11 Ottobre 2010

Il Papa: le false divinità distruggono il mondo

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 20:53

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In apertura della prima giornata di lavori del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, il Papa ha poi puntato l’indice contro «il potere delle ideologie terroristiche».

Il Papa afferma: «Apparentemente in nome di Dio viene fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità, che devono essere smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via». Queste ideologie che dominano, ha proseguito il Pontefice, «sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere perché si compia quanto scrive san Paolo nelle le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell’unico Signore Gesù Cristo». Perché ciò accada, ha concluso Benedetto XVI, le fondamenta interiori, morali e religiose, non devono vacillare: «La fede è il fondamento, e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono vacillare se rimane ferma la fede, la vera saggezza».

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

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5 Ottobre 2010

Uno studio sostiene che la religione è un aiuto fondamentale per i giovani

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 10:42
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Lo studio pubblicato il 9 settembre da Pat Fagan, senior fellow del Family Research Council e direttore del Marriage and Religion Research Institute, sul rendimento accademico dei giovani, in relazione al fattore religione.

Nel suo studio dal titolo “Religious Practice and Educational Attainment”, Fagan rivela che livelli più alti di pratica religiosa possono incidere positivamente sul rendimento scolastico degli studenti.

Gli alunni impegnati in attività religiose trascorrono più tempo a fare i compiti, secondo lo studio. Essi ottengono anche migliori risultati negli esami e sono meno propensi ad interrompere il loro percorso scolastico. Inoltre, l’impatto positivo della religione non si limita alla scuola ma si estende anche alla fase universitaria.

Secondo uno studio, il 19,5% degli studenti poco praticanti non finisce il ciclo scolastico, rispetto a solo il 9,1% degli studenti praticanti.

Il documento ha identificato una serie di meccanismi in cui la religione costituisce un aiuto per gli studenti:

— Consente di interiorizzare i valori e le norme che aiutano ad ottenere buoni risultati;

— Mantiene alti i livelli di aspettativa personale e aiuta gli studenti ad evitare comportamenti socialmente devianti. Gli studenti che frequentano le funzioni religiose settimanali sono risultati meno propensi a fare uso di droga o alcol o a non rispettare le regole;

— Le famiglie religiose tendono ad essere più coese e stabili, a programmare il futuro dei propri figli e ad aspettarsi molto da loro;

— I giovani che hanno un vero senso religioso hanno per se stessi maggiori aspettative;

— Gli amici che condividono la fede tendono ad essere più orientati allo studio e l’appartenenza a questo gruppo di amici invoglia all’impegno accademico;

— La pratica religiosa risulta anche favorire la socializzazione;

— Le chiese offrono agli studenti risorse, comunità e consiglio. I forti legami sociali dei gruppi religiosi possono aggiungersi alle risorse già disposizione dei giovani, aiutandoli ad ottenere rendimenti scolastici più elevati.

Fagan ha osservato che l’assidua frequenza religiosa tende anche ad aumentare il numero totale di anni dedicati all’istruzione. I benefici derivanti dalla frequenza religiosa settimanale sono risultati equivalenti ai benefici che derivano da chi ha una madre con tre anni in più di istruzione e un padre con quattro anni in più di istruzione.

È interessante notare che la religione è una delle poche istituzioni accessibili alle famiglie con basso reddito. Il documento ha sottolineato l’importanza di questo fatto, per la popolazione di livello socio-economico più basso. Per i più fortunati, la religione è solo una ulteriore risorsa tra le altre.

“Per contro, per i poveri, la pratica religiosa è significativa perché costituisce uno dei pochi solidi elementi positivi in grado di influenzare la loro vita”, ha scritto Fagan.

Un’altra conclusione è che l’elemento religioso esercita un maggiore impatto sui rendimenti scolastici per i giovani che abitano in città, rispetto a quelli che abitano in zone rurali. Secondo il documento ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le organizzazioni religiose sono più facilmente disponibili nelle aree urbane. Inoltre la religione può anche avere un effetto arginante sugli aspetti negativi che sono più frequenti nei quartieri urbani e che hanno effetti svantaggiosi sul rendimento scolastico.

La Felicità dei giovani

Certamente non sono solo i bambini a trarre beneficio dalla religione. L’edizione di agosto del Journal of Marriage and Family ha pubblicato un articolo sull’argomento dell’impatto della religione sui rapporti familiari.

Secondo uno studio pubblicato il 12 agosto sul Washington Post, risulta esservi un nesso significativo tra la condivisione della fede religiosa e della preghiera, e un maggior grado di felicità nel matrimonio e nelle relazioni.

I benefici sono apparsi più evidenti per gli afro-americani e gli ispanici, rispetto ai bianchi. Questo può essere dovuto al maggior grado di soddisfazione interpersonale nelle coppie bianche dovuto ai loro maggiori redditi e livelli di educazione, secondo lo studio.

È vero inoltre che le coppie che pregano insieme restano insieme, ha detto al Washington Post il co-autore dello studio, W. Bradford Wilcox, direttore del National Marriage Project presso l’Università di Virginia.

In un comunicato stampa dell’Università di Virginia, dell’11 agosto, Wilcox spiega più in dettaglio perché la religione svolga un ruolo positivo sui rapporti interpersonali. Dalla ricerca risultano identificati in particolare tre fattori.

Il primo è che le comunità religiose normalmente promuovono comportamenti eticamente positivi, come la carità e il perdono. Questo aiuta a definire comportamenti corretti nella coppia e incoraggia a gestire eventuali contrasti in un modo costruttivo.

Il secondo è che le comunità religiose offrono un sostegno alle coppie e alle famiglie attraverso una rete sociale incentrata sulla famiglia.

In terzo luogo, la fede religiosa dà alle persone un senso e un significato alla vita in generale e ai rapporti interpersonali, e questo aiuta molto a gestire i momenti di stress.

ï»E’ chiaro che questa società sarebbe un luogo molto peggiore senza il contributo che la religione organizzata può dare alla vita pubblica.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

27 Settembre 2010

Bagnasco bacchetta i politici italiani

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 21:29
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Nel corso della prolusione svolta a Roma, il Presidente della CEI ha toccato i temi della crisi economica, dei cattolici in politica, della nuova evangelizzazione e della necessità di un rinnovato entusiasmo sacerdotale.

In merito alla situazione del Paese e del popolo italiano, il Cardinale Bagnasco ha respinto l’influsso di una “corrente di drammatizzazione mediatica, che sembra dedita alla rappresentazione di un Paese ciclicamente depresso” perchè “finisce per condizionare l’umore generale e la considerazione di sé”.

“Dovremmo invece – ha sottolineato – essere stabilmente capaci della giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente così come si è ogni giorno dedicati al lavoro che dà sostentamento alla propria famiglia”.

“Il Paese – ha aggiunto – non può attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull’efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane”.

Tuttavia, ha anche denunciato che “se si ritardano le decisioni vitali, se non si accoglie integralmente la vita, se si rinviano senza giusto motivo scadenze di ordinamento, se si contribuisce ad apparati ridondanti, se si lasciano in vigore norme non solo superate ma dannose, se si eludono con malizia i sistemi di controllo, se si falcidia con mezzi impropri il concorrente, se non si pagano le tasse, se si disprezza il merito… si è nel torto, si cade nell’ingiustizia”.

“Ma lo scopo di ogni partecipazione politica – ha continuato il porporato – è proprio la giustizia, e per questo occorre produrre lo sforzo necessario – cui la Chiesa non mancherà moralmente di contribuire – per superare la logica del favoritismo, della non trasparenza, del tornaconto”.

Per questi motivi, l’Arcivescovo di Genova ha lanciato un appello “come Vescovi, – ha detto – sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perché si sappiano coinvolgere i giovani, pur se ciò significa circoscrivere ambizioni di chi già vi opera”.

“Ai cattolici con doti di mente e di cuore – ha continuato – diciamo di buttarsi nell’agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica”.

Dopo aver precisato di lasciare ai competenti il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza, il presidente della CEI ha rilevato che ai Vescovi tocca segnalare come “una ‘città’ la si costruisca tutti insieme, dall’alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito”.

Il Cardinale Bagnasco ha concluso affermando che il cuore, il motore di quanto la CEI propone è “l’ideale del bene comune”, ed ha ricordato un sogno affinché “possa sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fatto importante e decisivo, che credono fermamente nella politica come forma di carità autentica perché volta a segnare il destino di tutti”.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

26 Settembre 2010

Il Papa all’Angelus: l’Amore di Dio è più forte del male e della morte

Filed under: articoli,BIBBIA,Religione — giacomo.campanile @ 22:15

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Nella sua ultima domenica di soggiorno a Castel Gandolfo Benedetto XVI si rivolge ai fedeli, durante l’Angelus, con un prezioso commento al passo del Vangelo che racconta la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro.

Il primo veste riccamente e vive nel lusso e viene condannato al fuoco eterno,mentre il secondo vive nella miseria, ma viene premiato e portato in Cielo dagli Angeli.
“Il messaggio della parabola va oltre la semplice condanna dei ricchi, sostiene il Papa, vuole invitarci a seguire la legge di Dio finchè siamo in vita”.
“In particolare ci trasmette due insegnamenti: il primo è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione, il secondo è che il giudizio divino è eterno, per cui siamo chiamati a seguire la strada che Dio ci indica, quella della carità”.

“Al termine della vita ci sarà chiesto, infatti, come abbiamo usato il tempo a nostra disposizione e se abbiamo dimostrato carità verso il prossimo” .
“S. Vincenzo de Paoli la cui festa è domani, prosegue Benedetto XVI, nella sua vita di sacerdote incontrò sia i nobili che gli abitanti dei bassifondi. Per questi ultimi seppe organizzare con grande zelo forme stabili di assistenza per i poveri e gli emarginati. Numerosi gruppi di volontari seguirono il suo invito, mettendo tempo e beni a disposizione dei poveri”.

Solo il vero Amore dunque dona la felicità.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

22 Settembre 2010

San Pio da Pietrelcina

Filed under: articoli,Religione,SANTI — giacomo.campanile @ 22:05
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Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina.

Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Vita e messaggio di San Filippo Neri. Proietti è S. Filippo Neri nella fiction sulla RAI

Filed under: articoli,LEZIONI DI RELIGIONE,Religione — giacomo.campanile @ 22:01

Vita e messaggio di San Filippo Neri. Maggio 2016

Vita Morte e Miracoli – SAN FILIPPO NERI

San Filippo Neri, il "papà" degli oratori - Famiglia Cristiana

PIPPO IL BUONO. ABITAVA A SANTA MARIA IN VALICELLA.

3 P. 4 R. 4 P. 8 novembre 2017. martedì. CARAVAGGIO A ROMA.

CHIESE DI PIAZZA NAVONA – S.AGNESE IN AGONE – S.MARIA IN VALICELLA – S.ANDREA DELLA VALLE – S.LUIGI DEI FRANCESI. 17.04.07 classe 1 B

San Filippo Neri, giullare di Dio: "State buoni, se potete!"

Proietti è S. Filippo Neri nella fiction su RAI 2010

State buoni , Se potete – [Tutto il Film] – San Filippo Neri. 1983 diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy

Preferisco il paradiso film

Storia di San Giorgio (11 minuti)

San Filippo e le cortigiane (31 minuti)

Incontro con Ignazio di Loyola (53 minuti)

incontro con la madonna (35 minuti)

Incontro con altri Santi (104 minuti)

Incontro con la suora che fa miracoli (129 minuti)

San Filippo Neri diceva sempre: 'Figliuoli, state allegri!'. Leggi le sue frasi sante

«Preferisco il Paradiso» disse san Filippo Neri quando gli fu chiesto se voleva diventare cardinale. E così si intitola la miniserie dedicata al fondatore dell’Oratorio che la Lux Vide ha realizzato per Raiuno.

Domande per l’ottimo.

Chi è un cardinale?

Cos’è l’oratorio?

Ad interpretare il “santo della gioia”, nato a Firenze nel 1515 e vissuto per oltre sessant’anni a Roma, è Gigi Proietti, al suo primo ruolo nei panni di un Santo che, racconta, ha accettato con grande entusiasmo: «Quando i produttori Luca e Matilde Bernabei me l’hanno offerto, ho sentito subito che avrei dovuto farlo, ancora prima di leggere il copione ».

Perché veniva chiamato il “santo della gioia”?

Cosa intendi per Rinascimento?

Dirette da Giacomo Campiotti, le due puntate ripercorrono la lunga vita di san Filippo Neri. Erano gli anni del Concilio di Trento e della Controriforma quelli nei quali san Filippo formava bande di giovani scapestrati trasteverini, avvicinandoli alla liturgia e facendoli divertire, cantando e giocando.

Cos’è il Concilio di Trento?

Perché i bambini vivevano per strada?

Proietti osserva: «Quelli di san Filippo Neri erano momenti terribili. Il sacco di Roma, la Chiesa del Cinquecento che bruciava i libri considerati eretici. Pur non avendo fatto una ricostruzione storica in senso stretto, abbiamo cercato di raccontare chi era san Filippo Neri nel suo tempo». E, cioè, «un uomo giusto e tollerante, alla continua ricerca del modo più adatto per comunicare con gli altri. Credo sia proprio la tolleranza ciò che più mi ha colpito di questo Santo: il più grande concetto cristiano, quasi rivoluzionario. Insieme, però, al pudore della Santità: in un mondo in cui tutti noi, che Santi non siamo, cerchiamo in tutti i modi di presentarci come tali, colpisce il suo comportamento contrario: lui aveva il dono, ma non voleva che si sapesse».

COSA è SUCCESSO NEL SACCO DI ROMA?

A CASTEL SANT’ANGELO SI è RIFUGIATO IL PAPA? PERCHE’?

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL SANTO?

Preferisco il Paradiso si apre con le immagini di un sacerdote che, con passo deciso, di dirige verso Roma. È Filippo Neri, intenzionato a incontrare Ignazio di Loyola per chiedergli di poter partire per le Indie fra i suoi missionari. All’arrivo in città, il sacerdote nota i tanti ragazzini lasciati per strada a fare i ladruncoli, in balia di loro stessi o, peggio, di chi li sfrutta per le sue angherie. Sarà per loro che Filippo, dissuaso dall’idea di partire per le Indie da Ignazio che già intravede in lui una vocazione diversa e costretto ad affrontare non poche difficoltà, fonderà l’Oratorio. Lontano ispiratore dell’oratorio attuale, un luogo che Proietti ha frequentato da ragazzo, «nella periferia romana del tardo dopoguerra.

CHI ERA SAN IGNAZIO DI LOYOLA?

CHI SONO I GESUITI?

Un’invenzione enorme che oggi probabilmente, dal punto di vista sociale, potrebbe avere un’importanza fondamentale. Con la famiglia che è in quella crisi profonda che conosciamo e la società che non ha verso i bambini l’approccio che dovrebbe, l’oratorio in quanto vivere insieme e all’insegna della solidarietà rappresenta un punto di riferimento importante».

PERCHE’ L’ORATORIO E’ FONDAMENTALE?

CRISI DELLA FAMIGLIA

di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org

Questo è un Articolo pubblicato sul giornale del 20/09/2010245 letturehttp://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=261958

Gigi Proietti

Proietti era nato a Roma il 2 novembre del 1940. In oltre mezzo secolo di pregevole attività artistica ha collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche.

 Da piccolo voleva farsi prete: «Sentivo tutto il fascino della liturgia in latino». Poi ha interpretato sul grande schermo diversi personaggi religiosi, dal cardinal Colombo a San Filippo Neri: «Le vite dei santi m’intrigano», confessò. E Dio? «Evangelicamente penso si possa trovare tra gli ultimi e i deboli»

Ha interpretato San Filippo Neri in uno sceneggiato Tv di grande successo, Preferisco il paradiso, andato in onda nel 2010 su Raiuno. Sempre per la Rai è stato anche il cardinale Romeo Colombo, capo della polizia pontificia nella Roma del 1867, porporato emblematico, fedelissimo a Pio IX nel film L’ultimo papa re («Di quest’uomo ho ammirato tanto il coraggio di parlare con franchezza al Papa», disse).

Nella sua lunghissima carriera tra teatro, cinema e Tv Gigi Proietti ha vestito spesso i panni di uomini di fede. Era incuriosito moltissimo dalle vite dei santi: «Mi intriga conoscere i loro dissidi, le loro vicissitudini che li hanno portati all’onore degli altari», disse in un’intervista alla trasmissione A Sua Immagine nel 2014, «in quest’ultimo periodo sono incuriosito dalla figura di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti: lo trovo un uomo stimolante sotto vari aspetti». L’avevamo visto su Raiuno con la talare nera di San Filippo Neri, il “santo della gioia” che rappresentò uno dei pilastri della Controriforma in una Roma che ancora si leccava le ferite del Sacco lanzichenecco del 1527: «Bisogna fare una distinzione: san Filippo Neri era chiamato il “santo della gioia” e la gioia in senso religioso è qualcosa di più profondo, ma era anche allegro, così dicono le cronache del tempo», disse il popolare attore, «a me è piaciuto per questo aspetto. Anzi, credo che uno dei motivi per cui hanno pensato a me sta proprio nella mia allegria: non che stia sempre a ridere, però provo a trovare il lato divertente delle cose. San Filippo aveva, poi, un doppio aspetto, assolutamente non dicotomico: la vocazione alla preghiera, alla solitudine e il desiderio di esternare, di stare in mezzo alla gente. Fu un Santo gioiosamente vissuto in carità».

Da teatrante consumato non parlava quasi mai della sua fede. Si definiva «cento volte peccatore» e interpellato sul suo rapporto con Dio, una sola volta si lasciò andare: «A questa domanda potrei rispondere per giorni. È evidente che facendo questi film sono venute fuori un po’ di cose passate e legate alla mia vita: il ricordo è quello dell’oratorio, poi ci sono stati gli allontanamenti, gli scismi come capita ad alcuni. Continuo a pensare che Gesù Cristo sia stata la figura più rivoluzionaria della storia. Diciamo che negli ultimi anni si sono intensificate in me delle domande, penso più spesso al trascendente, sarà l’età che avanza?». Un cuore malandato che l’ha portato alla morte il giorno del suo compleanno, il 2 novembre, giorno in cui la Chiesa ricorda i fedeli defunti: «La data è quella, non ci posso fare nulla», scherzava.

Da bambino Proietti voleva farsi prete: «Durò poco», disse, «facevo il chierichetto nella mia parrocchia al Tufello (periferia nord di Roma, ndr) e sapevo a memoria tutta la messa in latino. Non importava che capissi poco, sentivo il fascino della liturgia, della tonaca. La mia povera mamma ripeteva spesso: “Farà quel che il Signor vorrà!”». Ossia, una carriera lunghissima e ricca di successi nel mondo dello spettacolo anche se i suoi genitori volevano che si laureasse. Come definire Dio? «Credo che evangelicamente lo si possa trovare sempre dalla parte di coloro che sono gli ultimi, poveri, deboli ed indifesi. Ma non proverei mai a definirlo, per carità di Dio», disse ridendo.

Domande curiose su San Filippo Neri

– Perché queste pazzie, potrebbe chiedere qualcuno? Non si può esser buoni, far bene, magari farsi santi, senza queste stranezze?

– Queste pazzie servono, nella tecnica della santità, per Filippo ad una cosa molto grande: la conquista della libertà!

– Di quale libertà? Sono in carcere quelli che fanno queste cose e perciò hanno bisogno di questo mezzo per uscire da galera?

– Essi, come quasi tutti, purtroppo hanno bisogno di conquistare la libertà dalla schiavitù della pubblica opi­nione.

Gli uomini sono, più o meno, quasi tutti schiavi della pubblica opinione.

Ci rattristiamo, se uno dice male di noi: ci rallegria­mo se ne dice bene, anche se non è vero!

Noi siamo sempre alla ricerca della lode dagli altri, fug­giamo ogni critica, ogni biasimo.

Più disgraziati dei mendicanti che chiedono pane, noi andiamo accattando il bene, bravo, evviva, e cioè, quella cosa inesistente che per usa e consumo di poeti ed altra gente simile, con un termine grosso, si chiama gloria, con termine più vero si chiama vana gloria e, con termine giu­sto, vanità.

Noi facciamo dipendere la nostra felicità o infelicità dall’opinione degli altri.

Questa opinione degli altri è il nostro padrone, il nostro idolo.

Noi ci vergogniamo, talvolta, anche di cose sante e belle come, per esempio, di apparire religiosi, pii, in un ambiente miscredentè, e rinneghiamo Dio.

Fingiamo invece di essere buoni con quelli che sono buoni e religiosi, facciamo anche i bigotti, quando dob­biamo attirarci la benevolenza di persone di chiesa, sem­pre per quella tirannia dell’opinione degli altri su di noi. Mentiamo per essere stimati, commettiamo tutte le viltà per accaparrarci l’opinione pubblica.

I poeti, i guerrieri, i politici, tutti quelli insomma che fanno a pugni per aprirsi una via, perchè si agitano tanto? Per il bene pubblico forse?

No! Per mettersi in mostra e far dire. quello è un gran­de uomo!

Molti si dànno da fare, similmente, con tutte le arti lecite o illecite per ammucchiare quattrini, ma anche i quattrini sono una scala per salire in alto ed emergere, nella fiera universale della vita.

Vi sono anche altri, i più crediamo, i quali commettono la vigliaccheria più grande, quella di uccidersi o per aver fatto una brutta figura, o per evitarla, o perchè credono che l’uccidersi possa essere quasi un atto di eroismo.

I casi di questo genere sono innumerevoli e noi ne ab­biamo una documentazione molto ampia: citiamo qualche episodio, tacendo, quando è necessario, il nome.

Una giovane tentò di suicidarsi per la morte di quel­l’attore tanto popolare Mario Riva.

Un giovane, avendo avuto una sospensione dalla scuola, si suicidò lasciando un biglietto in cui diceva di aver fatto ciò per non dare un dispiacere alla mamma ed intanto ne dava uno grandissimo.

Un altro che si vantava di essere il più grande nuota­tore del Tevere, vi si buttò da un ponte per provare la sua bravura e vi morì.

Una donna abbastanza conosciuta Eveline Mahyère vuol vivere ma non ci riesce e si ammazza.

La colpa di questa mentalità che fa ritenere il suici­dio un atto eroico è dovuta in gran parte ai giornali che dei suicidi più ingiustificati e sciocchi fanno un quadro o drammatico o sentimentale o, comunque, non quale do­vrebbe essere, col mettere i fatti nel giusto colore.

C’è qualche prova anche più esplicita: una poveretta napoletana che vivacchiava col vendere castagne arrostite, un giorno tentò di suicidarsi ma poté essere salvata: dopo dichiarò di volersi uccidere per far parlare di sé, ed essere messa sul giornale.

Che questa, mania di volere apparire più degli altri sia molte volte il motivo principale, si deduce anche da un’esagerazione che si crederebbe impossibile: si commet­tono o si suppongono perfino reati più grandi per appa­rire maggiori.

Sant’Agostino nelle sue « Confessioni » dice come si vantava di birbonate giovanili, che non aveva mai com­messo, per apparire più bravo.

Da tutto ciò si vede quanto fosse sapiente S. Filippo nel comprendere e valutare la forza quasi irresistibile della vanità e come quelle esercitazioni, apparentemente pazze­sche, erano un allenamento, a non tener nessun conto del giudizio umano e a disprezzare la gloriuzza della vanità ed ogni altra gloria.

Dopo un certo tempo, con quel trattamento, i pazzi di S. Filippo avevano tagliate tutte le funi che tenevano in­ catenata la libertà e non avevano più paura di giudizio umano.

Avevano imparato ad essere se stessi ed a non tenere conto che del giudizio di Dio.

Egli era convinto di avere scelto la via buona e teneva fermo che un giorno avrebbe avuto ragione di tutte le op­posizioni.

Mi pare, che tutto ciò si veda chiaro in quei versi ap­parentemente strani, inconcludenti, che dicono così:

Io sono un cane che rode un osso, perché della carne roder non posso se verrà tempo che posso baiare farò pentir chi non mi lascia stare.

Egli dice ironicamente, ed un po’ velatamente: piglia­tevi pure gioco di me, ma vedrete che avrò ragione e voi resterete con un palmo di naso.

Ed il tempo gli dette ragione, ragione piena: i pazzi crebbero in tutta Roma ed allora ognuno si accorse che quei pazzi erano i veri savi ed il più gran pazzo, Filippo, era il più savio.

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19 Settembre 2010

John Henry Newman beatificato il 19 settembre 2010

Filed under: articoli,Religione,SANTI,Teologia — giacomo.campanile @ 10:04
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Il teologo John Henry Newman il pensatore di Oxford convertito dall’anglicanesimo è uno dei più grandi apologeti della Chiesa contemporanea. E in vista dell’imminente beatificazione di Newman, che Benedetto XVI presiederà a Birmingham il prossimo 19 settembre durante la visita in Gran Bretagna
Nel 1958 venne aperta la procedura diocesana di beatificazione presso la diocesi di Birmingham; nonostante la volontà di Paolo VI di poterne celebrare la beatificazione nell’Anno Santo del 1975, solo nel gennaio 1991 il papa Giovanni Paolo II ne decretò l’eroicità delle virtù, con cui gli venne dato il titolo di Venerabile.
Il 3 luglio 2009 papa Benedetto XVI ha approvato il documento che riconosce a Newman l’intercessione per la guarigione del diacono permanente Jack Sullivan nel 2001, guarito da una grave menomazione alla spina
Nel febbraio 2010 è stato reso noto che la cerimonia di beatificazione si terrà il 19 settembre 2010 nei pressi della Casa dell’Oratorio, a Rednal, dove sono sepolte le spoglie del cardinale, durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito.
John Henry Newman fu in Italia in tre occasione: un primo viaggio nel 1833, all’insegna della tradizione del «grand tour» degli intellettuali del Nord Europa, che guardavano alla Penisola come la sede della grande cultura classica. Soprattutto è la Sicilia, con le rovine di Segesta, a toccarlo: qui, tra l’altro, contrae una malattia, che gli fa sperimentare un «Provvidenza divina» manzoniana ante litteram (e vedremo perché).
Il 2 marzo seguente Newman è nella Città eterna: «E ora cosa posso dire di Roma se non che è la prima delle città? È possibile che un luogo così sereno e nobile sia la gabbia di creature immonde? Mi sono sentito quasi in imbarazzo, confuso per la grandezza unita all’estrema cura e grazia». Così scriveva l’anglicano (e antipapista) in una lettera citata in John Henry Newman. La ragionevolezza della fede, biografia edita da Ares a firma di Lina Callegari (pp. 424).
Il secondo passaggio in Italia avviene nel 1846, a conversione già avvenuta: Newman visita Milano, città a lui cara perché terra dei grandi padri della fede, Ambrogio e Agostino. Infine, l’ultima venuta data al 1856 quando visita alcuni oratori di San Filippo Neri, di cui è membro, ad esempio giungendo in inverno a Verona, presso l’abate filippino Carlo Zamboni, cui voleva porre alcune domande sulla regola dell’ordine.Fondamentale è l’episodio «italico» quando Newman divenne cattolico per mano di un missionario di Viterbo, trasferitosi in Inghilterra dove voleva rinverdire la morente tradizionale cattolica. Parliamo del beato Domenico Barberi, nato nel 1792, che invece della Cina e dell’America scelse la terra di Shakespeare come missione. Il 9 ottobre 1845 fu proprio padre Barbarini,venuto in contatto con Newman in precedenza, ad accoglierne la confessione e l’ingresso nella Chiesa cattolica. Quasi per riconoscenza Newman cercò di imparare l’idioma di Dante tanto che nel suo viaggio l’anno successivo (1846) poté rivolgersi nella nostra lingua al cardinale Fransoni, prefetto del Collegio di Propaganda Fide.
Alfonso Maria de’ Liguori fu un altro apporto italico al cammino del teologo verso la Chiesa. Il santo napoletano, con i suoi Sermoni, aiutò Newman a comprendere la reale portata dell’importanza della figura di Maria nella vita cristiana, così da sopire la freddezza del pensatore inglese verso la figura della Madonna.
Ancora: il fecondo legame Newman-Italia si esplica nella devozione del teologo per Alessandro Manzoni e i suoi Promessi sposi, nonché la simpatia di Antonio Rosmini per l’autore di Oxford. Il loro rapporto intellettuale – i due non si conobbero mai di persona – era così intenso che nel 1849 addirittura dal cardinale Wiseman venne chiesto a Newman di leggere le Cinque piaghe della Chiesa di Rosmini, sul quale non ebbe niente da dire in termini dottrinali. E probabilmente tale giudizio influenzò anche la decisione vaticana di non censurare l’opera dello studioso di Rovereto.
E quando venne in Italia nel 1846 Newman voleva incontrare Manzoni («mi propongo di andare da lui», scrisse in una coeva lettera a Edward Badeley). Solo l’assenza del romanziere da Milano non favorirò un incontro che sarebbe passato di certo agli annali della storia della cultura.
di Giacomo Campanile

Benedetto XVI e il segreto del cristiano

Filed under: articoli,BIBBIA — giacomo.campanile @ 09:51

 

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Benedetto XVI e il segreto del cristiano
Il segreto del cristiano consiste nel riconoscere il suo peccato, ma per aprirsi alla Misericordia di Dio, ha affermato Benedetto XVI.

Il Papa in Inghilterra. Critiche e apprezzamenti

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 09:48

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Il Papa in Inghilterra. Critiche e apprezzamenti
L’Inghilterra, mèta della visita di Benedetto XVI dal 16 al 19 settembre, rappresenta l’epicentro geopolitico della cultura della morte, ma è anche nota come “Dos Mariae”, dote di Maria.

10 Settembre 2010

30 scienziati smentiscono le tesi di Hawking

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 21:14

30 scienziati smentiscono le tesi di Hawking

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Il nuovo libro di Stephen Hawking che nega l’esistenza di Dio contrasta con le posizioni di più di 30 scienziati espresse nella recente serie di documentari intitolata “L’Origine dell’Uomo”.

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