10 Ottobre 2014
12 Agosto 2012
4. Voi sarete il mio popolo
Il vescovo Ignazio di Antiochia,
nelle lettere scritte all’imperatore Traiano (110 circa) e dirette alle comunità dell minore (Efeso, Magnesia, Tralli, Filadelfia, Smirne), al vescovo Policarpo, alla chiesa di Roma dove Ignazio riceverà il martirio (testimonianza), approfondisce teologicamente la struttura della chiesa primitiva: al vertice sta l’episcopato monarchico(sorvegliante), sotto di lui ci sono presbiteri (anziano) e diaconi (servitori).
Ignazio dà a questa struttura un fondamento teologico: essa è modellata sulla gerarchia celeste (il Padre, il Cristo, gli apostoli).
Il sacramento viene interpretato in senso misterico, in quanto unisce il credente con Cristo e unifica la chiesa. Si può dire che Ignazio è teologo dell’unità della chiesa, la quale si concretizza nella per del vescovo ed è formata e plasmata nel mistero trinitario. Questa è l’unica realtà che la distingue da tutte le altre realtà sociali.
Nella lettera indirizzata ai romani Ignazio riconosce un certo primato di questa chiesa che presiede nella carità.
Egli usa diverse immagini le più originali, per spiegare il mistero della chiesa. Essa è come un coro le cui voci si fondono all’unisono nell’inneggiare al Signore come pianta del Padre, come corpo di Cristo, edificio di Dio, Esercito di Dio da cui nessuno deve disertare. Per la prima volta in queste lettera appare il termine cattolica applicato alla chiesa.
Altri scritti, come la Lettera di Barnaba, il Pastore di Erma, frammenti rimasti di Papia di Gerapoli e anche la Lettera a Diogneto sono una testimonianza eccezionale della coscienza che la chiesa va di se stessa, in quanto in questi scritti non solo si nota una forte concezione del messaggio evangelico, ma vi è contenuta una prima istananza storica, specie per quanto riguarda la teologia e la struttura della chiesa.
In effetti, la letteratura cristiana del lI sec., apologetica e antieretica, ha di mira l’unità della chiesa, la sua tradizione e la giustificane della dottrina cristiana vissuta nella chiesa.
Su queste medesime tematiche si ferma, con un’analisi critica approfondita, un geniale padre della chiesa, Ireneo di Lione (184+), giustamente definito il padre della dogmatica cattolica. Nel scritto Adversus haereses, nel libro III, sviluppa un’ecclesiologia attorno al principio della tradizione. Ireneo è fermamente persuaso l’insegnamento degli apostoli continua a vivere senza alteraziormando la tradizione quale fonte e norma della fede. Egli è sicuro che la successione apostolica, testimoniata dalla serie dei vescovi che dagli apostoli arriva fino a lui, è garanzia di verità. A conferma di questo discorso parla della chiesa di Roma, come della chiesa più grande e più antica, a tutti nota e fondata dagli apostoli Pietro e Paolo, con la quale, a motivo della sua più efficace supremazia, dovranno concordare tutte le altre (Adv. haeres. 3,3,3).
Tertulliano (160-222/3), scrittore ecclesiastico originale, mette al
servizio della fede la sua cultura giuridica, letteraria e filosofica. I
suoi scritti spaziano dall’ambito apologetico a quello dogmatico
ascetico e pratico; essi ebbero un influsso profondo e durevole nella
teologia.
Verso il 207, Tertulliano passò apertamente al montanismo.
Egli è il primo che usa il termine di «madre» come titolo della
chiesa; nella fase montanista assolutizza l’aspetto spirituale arrivando ad affermare che la comunità dei fedeli è il corpo della Trinità (De bapt. 6).
Egli concepisce una ecclesiologia essenzialmente pneumatica in opposizione alla chiesa assemblea dei vescovi. Il Tertulliano cattolico riconosce alla chiesa il possesso delle Scritture, dalle quali proviene la testimonianza dell’istituzione della chiesa da parte
di Cristo sul fondamento degli apostoli, ai quali, ed in essi ai loro
successori, era stato affidato il messaggio evangelico. La catena successoria è quella di cui aveva parlato Ireneo ove si attua la trasmissione (traditio) da parte dei vescovi della vera dottrina di Cristo.
Il mistero della chiesa viene approfondito da un grande vescovo
africano, Cipriano, morto martire nel 258. Egli considera la chiesa
come l’unica via della salvezza, «è impossibile avere Dio per Padre,
se non si ha la chiesa per Madre» (De unit. 6). La chiesa è la sposa di Cristo, il cui carattere fondamentale è l’unità; è paragonata all’arca
di Noè, al di fuori della quale nessuno può salvarsi; è una madre che raccoglie i suoi figli in una sola grande famiglia, e stringe al suo seno un popolo uno di corpo e di anima (De unit. 23).
Cipriano fonda l’unità della chiesa, minacciata dagli scismi, sull’attaccamento al vescovo della chiesa locale: «Dovreste comprendere che il vescovo è nella
chiesa e la chiesa nel vescovo, e che se uno non è con il vescovo, non è nella chiesa» (Epist. 66,9). Cipriano riconosce nella chiesa di Roma «la matrice e la radice della stessa cattolicità»
Novaziano, prete romano, scismatico, teologo di rilievo, martire nella persecuzione di Valeriano (257/8), nella sua opera più importante, il De Trinitate, riprende il pensiero di Tertulliano e di Cipriano. Nel cap. XXIX affronta i temi ecclesiologici fin a quel momento non proprio sviluppati; la chiesa è vista soprattutto in stretta dipendenza dallo Spirito Santo.
Nella teologia orientale emergono grandi personalità in campo
ecclesiologico.
Clemente di Alessandria, morto prima del 215, fondatore con Panteno della famosa scuola di Alessandria, crede fermamente nell’esistenza di una sola chiesa universale, come di un solo Dio Padre, di un solo Verbo divino e di un solo Spirito Santo.
Chiama la chiesa vergine-madre, che dà ai suoi figli il latte del Ver-
bo divino (Pedag. 1, 6, 42). La chiesa è il corpo pneumatico di Cristo, la gerarchia ecclesiastica che comprende tre stadi è un’imitazione della gerarchia angelica (Strom. 6, 13, 106)
Origene, che visse dal 185 al 253/4, fondatore della scuola di Cesarea, vede nella chiesa il popolo dei credenti, quale corpo mistico
di Cristo. Come l’anima abita nel corpo, così il Logos vive nella
chiesa, che è il suo corpo ed è il principio della sua vita (Contra Cels.
0, 48).
Origene è il primo a dichiarare che la chiesa è la città di Dio,
quaggiù sulla terra (In Ier. hom. 9.2). Illuminata dal Logos eterno,
a chiesa diventa l’universo dell’universo (In Ioh. 6, 59, 301, 304)
Renzo Lavatori – Giacomo CampanileVOI SARETEIL MIO POPOLOLa chiesaalla luce del Vaticano II
3. Voi sarete il mio popolo
ECCLESIOLOGIA NEI PRIMI TRE SECOLI
La realtà dell’autocoscienza della chiesa si sviluppò negli scritti apostolici, degli apologisti, degli autori ecclesiastici sia che occidentali, che vissero prima ed intorno aI concilio di Nicea del 325. Anche se in questi scritti è viva soprattutto la testimonianza di una esperienza ecclesiale, possiamo scorgere tuttavia un abbozzo di riflessioni che scopre, sia pure in modo disorganico aspetti fondamentali della chiesa.
Nella Didachè (INSEGNAMENTO)‚ (110), piccolo catechismo per i primi cristiani è presente nella seconda parte un manuale liturgico ( “azione per il popolo”) è «il servizio pubblico, liberamente assunto, in favore del popolo».) con indicazioni per il culto ( significa in generale adorazione di Dio, relazione con ciò che è sacro) battesimo, Rito con cui una persona, mediante abluzione e l’osservanza della forma prescritta, entra a far parte della Chiesa: è il primo dei sette sacramenti
Il digiuno è uno stato di privazione degli alimenti, volontaria o imposta.
cena del Signore. Cena del Signore, è contemporaneamente sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce, memoriale della morte e risurrezione del Signore, sacro convito in cui, per mezzo della comunione del corpo e del sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale
Preghiere
La nozione di chiesa possiede un carattere di universalità. Anche gli attributi di unità e di santità sono particolarmente sottolineati. Il simbolo dell’unità è il pane eucaristico che da una moltitudine forma un unico pane. Nella Didachè‚ vengono descritte prescrizioni disciplinari relative agli apostoli itineranti, ai profeti e alle cariche ecclesiastiche.
L’Epistola ai Corinti di Clemente Romano Papa, scritta nel 96 circa un documento di rilievo per lo studio dello sviluppo organizzazione della chiesa, delle nozioni di tradizione e di successione apostoli della posizione della chiesa di fronte allo stato. Essa ha una grande importanza anche per la questione del primato della chiesa romana di cui reca una prova storica del suo esercizio. Nella lettera si distingue nettamente tra gerarchia e laicato (40,5). I membri della chiesa sono chiamati: vescovi, presbiteri, diaconi. La loro funzione importante è la celebrazione della liturgia (44,4). Clemente i non esita a mettere in stretta relazione la chiesa con le Tre persone divine.
2. Voi sarete il mio popolo
capitolo primo
Sviluppo della ecclesiologia
Anche se il trattato sulla teologia della chiesa è abbastanza tardivo (sec. XV), tuttavia negli scritti del NT (Nuovo Testamento) si nota che la coscienza della chiesa era già viva nella comunità primitiva.
All’epoca non mancarono diatribe interne alla comunità tra cristiani provenienza giudaica e cristiani di provenienza pagana, le chiesero un chiarimento sulla natura della disciplina e della dottrina ecclesiastica, portando un approfondimento del concetto di chiesa.
Il concilio di Gerusalemme (At 15,1-21) in effetti liberò la da ogni schema etnico culturale ed aprì il cristianesimo ad orizzonte universale. Si può dire che esso segna l’inizio di un cammino che vede la comunità cristiana impegnata a comprendere e a vivere, sempre più con chiarezza il mistero che si attua in essa, ove elementi dell’Antico Testamento confluiscono nella nuova esperienza compiutasi con Gesù di Nazareth. D’altra parte la comunità si apre sulla storia dell’umanità per annunciare e trasmettere l’evento salvifico in attesa del suo compimento escatologico, che in qualche modo è già presente e opera, ma non ancora ha raggiunto la sua perfezione. Da qui la tensione tra l’inaugurazione del tempo ultimo e l’attuazione definitiva della salvezza, che determina l’inserimento della chiesa fra gli uomini.
La comunità infatti vive e compie la sua missione nel mondo servendosi nelle esigenze e condizioni culturali della società, senza perdere tuttavia la propria identità salvifica e l’anelito verso il compimento trascendente.
Da queste situazioni nasce una storia della ecclesiologia, della consapevolezza con cui la chiesa ha vissuto e maturato il suo essere e agire per compiere la missione affidatale da Cristo. Non si tratta di una storia della chiesa, di ciò che la chiesa ha fatto, ma dell’analisi del pensiero o della coscienza della chiesa intorno alla sua natura e al suo mandato. Una coscienza sviluppatasi senza lotte e conflittualità, che descrivono il travaglio, alle volte e impervio, ma sempre benefico e fruttuoso per la crescita e la puntualizzazione del senso misterico e paradossale che la chiesa porta con sé e che ne dimostra in qualche modo l’inesauribilità e pertanto continua novità e vitalità.
Le tappe più significative che segnano tale cammino sono definite da eventi storici in cui la comunità si è trovata a vivere:
nei primi tre secoli la chiesa ha sentito in modo particolare l’impatto con la società pagana, con la quale ha dovuto confrontarsi e dalla quale anche difendersi, costruendo un senso della chiesa prevalentemente , apologetico, ma insieme si poneva la necessità di chiarire e precisare l’interno, i modi concreti di esprimere la propria liturgia, la morale e la fede, ponendo le linee basilari di una visione integrale della chiesa.
Con la libertà religiosa concessa dall’imperatore Costantino la chiesa ha avuto un periodo di espansione e di grande forza spirituale, soprattutto dopo il Concilio di Nicea 325 nel secolo d’oro della patristica, ove grandi pastori e maestri hanno approfondito la natura della chiesa, colta soprattutto in rapporto al mistero trinitario e cristologico subendo tuttavia l’influsso di un certo dominio imperiale.
Questo si farà sentire in modo potente nell‘epoca medioevale, sorge il concetto di una chiesa fortemente storicizzata, in cui l’aspetto politico e sociale si unisce a quello spirituale e sacramentale presentando una visione gerarchica e piramidale della chiesa.
Dopo la riforma protestante, (M.Lutero 1521) che ha sottolineato il primato della Scrittura e della fede, la chiesa si è vista costretta a chiarire la propria identità, dando molto spazio alla realtà visibile e sacramentale, come nel concilio di Trento 1564, e poi al primato romano nel concilio Vaticano I 1871, con il pericolo di sopravvalutare l’aspetto giuridico ed esteriore, senza tuttavia negare l’apertura verso il senso misterico e comunionale, che è sfociato con poderosi studi nel secolo XX e ha a avuto la sua massima espressione nel concilio Vaticano Il, in cui si assiste alla presentazione di una nuova immagine di chiesa.
Renzo Lavatori – Giacomo Campanile
VOI SARETE IL MIO POPOLO La chiesa alla luce del Vaticano Il
1. Voi sarete il mio popolo. Concilio Vaticano II, Concilio di Trento.
1. Voi sarete il mio popolo. Concilio Vaticano II 1963-65. II Papa Paolo VI, Concilio di Trento. Papa Giovanni Paolo II
Renzo Lavatori – Giacomo Campanile
VOI SARETE IL MIO POPOLO
La chiesa alla luce del Vaticano Il
EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA
Presentazione
Concilio Vaticano II, Concilio di Trento.
Il nostro secolo, che ormai sta giungendo al suo termine, è definito il secolo della chiesa (Dibelius). In effetti, sono stati innumerevoli gli studi teologici, biblici, storici incentrati sul mistero e la vita della chiesa, ma soprattutto si è sviluppata una coscienza ecclesiale non solo tra gli eruditi ma in seno al popolo di Dio.
Ciò è dovuto in modo eminente al Concilio Vaticano II 1963-65, che costituisce senz’altro l’evento ecclesiale più significativo di questo secolo.
Ricordate il Concilio di Trento 1545 e il concilio Vaticano I 1870?
GIACOMO DAL PAPA GIOVANNI PAOLO 2 BEATIFICAZIONE DI PIO IX 2000 A.D.
Già Papa Paolo VI, agli albori del suo pontificato, poneva la riflessione intorno alla chiesa come fatto di primaria necessità, poiché‚ questa è l’ora in cui la chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, meditare sul mistero che le è proprio, esplorare a propria istruzione ed edificazione la dottrina, già a lei nota e già in questo ultimo secolo enucleata e diffusa, sopra la propria origine, la propria natura, la propria missione, la propria sorte finale (Ecclesia suam: EV 2/164).
Giovanni Paolo II, il papa più amato