyl, ha dimostrato di essere falsa, e ha avuto ragione il suo maestro Lemaitre a scoprire la teoria del “Big Bang”, l’esplosione che ha dato origine all’universo.

Il professore belga Michel Ghins crede che la teoria degli “universi multipli” sia stata ideata per sfuggire all’ipotesi che Dio ha creato il nostro mondo, ma questa non è una via di fuga, perché “si può immaginare che Dio Onnipotente abbia creato questa profusione di universi molteplici”.

Per il professore italiano Evandro Agazzi, il caso non spiega l’esistenza del mondo. Chi vuole spiegare tutto a partire da qualche scienza positiva cade in un “atteggiamento riduzionista antiscientifico”.

Il professore di Boston Thomas Glick crede che questi fondamentalisti del materialismo si fabbrichino una specie di religione o metafisica, “ma nessuno confonde questo con la scienza”.

Per il professor Arana, dell’Università di Siviglia, “non c’è mai stata opposizione tra fede e ragione, ma c’è stata sempre opposizione tra due ‘fedi’: la fede scientista, per così dire, e quella religiosa”.

La Bibbia è quindi compatibile con la scienza? Il Premio Nobel svizzero Werner Arber risponde: “Nella Genesi, all’inizio dell’Antico Testamento, posso leggere che il mondo è stato creato in vari periodi, e per me questi vari periodi sono proprio un’evoluzione”.

Secondo il ricercatore olandese Cees Dekker, “il metodo della scienza di per sé non è cristiano né ateo. Scienza e religione non sono in conflitto, e la scienza in sé si inserisce molto bene nella visione cristiana del mondo”.

La serie “L’Origine dell’Uomo”, afferma la casa produttrice, “mette a nudo lo sfruttamento ideologico della scienza, e in particolare del darwinismo. Darwin è stato manipolato a favore del razzismo, sia da parte del marxismo che nella Germania nazista e negli Stati Uniti. La Chiesa cattolica, dal canto suo, non ha condannato Darwin. L’evoluzione potrebbe essere avvenuta all’interno della creazione”.

Questa serie di audiovisivi, aggiunge, espone “l’inconsistenza di posizioni atee come quelle di Hawking e Dawkins a un estremo, e dei fondamentalisti all’altro”. “Non è scientifico negare il soprannaturale – conclude –. La scienza naturale non capta ciò che cade fuori dalla sfera materiale”.

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11 Febbraio 2011

Beata Vergine Maria di Lourdes

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 12:15

Beata Vergine Maria di Lourdes. Religione e devozione popolare.

Beata Vergine Maria di Lourdes


Per partecipare alla lezione video di Religione, fai clic su questo link:
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È l’ora che pia. Inno di Lourdes

Apparizione e miracolo dell’acqua video

Le impressioni a caldo dopo il bagno a Lourdes di Daniele Bossari

Collevalenza, la Piccola Lourdes di Madre Speranza

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IN CHE ANNO CI FURONO LE APPARIZIONI DI LOURDES?

CHI ERA Maria Bernarda Soubirous?

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Maria Bernarda Soubirous, ebbe le apparizioni della Vergine Maria (11 febbraio – 16 luglio 1858) alla grotta di Massabielle.

Lourdes accoglie ogni anno 5 milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Il messaggio di Lourdes consiste nel richiamo alla conversione, alla preghiera, alla carità.

la giovane Bernadette Soubirous, contadina quattordicenne del luogo, riferì di aver assistito a diciotto apparizioni di una “bella Signora” in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle.

La giovane affermò: « Io scorsi una signora vestita di bianco. Indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu ed una rosa gialla sui piedi »La Signora aveva l’aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. Dal braccio le pendeva un grande rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro.

La Vergine sorride al gesto di Bernadette e non dice nulla. Il 18 febbraio, finalmente, la Signora parla. “Non vi prometto di farvi felice in questo mondo – le dice – , ma nell’altro. Volete farmi la cortesia di venire qui per quindici giorni?”. La Signora, quindi, confida a Bernadette tre segreti che la giovane deve tenere per sé e non rivelare mai a nessuno. Nell’apparizione del 24 febbraio la Madonna ripete per tre volte la parola “Penitenza”. Ed esorta: “Pregate per i peccatori”.

Il giorno seguente, la Signora dice a Bernadette di andare alla fonte a lavarsi e a bere. Ma non c’erano fonti in quel luogo, né sorgenti. La Signora allora indica un punto esatto. Bernadette vi si reca e poiché non vede l’acqua comincia a scavare con le sue mani, impiastricciandosi la faccia e mangiando fili d’erba… Da quella piccola buca scavata nella terra dalle mani di Bernadette, cominciava a scorrere acqua in abbondanza. Un cieco si bagnò gli occhi con quell’acqua e riacquistò la vista all’istante.

Da allora la sorgente non ha mai cessato di sgorgare. E’ l’acqua di Lourdes, che prodigiosamente guarisce ancora oggi ogni sorta di mali, spirituali e fisici, e senza minimamente diffondere il contagio delle migliaia di malati immersi nelle piscine.

Ma un fatto ancora più eclatante doveva verificarsi, dopo il miracolo della sorgente, per avvalorare come soprannaturali le apparizioni di Massabielle. La Signora aveva chiesto a Bernadette che i sacerdoti si portassero lì in processione e che si costruisse una cappella. L’abate Peyramale, però, parroco di Lourdes, non ne voleva sapere e chiese perciò a Bernadette un segno irrefutabile: qual era il nome della bella Signora che le appariva alla grotta?

Nell’apparizione del 25 marzo 1858, la Signora rivelo il suo nome. Alla domanda di Bernadette, nel dialetto locale rispose: “Que soy era Immaculada Councepciou…” (Io sono l’Immacolata Concezione). Quattro anni prima, Papa Pio IX aveva dichiarato l’Immacolata Concezione di Maria un dogma, ma questo Bernadette non poteva saperlo.

Il riconoscimento ufficiale delle apparizioni può procedere speditamente, fino alla lettera pastorale firmata nel 1862 dal vescovo di Tarbes consacrava per sempre Lourdes alla sua vocazione di santuario mariano internazionale. Si calcola che oltre settecento milioni di persone abbiano visitato Lourdes.

Ricordo che Alexis Carrel premio nobel per la medicina del 1912 accompagnò una sua paziente terminale a Lourdes che guarì sotto i suoi occhi. Carrel era ateo. Ci mise tre anni a riconoscere nel fatto un miracolo e a convertirsi.

redazione@vivereroma.org

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10 Febbraio 2011

Il santo del giorno: Santa Scolastica

Filed under: articoli,MONACHESIMO,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 12:17
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Santa Scolastica (Norcia, 480 – Piumarola frazione di Villa Santa Lucia, 547) è stata una religiosa italiana. Venerata come santa vergine dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa anglicana, è la fondatrice e patrona dell’ordine cattolico delle benedettine.
RISPONDETE PER L’OTTIMO
CHI ERA SANTA SCOLASTICA?
DOVE FU SEPPELLITA?
Sorella (forse gemella) di Benedetto da Norcia, si consacrò a Dio giovanissima e fu sempre vicina al fratello: prima a Subiaco, poi a Cassino, dove fondò un monastero ai piedi del monte. Della sua vita si conoscono solo poche vicende agiografiche narrate nel secondo Libro dei Dialoghi di papa Gregorio Magno.
I due fratelli si incontravano una volta all’anno in una casa a metà strada tra i due monasteri. Gregorio racconta che in uno di questi incontri, poco prima della sua morte, Scolastica chiese al fratello di protrarre il colloquio spirituale fino al mattino seguente, ma Benedetto si oppose per non infrangere la regola. Allora Scolastica implorò il Signore di non far partire il fratello e subito scoppiò un violento temporale che costrinse Benedetto a rimanere tutta la notte. Gregorio conclude la narrazione dell’episodio affermando: «Poté di più, colei che più amò».
Ancora Gregorio narra che Benedetto, avuta notizia della morte della sorella “da un segno divino”, la seppellì nella tomba dove anch’egli fu sepolto, poco più tardi: «come la mente loro sempre era stata unita in Dio, nel medesimo modo li corpi furono congiunti in uno stesso sepolcro».
Le reliquie di Scolastica e Benedetto sono conservate sotto l’altare maggiore della basilica di Montecassino.
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 10/02/2011
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