L’avvocato del diavolo (The Devil’s Advocate) è un film del 1997 diretto da Taylor Hackford.
« Vanità, decisamente il mio peccato preferito. »
(John Milton / Al Pacino)
Kevin, senza rendersi conto di stare vendendo la sua anima al diavolo, vive la realtà della popolosa e corrotta New York, dove un qualunque atto onesto od affettuoso sembra impensabile, essa è la metafora di Babilonia, ed è costellata di ladri, assassini, stupratori, dalla faccia assolutamente rispettabile, perduti in un vortice di desiderio sessuale, droga e denaro. Egli, a seguito del suicidio della moglie, della scoperta della vera identità del padre (ovvero John Milton) e la presa di coscienza di quanti assassini e delinquenti abbia scagionato per “mestiere”, finalmente avrà un confronto diretto con lui, ossia con Satana in persona.
Qui, Satana rivela il suo piano: il ventesimo secolo è ormai corrotto fino al midollo, dunque i tempi sono maturi affinché lui diventi il dominatore del mondo. Per farlo gli occorre che Kevin e la sua sorellastra Christabella generino un figlio, il quale diventerà l’Anticristo. Kevin riesce però a imporsi grazie al libero arbitrio e si suicida, rovinando così i piani del Maligno.
” Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A lui piace guardare: è un guardone giocherellone! Lui dà all’uomo gli istinti, concede questo straordinario dono, poi che fa? ..Ti assicuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo cosmico spot pubblicitario…fissa le regole in contraddizione: guarda, ma non toccare! Tocca, ma non gustare! Gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro, lui che fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate, perché è un moralista! , è un gran sadico! È un padrone assenteista, ecco cosa è! E uno dovrebbe adorarlo? No , mai! Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso.. non è così?
Perché no? Io sto qui col naso ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo, sono un umanista! Sono probabilmente l’ultimo degli umanisti! E chi, sano di mente, potrà mai negare che il XX secolo è stato interamente mio ” Sono all’apice, Kevin. E’ il mio tempo questo. E’ il nostro tempo…”
Testo originale:
“Who are you carrying all those bricks for anyway? God? Is that it? God? Well, I tell ya, let me give you a little inside information about God. God likes to watch. He’s a prankster. Think about it. He gives man instincts. He gives you this extraordinary gift and then what does He do? I swear, for His own amusement, His own private cosmic gag reel, He sets the rules in opposition. It’s the goof of all time. Look, but don’t touch. Touch, but don’t taste. Taste, don’t swallow. And while you’re jumpin’ from one foot to the next, what is He doin’? He’s laughin’ His sick, fuckin’ ass off. He’s a tight-ass. He’s a sadist. He’s an absentee landlord. Worship that? Never!”
“It’s better to reign in Hell than serve in Heaven, is that it?”
“Why not? I’m here on the ground with my nose in it since the whole thing began! I’ve nurtured every sensation man has been inspired to have! I cared about what he wanted and I never judged him. Why? Because I never rejected him, in spite of all his imperfections! I’m a fan of man! I’m a humanist. Maybe the last humanist. Who, in their right mind, Kevin, could possibly deny the 20th century was entirely mine? All of it, Kevin! All of it! Mine! I’m peaking, Kevin. It’s my time now. It’s our time.”
Vangelo di Matteo 10,16 . Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Apocalisse 18. È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventataricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Mt 7,13-14
Con il nostro tempo
– Anche l’uomo moderno, pur avendo tutto, continua a chiedersi dov’è la
felicità. L’errore sta nel pensare di ” volere il massimo senza pensare
agli altri ” (Milton su Barzul) – I beni terreni sono necessari. Ma chi si
affida ad essi soltanto sbaglia sulla felicità. ” Non di solo pane vive
l’uomo” (Mt 4,4) ” Io so di chi è la colpa, del denaro, è il prezzo del
sangue ” ” Il corpo è più importante del vestito” (Mt) = L’ uomo è più
importante di ciò che possiede. – Il salmista dice ” In pace mi corico e
subito mi addormento” di questo equilibrio ne fa un segno della sua fede.
Lui non è turbato perché il suo segreto è dare fiducia a Dio. La moglie
del protagonista ha problemi a dormire, non è in pace. ” Di chi ti fidi ?
” (Milton al costruttore ) – Questo salmo è tradizionalmente usato come
preghiera di compieta perché in essa noi RIFLETTIAMO sulle nostre azioni,
decidiamo di cambiare i nostri comportamenti errati (=CONVERSIONE),
affidiamo a Dio tutte le nostre preoccupazioni. Il problema del
protagonista è che non riflette – non ha tempo – ; NON CAMBIA = NON
MIGLIORA ” E’ ora che perdi” (Milton)- ” Io non perdo”. “Libertà significa
non dover mai chiedere scusa “. ( Milton)
MILTON
– Nessuno mi vede mai arrivare
– …Verrai crocifisso alla newyorkese…. Di chi ti fidi? (al
costruttore )
– L’ ho seguito e assistito tutta la vita (Barzul) …L’uomo moderno (=
Barzul) è il Dio di se stesso… Non c’è nessun futuro, tutti vogliono il
massimo senza pensare agli altri… E’ tardi per ritirarsi adesso… Urli
per chiedere aiuto ma non c’è nessuno in giro… – Devi seguire l’ istinto
! ( a Kevin sulla metro quando ha capito che il costruttore è colpevole) –
Non sono un burattinaio…. Libero arbitrio! Ho solo preparato la scena,
i fili te li tiri da solo! – Tienila stretta questa FURIA (quando Kevin
gli spara ) – Mary Ann (la moglie) potevi salvarla come e quando volevi –
Io sto dalla tua parte ! (cfr le parole dette su Barzul) – La Vanità è
l’oppiaceo più naturale, è il mio peccato preferito. – Non è che non ti
importasse di M.A. è che eri impegnato di più con un’altra persona TE
STESSO. – Voglio che tu sia TE STESSO – Dio ci dice guarda ma non toccare
… etc. ( Ma è proprio così ?) – Non ho mai rifiutato l’uomo nonostante
le sue imperfezioni (si serve dell’uomo, anche del figlio, per la sua
lotta contro il Bene) – Libertà significa non dover mai chiedere scusa. –
Kevin ” Che mi dici dell’amore?” Sopravvalutato, a livello biochimico è
come una scorpacciata di cioccolato ( abbassa il livello della
discussione, da quello dei sentimenti e di ideale a quello fisico)
ALTRE FRASI
– (MaryAnn) Non riesci a fare l’amore con me (ad amarmi), la tua testa è
altrove. – (Madre) Larghi sono i cancelli e ampie le vie che portano alla
perdizione ! – (Kevin) Io non ci capisco più niente! – (Kevin, quando
Milton gli dice che se vuole può andare a curare sua moglie) Ho una carta
vincente, voglio vincere e poi…. POI mi dedicherò a mia moglie. – (M.A.)
Non parlavo con nessuno da tanto tempo… – (Madre) Lui – Milton- parlava
con me… dimostrava interesse per me… conosceva la Bibbia… – (M.A.)
Io lo so di chi è la colpa… del denaro, il prezzo del sangue… e noi ci
siamo cascati.. – (M.A.) Non riesco più a guardarmi allo specchio…. ci
vedo un mostro ! – (Kevin) Lui c’è sempre stato, ha osservato, ha
aspettato… – (PAM, la segretaria di Kevin): Te la toglie lui la
paura…——- Offro tutto quanto !! | In realtà cosa offre ? Niente che
faccia felice l’uomo. | – (Madre) Avrei dovuto dirti la verità | La verità
per quanto brutta è sempre preferibile |
RIGUARDO ALLE ALLUCINAZIONI:
Sono allucinazioni o visione “vera” della vita ?
La moglie le comincia ad avere presto, forse a causa del sesto senso delle
donne. Lui al funerale di Eddie Barzul vede il viso del ciccione della
prima causa al posto di quello del costruttore, due colpevoli che lui ha
fatto assolvere.
– Vanità! Il mio peccato preferito.
Dal Vocabolario: Vanità: l’essere vano, inconsistente, falso
cose vane della vita terrena, contrapposte alle cose eterne
Ci sono due elementi fondamentali, tipici del grande romanzo best-seller americano così come del cinema Usa di largo successo, alla base de “L’avvocato del diavolo” L’uno è il carattere dell’avvocatino di provincia intelligente, preparato, ambiziosissimo, spesso con una moglie giovane, ancor più provinciale di lui desiderosa di promozione sociale, ma anche, alla lunga, spaventata dalle insidie che la nuova posizione del marito, appetito da un famoso studio legale (il quale per averlo fa carte false e carte vere), sparge sul loro matrimonio e sulla loro nuova vita.
L’altro elemento è quello, antichissimo nella drammaturgia e nella narrativa, e quindi sempre soggiacente anche nel cinema, della presenza del Maligno. Mi sono divertito a controllare quanti film elenca il sempre attento Time Out (edizione 1998) alle voci Devil e Witchcraft. Sono circa 80 titoli, mentre, dal canto suo, l’impagabile Leslie Halliwell, nel Filmgoer’s Companion (edizione 1974), ne allinea una quarantina, partendo con ben otto edizioni mute del “Faust” e indulgendo a una divertita elencazione di attori che hanno interpretato il diavolo: da Jules Berrv a Laird Cregar, da Claude Rains a Vincent Price sino, via via, a Cedric Hardwick, Vittorio Gassman, Donald Pleasance, Burgess Meredith, Ralph Richardson. Naturalmente poiché pochi in Inghilterra conoscono bene il cinema comico italiano, non è stato in grado di citare l’impagabile Carlo Micheluzzi, scorrevolissimo demone veneto in “Totò al giro d’ltalia” di Mario Mattoli (1948).
Ecco dunque Al Pacino in buona compagnia, che si sforza palesemente, sin da quando entra in scena la prima volta, di avvolgersi di panni diabolici, accentuando il ghigno, facendo brillare gli occhi di sottintesi ovviamente maligni, se mi si concede il banale gioco di parole, e palesemente guardando il mondo circostante con la feroce soddisfazione dell’angelo ribelle che ha deciso di impiegare al meglio (o, se si preferisce, al peggio) tutto il tempo che gli resta e che è infinito. Va detto che un elemento importante è rappresentato anche dalla dizione, sicché si prova un certo rammarico a non poter udire la voce di Pacino nell’originale. Giancarlo Giannini, che lo doppia, si sforza di assumere quanto più possibile un tono semigridato, così da restituire quelle che si suppone siano le intonazioni originarie, in carattere con il gioco mimico di Pacino. Il quale riesce mirabilmente a tradurre quella sorta di sulfureo compiacimento di sé con cui John Milton agisce e ammicca di continuo. Il fatto che il diavolo abbia assunto qui il cognome dell’autore de “Il paradiso perduto” mi sembra poi una scelta molto meditata, anche se la cosa è probabilmente destinata a sfuggire agli spettatori non anglofoni. In effetti ‘Il paradiso perduto’ di Milton è una grande riflessione sulla caduta e sulla redenzione dell’uomo, così come il De Doctrina Christiana, considerata la sua opera teologica più importante, è una conferma della sua fede di fondo, ma anche della sua eterodossia: il Figlio non è coeterno e consustanziale col Padre, e lo Spirito Santo è inferiore a entrambi; Dio non ha creato il mondo dal nulla ma dalla materia originaria dell’universo l’anima muore col corpo sino al giorno del giudizio universale, eccetera. Non vorrei qui invadere un campo che non è assolutamente il mio, anche se su questo e, più generalmente, su tutti i film “diabolici”, per sgangherati che possano sembrare, sarebbe interessante conoscere l’opinione del teologo, o dei teologi.
In ogni caso, sin dall’inizio Milton-Pacino rivela dei trasalimenti malignamente semi-diabolici, ma ci vuol altro per mettere in guardia il giovane Kevin Lomax che, da pubblico ministero di una cittadina della Florida, è diventato un avvocato abile e senza scrupoli, e a questo titolo viene ingaggiato dal grande studio legale newyorkese, di cui appunto Milton è il capo e il socio maggioritario indiscusso. Tutto lo studio ha sede nei piani alti di un grattacielo, e i legali più noti vi hanno anche le loro lussuosissime abitazioni private. Compreso Milton, il quale usa però soltanto una grande stanza che gli serve per ogni uso. Via via che i giorni passano, il carattere inquietante dell’uomo e del suo modo di vivere e di operare diventa chiaro agli occhi di Mary Ann, la giovane moglie di Kevin, e anche a quelli della religiosissima madre di quest’ultimo (apprenderemo poi che essa, da giovane, ha avuto col Maligno un legame determinante, sicché Kevin è trascinato da una preoccupante paternità verso un viluppo tortuoso e vizioso di vincoli di parentela).
Diciamo che questi sono i dati di partenza, costruiti in un modo così convulso che il film è costretto di continuo a oscillare fra una minuziosa casistica para-legale, così come il cinema americano sa foggiare con inimitabile precisione, e una “diavologia” divulgativa che oscilla fra l’orrorifico e l’involontariamente grottesco. La prima a battersi contro il Maligno è Mary Ann, che comincia a vedere volti diabolici, a tratti, sotto quello delle mogli troppo gentili dei colleghi del marito… Il seguito va visto
Perché il diavolo, onnipossente nel male – è forse mortale anche lui? -‘ deve occuparsi tanto di avere un erede e di averlo facendo unire due fratellastri, al punto di seguire da sempre Kevin, suo figlio? Si direbbe che il gioco diabolo-legalistico, così fortemente americano, come si è detto, finisca col prendere la mano allo sceneggiatore (ma forse il difetto è nel romanzo, che non conosco) e a condizionare tutto il lunghissimo film, di continuo incerto fra satira, variazione grottesca, thriller, compiacimento “infernale”. Presumo che sia destinato a piacere a pochi . Personalmente, senza discuterne i limiti enormi e le goffaggini palesi, da vecchio amatore di cinema Usa, mi sono divertito ad ammirare il gioco impeccabile degli attori di contorno, il gigionismo sfrenato di Al Pacino, l’abilità dei creatori di mobili scenografie (si vedano le statue della stanza di Milton, che diabolicamente si animano).
(Letture 1998/544/75)
Un giovane e promettente avvocato di provincia riceve una vantaggiosa proposta da uno studio di New York e con la bella moglie si trasferisce nella metropoli. Il suo mentore è un potente uomo d’affari che si chiama John Milton. Come il grande poeta inglese. Esperto in codici, l’avvocatino deve avere scarse cognizioni letterarie, sennò sospetterebbe che quel nome possa essere un narcisistico omaggio all’autore del Paradiso perduto che riserva a Satana un grandioso ritratto.
Belzebù deve aver seminato parecchi marmocchi su e giù per gli States alla fine degli anni ’60. Se Rosemary’s baby è nato nel ’68, il brillante avvocatino di provincia è del ’66. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e infatti quest’altro rampollo di Mefistofele si porta appresso un forte complesso di Edipo rifiutando le proprie origini. Il peccato della vanità, l’ossessione del successo, le tentazioni del demonio, il primato della morale sulla giustizia:
nell’Avvocato del diavolo c’è proprio tutto, in un intruglio di filone giudiziario e horror apocalittico. Un film di taglio spesso, con un istrionico Al Pacino che si regola di conseguenza.
(Famiglia Cristiana 04/02/98)
Alcune domande per leggere il film
Quali limiti, al di là del punto di vista scenico, rilevi nel film?
Come è rappresentato il male?
Nella realtà è proprio così?
Quali “problemi” a livello di fede pone il film? (sempre se parla di fede)