3 Febbraio 2011

San Biagio Vescovo e martire

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 20:19
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Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio.

Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana – in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti – e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo.

I fedeli si rivolgono a san Biagio, nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici e in particolare per la guarigione dalle malattie della gola: è tra i quattordici santi ausiliatori. Durante la sua celebrazione liturgica, in molte chiese i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando ad esse due candele; per questo è anche patrono degli specialisti otorinolaringoiatri. È anche protettore dei cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 03/02/2011200 letture

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=280314

1 Febbraio 2011

Il santo del giorno: Giovanni Bosco

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 11:26
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Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida per tantissimi giovani con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere.

Sul modello di san Francesco di Sales e di san Filippo Neri il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani.

Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.

Morì a Torino, 31 gennaio 1888

DALLE “LETTERE” DI SAN GIOVANNI BOSCO
Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 31/01/2011

http://www.vivereitalia.eu/index.php?page=articolo&articolo_id=279862

24 Gennaio 2011

Visite virtuali alla Roma Sacra su Internet

Filed under: ARTE,articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:09

Internet permette di compiere visite virtuali ad alcuni dei luoghi più sacri della Città Eterna, offrendo dettagli che non si riescono ad apprezzare neanche dal vivo.

La visita alla Basilica di S. Pietro in Vaticano Chiesa più grande della Chiesa cattolica, in cui si custodiscono i resti dell’apostolo Pietro, può visualizzarsi da alcuni giorni da casa propria, disponendo solo di un computer e di una connessione a Internet, grazie a questo nuovo servizio offerto dalla pagina web della Santa Sede. Spettacolare la navigazione nella Cappella Sistina che era già on-line dal mese di marzo.

Il progetto è stato realizzato in due anni dagli studenti della Villanova University della Pennsylvania (Stati Uniti), che hanno raccolto le fotografie di questi gioielli dell’arte di tutti i tempi.

“Trovarsi nella Cappella Sistina è un’esperienza difficile da descrivere, ancor meno da ricreare su uno schermo bidimensionale”, ha spiegato Chad Fahs, esperto di media digitali del Dipartimento di Comunicazione di Villanova. “Questo tour virtuale è probabilmente la cosa più simile alla simulazione di questa esperienza alla quale si sia mai giunti fino ad ora”.

“E’ una delle esplorazioni più innovative di un’opera d’arte fino a questo momento”, ha aggiunto Paul Wilson, membro del Dipartimento di Comunicazione di Villanova e uno dei leader del progetto del tour virtuale. “Cambierà per sempre il modo in cui gli artisti e gli storici possono guardare alla straordinarietà del lavoro e della mente di Michelangelo – la sua attenzione ai dettagli, i suoi commenti sociali e il senso dell’umorismo”.

Nella Basilica di San Pietro e nella Cappella Sistina sono state scattate migliaia di fotografie con una telecamera motorizzata all’avanguardia, e in seguito sono state composte e unite a livello digitale per creare un panorama virtuale in una proiezione tridimensionale.

I pellegrini e i turisti virtuali possono utilizzare lo zoom e avvicinarsi ai dettagli delle opere d’arte grazie all’elevata risoluzione.
“Le opere d’arte presenti nei luoghi di culto mirano a immergere il visitatore in una realtà sacra, e la Cappella Sistina spicca in questa tradizione”, ha detto Frank Klassner, professore associato del Dipartimento di Scienze dell’Elaborazione a Villanova e uno dei leader del progetto.
“Il nostro team è grato per aver avuto una piccola parte nel mantenere questa tradizione usando il potere di Internet e una tecnologia moderna”, ha aggiunto.

La prima visita virtuale è stata dedicata alla Basilica di San Paolo fuori le Mura nel 2008. Quella della Basilica di San Giovanni in Laterano è stata presentata nel novembre 2009.
La Cappella Sistina può essere visitata su:
http://www.vatican.va/various/cappelle/sistina_vr/index.html
La Basilica di San Pietro si può visitare su:
http://www.vatican.va/various/basiliche/san_pietro/vr_tour/index-en.html
La Basilica di San Paolo fuori le Mura si può visitare su:

http://www.vatican.va/various/basiliche/san_paolo/vr_tour/index-it.html

La Basilica di San Giovanni in Laterano può essere visitata su:

http://www.vatican.va/various/basiliche/san_giovanni/vr_tour/Media/VR/Lateran_Nave1/index.html

Possiamo confrontare il lavoro virtuale fatto con un video in ha che ho realizzato recentemente.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=255463

16 Gennaio 2011

Sant’ Antonio Abate il fondatore del monachesimo cristiano.

Filed under: articoli,MONACHESIMO,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 22:14

Il monachesimo – con Alessandro Barbero 

BREVE VIDEO DI GIACOMO CAMPANILE

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Festa nel Calendario dei santi della Chiesa cattolica e da quello luterano il 17 gennaio

Il monachesimo è un fenomeno caratterizzato da alcune rinunce agli interessi mondani per dedicarsi nel modo più completo alla propria spiritualità. Fonda le sue radici in oriente e in seguito in occidente. Molte religioni hanno creato elementi monastici: cristianesimo, induismo, buddhismo, giainismo, taoismo.

Storia 1media-medioevo

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Il monachesimo europeo proviene dal Medio Oriente; infatti l’ascetismo religioso e la vita monastica non sono peculiari del cristianesimo, ma rappresentano forme in cui l’anima ha cercato in ogni tempo di tradurre la propria sete del divino.

Nel IV secolo, in Egitto, in Palestina e in Siria, sulla scia di Antonio il Grande e di altri Padri del deserto, specialmente di san Paolo di Tebe, la vita del quale scrisse san Girolamo (è il primo scritto monastico latino in assoluto), si fecero sempre più numerosi coloro che abbandonavano completamente il mondo per vivere nella solitudine (eremos, da cui il termine di eremita, per indicare gli asceti viventi nel deserto) oppure per associarsi insieme in comunità o cenobi (dal termine greco coinobios, indicante vita in comune), onde ricercare una comunione più intensa con Dio ed innalzarsi verso la santità.

In ambito cristiano, Antonio è considerato l’iniziatore della via eremitica e Pacomio di quella cenobitica.

Santo Antonio abate, detto anche sant’Antonio il Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco, sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta ( 12 gennaio 251 – deserto della Tebaide, 17 gennaio 356), è stato un abate ed eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.

Antonio abate è uno dei più grandi eremiti della storia della Chiesa è considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Nato a Coma, nel cuore dell’Egitto, intorno al 250, a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima nel deserto e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356.

Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l’Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant’Atanasio, che contribuì a farne conoscere l’esempio in tutta la Chiesa. Nell’iconografia è raffigurato circondato animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. Dopo la pace costantiniana, il martirio cruento dei cristiani diventò molto raro; a questa forma eroica di santità dei primi tempi del cristianesimo, subentrò un cammino di santità professato da una nuovo stuolo di cristiani, desiderosi di una spiritualità più profonda, di appartenere solo a Dio e quindi di vivere soli nella contemplazione dei misteri divini.

Questo fu il grande movimento spirituale del ‘Monachesimo’, che avrà nei secoli successivi varie trasformazioni e modi di essere; dall’eremitaggio alla vita comunitaria; espandendosi dall’Oriente all’Occidente e diventando la grande pianta spirituale su cui si è poggiata la Chiesa, insieme alla gerarchia apostolica.

I discepoli di S.Antonio tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere; nella Lettera 8, S.. Antonio scrisse ai suoi “Chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato”. Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici.

È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo. Verrà allestita in piazza S.Pietro una mini stalla con gli animali delle nostre fattorie per la gioia dei nostri bambini.

Nell’immagine i Santi Antonio Abate e Paolo Eremita è un dipinto di Diego Velázquez, ad olio su tela (257 x 188 cm), fu realizzato tra il 1634 ed il 1660. Oggi quest’opera è conservata al Museo del Prado di Madrid.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 16/01/20101052 letture – 84 comm

Grotta in cui viveva Antonio, sul monte che domina il suo monastero.

Le Tentazioni di Sant’Antonio incisione di Martin Schongauer, ca 1490.

Sassetta Sant’Antonio bastonato dai diavoli Siena, Pinacoteca nazionale

Hieronymus Bosch, Tentazioni di sant’Antonio, 1505 circa, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona

Paul Cézanne, Tentazioni di sant’Antonio, 1875 circa, E. G. Bührle Collection (Svizzera)

IL MONACHESIMO DI S.BENEDETTO

 

Santi Innocenti

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 22:10
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Gli innocenti che rendono testimonianza a Cristo non con le Parole, ma con il sangue, ci ricordano che il martirio è dono gratuito del Signore.
Le vittime immolate dalla ferocia di Erode appartengono, insieme a santo Stefano e all’evangelista Giovanni, al corteo del re messiniaco e ricordano l’eminente dignità dei bambini nella Chiesa.L’origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo e cent’anni più tardi a Roma nel Sacramentario Leoniano. Oggi, con la nuova riforma liturgica, la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto com’era agli inizi.
Il particolare è di Guido Reni: Santi Innocenti Martiri
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 28/12/2010148 let

San Tommaso Becket

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 22:06
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Nato a Londra verso il 1117 e ordinato arcidiacono e collaboratore dell’arcivescovo di Canterbury, Teobaldo, Tommaso fu nominato cancelliere da Enrico II, con il quale fu sempre in rapporto di amicizia.
Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di Canterbury. Ma occupando questo posto Tommaso si trasformò in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa, inimicandosi il sovrano. Fu ordinato sacerdote e vescovo nel 1162. Dopo aver rifiutato di riconoscere le «Costituzioni di Clarendon» del 1164, però, Tommaso fu costretto alla fuga in Francia, dove visse sei anni di esilio. Ma al rientro come primo atto sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, il quale, si dice, arrivò a esclamare: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?». Fu così che quattro cavalieri armati partirono alla volta di Canterbury. L’arcivescovo venne avvertito, ma restò al suo posto; accolse i sicari del re nella cattedrale, vestito dei paramenti sacri e si lasciò pugnalare senza opporre resistenza. Era il 23 dicembre del 1170.
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 29/12/2010118 letture

San Giovanni Apostolo

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 22:03
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L’autore del quarto Vangelo e dell’Apocalisse, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo maggiore
Fu insieme al fratello Giacomo e a Pietro testimone della trasfigurazione, nell’agonia del Getsemani.e della passione del Signore, dal quale ricevette stando ai piedi della croce Maria come madre. Nel Vangelo e in altri scritti si dimostra teologo, che, ritenuto degno di contemplare la gloria del Verbo incarnato, annunciò ciò che vide con i propri occhi.
Teologo altissimo, specie nel mettere in risalto la divinità di Gesù, mistico sublime fu anche storico scrupoloso, sottolineando accuratamente l’umanità di Cristo, raccontando particolari umani che gli altri evangelisti non fanno, come la cacciata dei mercanti dal tempio, il sedersi stanco, il piangere per Lazzaro, la sete sulla croce, il proclamarsi uomo, ecc.
Giovanni è chiamato giustamente l’Evangelista della carità e il teologo della verità e luce, egli poté penetrare la verità, perché si era fatto penetrare dal divino amore.
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org
Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 27/12/2010

15 Dicembre 2010

San Giovanni della Croce

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 17:15
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San Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e dottore della Chiesa, che, su invito di santa Teresa di Gesù, fu il primo tra i frati ad aggregarsi alla riforma dell’Ordine, da lui sostenuta tra innumerevoli fatiche, opere e molte difficoltà.

Nei suoi scritti poetici e teologici, ascese attraverso la notte oscura dell’anima alla montagna di Dio, cercando una vita di interiore nascondimento in Cristo e lasciandosi ardere dalla fiamma dell’amore di Dio. Il suo motto fu todo hai nada, che sintetizzava tutta la sua spiritualità.

Dal 1572 al 1577 fu anche confessore-governatore del monastero dell’Incarnazione di Avila. Venne erroneamente incolpato e incarcerato per otto mesi per un incidente interno al monastero. Fu in carcere che scrisse molte delle sue poesie. Morì a 49 anni tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda.

Celebri i suoi aforismi: “Nella sera della tua vita sarai esaminato sull’amore”, e “dove non c’è amore, metti amore e ne ricaverai amore“. Canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre 1726, venne proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI il 24 agosto 1926.

Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Salita del Monte Carmelo, libro I, cap. 13,

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 14/12/201

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Santa Lucia Vergine e martire

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 17:13
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La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana.

Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant’Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un’altra a Roma.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Beata Vergine Maria di Loreto

Filed under: articoli,Religione,SANTI,Teologia — giacomo.campanile @ 17:11

Loreto la capitale del Presepe. 

Il Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo un’antica tradizione, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli.

Questa basilica è meta di continui pellegrinaggi, e considerata la “Lourdes italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.

Papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto afferma: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.

Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 10/12/2010http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=273732

Monumenti. – Il celebre santuario sorse intorno alla Santa Casa, in sostituzione di un’umile chiesetta, per volontà di Paolo II. La costruzione fu iniziata nel 1468 con forme di transizione dal gotico al Rinascimento, e condotta innanzi sotto la direzione di Marino di Marco Cedrino veneto, dal 1471, e di Giuliano da Maiano, dal 1476. Per incarico di Innocenzo VIII Baccio Pontelli fortificò la chiesa munendola di un cammino di ronda su beccatelli; il che le conferisce, specialmente nella parte absidale, una notevole impronta di originalità; tra il 1498 e il 1500 Giuliano da Sangallo voltò la cupola. In seguito Bramante (1519-1551), Andrea Sansovino (1513-1526), Antonio da Sangallo il Giovane (1531-1535) introdussero varie modificazioni al primitivo organismo costruttivo, accentuando i caratteri del Rinascimento.

La facciata della basilica è opera di Giovanni Boccalini e fu condotta a termine da Lattanzio Ventura (1571-1587); s’adorna principalmente di tre mirabili porte di bronzo (1590-1610) dovute: la mediana ad Antonio Lombardi, quella nord a Tiburzio Vergelli in collaborazione con G. B. Vitale, quella sud ad Antonio Calcagni con l’aiuto di Tarquinio Jacometti e di Sebastiano Sebastiani. Il campanile fu costruito su disegno del Vanvitelli tra il 1750 e il 1754.

L’interno della basilica è ricco d’opere artistiche. La S. Casa ha un rivestimento architettonico di marmo con figurazioni relative alla vita della Vergine e statue di profeti e sibille, dovute ad Andrea Sansovino, Aurelio e Girolamo Lombardi, Raffaello da Montelupo, Baccio Bandinelli, Simone Mosca e altri; le porte bronzee furono lavorate dal Calcagni, dal Vergelli e da Ludovico e Girolamo Lombardi. L’altare interno della S. Casa, distrutto da un incendio nel 1921, fu ricostruito su disegno di Guido Cirilli.

Di grande interesse sono gli affreschi di Melozzo da Forlì con la collaborazione di Marco Palmezzano nella sagrestia di S. Marco, nella cui vòlta, divisa in otto spicchi, aleggiano con belli effetti di scorcio, otto figure di angeli recanti i simboli della Passione e sotto di essi posano altrettante figure di profeti contraddistinte dai versetti dei vaticinî; e gli affreschi di Luca Signorelli e dei suoi aiuti nella sagrestia detta “della Cura”, esprimenti nella vòlta angeli musicanti, evangelisti e dottori della Chiesa e tutt’intorno nelle pareti le figure degli apostoli e sopra la porta la Conversione di SPaolo. Questa sagrestia è adorna altresì di un lavabo marmoreo, fine opera di Benedetto da Maiano, e di armadî con belle tarsie del sanseverinate Domenico Indivini (fine sec. XV).

I portali delle quattro sagrestie sono ritenuti opera di Benedetto e di Giuliano da Maiano; erano adorni in origine di lunette in terracotta del sec. XVI, delle quali due soltanto sono conservate (SLucaSMatteo). Notevoli sono alcune opere di bronzo del sec. XVI che si trovano nella basilica: candelabri, cornucopie, ornamenti d’altare e in particolar modo il fonte battesimale, di Tiburzio Vergelli e dei suoi aiuti.

Tra le cappelle antiche va ricordata quella sontuosissima del duca Francesco Maria II d’Urbino, decorata di stucchi da Federico Brandani e di affreschi da Federico Zuccari, negli ultimi anni del sec. XVI.

Alla decorazione delle moderne cappelle delle Nazioni hanno lavorato gli architetti G. Sacconi e G. Cirilli e i pittori L. Seitz, B. Biagetti, M. Faustini, A. Gatti, ecc.; Cesare Maccari affrescò la grande cupola ispirandosi alle litanie lauretane.

Nell’aula del Tesoro, che ha il soffitto affrescato dal Pomarancio (1605-1610), sono conservati magnifici parati sacri e, unico resto dell’antico tesoro asportato dai Francesi, un’interessante statuetta bronzea di scuola limosina del sec. XIII.

Nella Piazza della Madonna è la statua in bronzo di Sisto V, di Antonio Calcagni, forse con la collaborazione di Tiburzio Vergelli e di altri; e l’elegante fontana eseguita su disegno di Carlo Maderno e di Giovanni Fontana tra il 1604 e il 1614, cui dieci anni dopo furono aggiunte le decorazioni bronzee dei fratelli Jacometti.

Il Palazzo apostolico, imponente costruzione che delimita per due lati la piazza (e secondo il primitivo progetto avrebbe dovuto chiuderla, ma il grandioso doppio porticato rimase incompiuto nel terzo lato) fu iniziato dal Sansovino, continuato da Antonio da Sangallo e dal Nerucci e terminato da G. Boccalini. Nell’interno del palazzo hanno sede il ricco archivio della S Casa che risale ai primi del’500, e varie importanti collezioni d’arte: quadri, arazzi, ceramiche pregevolissime.

Nella città altre opere degne di nota sono: la fontana “dei Galli” nella piazza omonima, commessa ai fratelli Jacometti nel secondo decennio del sec. XVII dal cardinale A. M. Gallo; la “porta Romana” costruita, per lo stesso cardinale, da Pompeo Floriani di Macerata e adorna di stemmi e di due statue del fiorentino Simone Cioli; infine la cinta di mura castellane, cominciata a costruire nel 1518 dall’architetto imolese Cristoforo Resse su disegni di Antonio da Sangallo e di Andrea Sansovino, e completata con l’inserimento di baluardi pentagonali nella prima metà del sec. XVII.

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