Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 10/12/2010http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=273732
Monumenti. – Il celebre santuario sorse intorno alla Santa Casa, in sostituzione di un’umile chiesetta, per volontà di Paolo II. La costruzione fu iniziata nel 1468 con forme di transizione dal gotico al Rinascimento, e condotta innanzi sotto la direzione di Marino di Marco Cedrino veneto, dal 1471, e di Giuliano da Maiano, dal 1476. Per incarico di Innocenzo VIII Baccio Pontelli fortificò la chiesa munendola di un cammino di ronda su beccatelli; il che le conferisce, specialmente nella parte absidale, una notevole impronta di originalità; tra il 1498 e il 1500 Giuliano da Sangallo voltò la cupola. In seguito Bramante (1519-1551), Andrea Sansovino (1513-1526), Antonio da Sangallo il Giovane (1531-1535) introdussero varie modificazioni al primitivo organismo costruttivo, accentuando i caratteri del Rinascimento.
La facciata della basilica è opera di Giovanni Boccalini e fu condotta a termine da Lattanzio Ventura (1571-1587); s’adorna principalmente di tre mirabili porte di bronzo (1590-1610) dovute: la mediana ad Antonio Lombardi, quella nord a Tiburzio Vergelli in collaborazione con G. B. Vitale, quella sud ad Antonio Calcagni con l’aiuto di Tarquinio Jacometti e di Sebastiano Sebastiani. Il campanile fu costruito su disegno del Vanvitelli tra il 1750 e il 1754.
L’interno della basilica è ricco d’opere artistiche. La S. Casa ha un rivestimento architettonico di marmo con figurazioni relative alla vita della Vergine e statue di profeti e sibille, dovute ad Andrea Sansovino, Aurelio e Girolamo Lombardi, Raffaello da Montelupo, Baccio Bandinelli, Simone Mosca e altri; le porte bronzee furono lavorate dal Calcagni, dal Vergelli e da Ludovico e Girolamo Lombardi. L’altare interno della S. Casa, distrutto da un incendio nel 1921, fu ricostruito su disegno di Guido Cirilli.
Di grande interesse sono gli affreschi di Melozzo da Forlì con la collaborazione di Marco Palmezzano nella sagrestia di S. Marco, nella cui vòlta, divisa in otto spicchi, aleggiano con belli effetti di scorcio, otto figure di angeli recanti i simboli della Passione e sotto di essi posano altrettante figure di profeti contraddistinte dai versetti dei vaticinî; e gli affreschi di Luca Signorelli e dei suoi aiuti nella sagrestia detta “della Cura”, esprimenti nella vòlta angeli musicanti, evangelisti e dottori della Chiesa e tutt’intorno nelle pareti le figure degli apostoli e sopra la porta la Conversione di S. Paolo. Questa sagrestia è adorna altresì di un lavabo marmoreo, fine opera di Benedetto da Maiano, e di armadî con belle tarsie del sanseverinate Domenico Indivini (fine sec. XV).
I portali delle quattro sagrestie sono ritenuti opera di Benedetto e di Giuliano da Maiano; erano adorni in origine di lunette in terracotta del sec. XVI, delle quali due soltanto sono conservate (S. Luca, S. Matteo). Notevoli sono alcune opere di bronzo del sec. XVI che si trovano nella basilica: candelabri, cornucopie, ornamenti d’altare e in particolar modo il fonte battesimale, di Tiburzio Vergelli e dei suoi aiuti.
Tra le cappelle antiche va ricordata quella sontuosissima del duca Francesco Maria II d’Urbino, decorata di stucchi da Federico Brandani e di affreschi da Federico Zuccari, negli ultimi anni del sec. XVI.
Alla decorazione delle moderne cappelle delle Nazioni hanno lavorato gli architetti G. Sacconi e G. Cirilli e i pittori L. Seitz, B. Biagetti, M. Faustini, A. Gatti, ecc.; Cesare Maccari affrescò la grande cupola ispirandosi alle litanie lauretane.
Nell’aula del Tesoro, che ha il soffitto affrescato dal Pomarancio (1605-1610), sono conservati magnifici parati sacri e, unico resto dell’antico tesoro asportato dai Francesi, un’interessante statuetta bronzea di scuola limosina del sec. XIII.
Nella Piazza della Madonna è la statua in bronzo di Sisto V, di Antonio Calcagni, forse con la collaborazione di Tiburzio Vergelli e di altri; e l’elegante fontana eseguita su disegno di Carlo Maderno e di Giovanni Fontana tra il 1604 e il 1614, cui dieci anni dopo furono aggiunte le decorazioni bronzee dei fratelli Jacometti.
Il Palazzo apostolico, imponente costruzione che delimita per due lati la piazza (e secondo il primitivo progetto avrebbe dovuto chiuderla, ma il grandioso doppio porticato rimase incompiuto nel terzo lato) fu iniziato dal Sansovino, continuato da Antonio da Sangallo e dal Nerucci e terminato da G. Boccalini. Nell’interno del palazzo hanno sede il ricco archivio della S Casa che risale ai primi del’500, e varie importanti collezioni d’arte: quadri, arazzi, ceramiche pregevolissime.
Nella città altre opere degne di nota sono: la fontana “dei Galli” nella piazza omonima, commessa ai fratelli Jacometti nel secondo decennio del sec. XVII dal cardinale A. M. Gallo; la “porta Romana” costruita, per lo stesso cardinale, da Pompeo Floriani di Macerata e adorna di stemmi e di due statue del fiorentino Simone Cioli; infine la cinta di mura castellane, cominciata a costruire nel 1518 dall’architetto imolese Cristoforo Resse su disegni di Antonio da Sangallo e di Andrea Sansovino, e completata con l’inserimento di baluardi pentagonali nella prima metà del sec. XVII.