Significato antropologico e teologico della lode nelle religioni.
Dentro una Preghiera. Bellissima poesia in Napoletano a Gesù
GIACOMINO-LA LODE
Nuovo canto 30919
La Lode, la Lode, solo la Lode
La regalo agli studenti
E’ meglio delle banconote
Ti scuote e ti apre il cuore!
Piace anche alle suore
Mica di Nuela qui parliamo della Lode
Il Si – gnore, da l’a – more
Il si, il signore, da l’a, da l’a, da l’amore
La mia devozione? Solo alla Lode
Arrivo nella sagrestia divento sacerdote
La Lode, la Lode, solo la Lode
La regalo agli studenti
E’ meglio delle banconote
Ti scuote e ti apre il cuore
Piace anche alle suore
Mica di Nuela qui parliamo della Lode
Vado in pr0- ce- ssione
Gesù è la mia passione
Cosa sei lo saprai se tu segui la lode
Le rime, con Lode, sono, finite
Quindi…emmm… .LA PUTENZA!
La Lode, la Lode, solo la Lode
La regalo agli studenti
E’ meglio delle banconote
Ti scuote e ti apre il cuore!
Piace anche alle suore
Mica di Nuela qui parliamo della Lode
GIACOMO, CITOFONI, CITOFONI, GIACOMO…
Nuova composizione con Lucio Chieruzzi
Dio e il mistero del mondo.
Il primo punto da sottolineare del rapporto di Dio e la storia è questo: Dio è assolutamente innocente. egli non è in alcuna maniera la causa del male morale.
Il male morale ha sua origine nell’uomo e nella sua libertà che è una non considerazione della regola, cioè nella libertà da parte dell’uomo stesso, che risulta essere la causa prima del male. Il male è la sola cosa che possa essere fatta senza Dio.
La cosa importante da considerare nella storia dell’umanità e la libertà di Dio e la libertà dell’uomo. Il piano divino una volta fissato da tutta l’eternità è immtabile è fissato da tutta l’eternità solo tenendo conto della libera mancanza dell’uomo che Dio vede nel suo eterno presente. uomo entra così nel piano eterno e non per modificarlo, il che sarebbe assurdo, entra nella stessa composizione e eterna, grazie al suo potere di dire no.
Possiamo interpretare in due modi diversi la parola del vangelo: senza me non potete fare niente . Relativamente alla linea del bene ed allora significa che senza Dio, noi non possiamo fare nulla, senza Dio noi non possiamo compiere il minimo atto in cui appaia l’essere o il bene. Interpretandola come riferimento alla linea del male, significa che senza Dio noi possiamo fare il nulla, senza Dio noi possiamo fare questa cosa che è di per sé niente, noi possiamo introdurre nell’azione e nel essere la nientificazione che costituisce il male.
Nel caso del bene, la prima iniziativa viene sempre da Dio: l’iniziativa della libertà creata dipende essa stessa dalla iniziativa divina. A causa del potere di rifiuto, che fa attualmente parte di ogni libertà creata, nel caso del male, la prima iniziativa viene sempre dalla creatura.
La storia, ad ogni istante del tempo e come inventare dalle iniziative concordi o discordi di queste due libertà, l’intersecarsi della libertà creata umana e la libertà increata o libertà Divina
La storia è fatta anzitutto da intersecarsi e dal comporsi, della inseguirsi e dal conflitto di libertà increata e di libertà creata.
Che cos’è il mondo?
Il mondo in senso molto generale, è l’insieme delle cose create o di tutto ciò che non è dio.
In senso più delimitato, è il nostro universo materiale è visibile. Il nostro universo umano e morale, Il cosmo dell’uomo, della cultura e della storia, nel loro sviluppo sulla terra, con tutte le relazioni e le reciproche tensioni che mi sono implicate. Il mondo in questo modo costituisce l’ordine della natura. In questo senso l’universo materiale l’uomo in quanto essere intelligente, immagine di Dio e per eccellenza l’esistente che non è dio.
Secondo il primo aspetto il fine naturale della storia del mondo e la signoria dell’uomo sulla natura e la conquista dell’autonomia umana.
Leggiamo nella Genesi 1,28 ” Dio li benedisse e disse siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra e sottomettetela, dominate i pesci del mare, gli uccelli del cielo e tutti gli animali che strisciano sulla terra “. Queste parole indicano la signoria sulla natura: sottomettere la terra.
Si può affermare che il fine è la conquista da parte dell’uomo della propria autonomia, la conquista della sua libertà di autonomia.
Un secondo aspetto della finalità naturale e lo sviluppo delle molteplici attività immanenti o spirituali dell’uomo, specialmente nello sviluppo della conoscenza e dell’attività creatrice dell’arte, e l’attività morale.
Infine si può indicare un terzo aspetto del fine naturale del mondo e precisamente la manifestazione di tutte le potenzialità della natura umana. Anche questo deriva dal fatto che l’uomo non è un puro spirito, ma uno spirito unito la materia.
Per uno spirito è normale manifestare se stesso. È dal momento che l’uomo possiede una quantità di potenzialità nascoste, è normale che egli riveli progressivamente questo universo interiore, che è l’uomo stesso.
LA PROVVIDENZA
Provvidenza canto
La Divina Provvidenza (in lingua greca antica πρόνοια, o semplicemente Provvidenza) è il termine teologico religioso che indica la sovranità o l’insieme delle azioni operate da Dio in soccorso degli uomini, per aiutarli a realizzare il PIANO DI SALVEZZA.
La Divina Provvidenza in Manzoni nei Promessi sposi .
Il Manzoni nei Promessi sposi dice che la Divina Provvidenza agisce come un vero e proprio personaggio influenzando gli eventi della storia umana.
Giovanni Damasceno AFFERMA:
La provvidenza divina”La provvidenza consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste. Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento. Se dunque la volontà di Dio è provvidenza, tutto quanto avviene per suo dettato si realizza necessariamente in maniera bellissima e sempre diversa, nel migliore dei modi possibile. È logico ritenere, infatti, che Dio stesso sia tanto il creatore delle cose quanto colui che le cura e le preserva: non è conveniente né ragionevole immaginare che uno sia il creatore e un altro protegga l’opera del primo. Se così fosse, infatti, essi sarebbero entrambi assolutamente impotenti: l’uno di fare, l’altro di provvedere. Dio, perciò, è colui che ha creato e colui che provvede; la sua capacità di creare e di conservare e di provvedere altro non è se non la sua stessa benigna volontà: infatti tutto ciò che il Signore volle lo fece nel cielo e sulla terra (Sal 134,6) e nessuno può resistere alla sua volontà (Rm 9,19). Tutto quanto egli volle che esistesse, è stato creato. Egli vuole che il mondo esista ed esiste: tutto ciò che vuole, lo crea.
Giustamente, dunque, si può affermare, senza alcun’ombra di dubbio, che Dio provvede, e provvede opportunamente. Solo Dio è buono e sapiente per natura: in quanto è buono, è provvidente (colui che non provvedesse, infatti, non sarebbe neppure buono: anche gli uomini e gli stessi animali provvedono con l’istinto naturale ai loro figli, ed è riprovevole chi non lo fa) e, in quanto è sapiente, cura nel modo migliore tutto ciò che esiste.
Nel considerare attentamente quanto siamo andati osservando, è dunque necessario che noi ammiriamo tutte le opere della provvidenza, le lodiamo tutte, tutte incondizionatamente le accettiamo, sebbene a molti talune cose appaiano ingiuste. La provvidenza di Dio, infatti, non può essere né conosciuta né compresa; e i nostri pensieri e le nostre azioni, come il nostro futuro, sono noti ad essa soltanto. Infatti le cose soggette alla nostra discrezionalità, non vanno ascritte alla provvidenza, ma al libero arbitrio dell’uomo.
In realtà, delle cose che dipendono dalla provvidenza, alcune avvengono grazie alla sua volontà attiva, altre invece attraverso la sua volontà permissiva. In virtù della prima accadono tutte quelle cose che risultano come incontrovertibilmente buone; molte sono, invece, le forme nelle quali si manifesta la volontà permissiva di Dio. Per esempio, quando egli permette che l’uomo giusto s’imbatta nelle calamità, affinché la virtù nascosta in lui si renda visibile anche per gli altri, come accadde nel caso di Giobbe (Gb 1,12). Talvolta, Dio consente che avvenga qualcosa d’ingiusto affinché, attraverso circostanze apparentemente inique, si compia qualcosa di grande e di mirabile: attraverso la croce, ad esempio, egli ha dato la salvezza agli uomini. Inoltre il Signore permette che l’uomo pio sia afflitto da gravi sventure: perché non si allontani, cioè, dalla retta coscienza ovvero, a causa dell’autorità e della grazia concessegli, non precipiti nella superbia, come avvenne in Paolo (2Cor 12,7).
Perché altri ne traggano insegnamento, qualcuno viene dunque talvolta abbandonato da Dio; gli altri così considerando le sue disgrazie, ne ricavano ammaestramento: si osservi, a tal proposito, il caso di Lazzaro e del ricco (Lc 16,19). Spontaneamente, infatti, nel vedere chi soffre, ci si stringe il cuore. Talvolta, poi, Dio consente che qualcuno soffra, non per punire colpe sue o dei suoi antenati, ma perché si manifesti la gloria di qualcun altro: nel caso del cieco nato (cf. Gv 7,3), ad esempio, si doveva rivelare, attraverso la sua guarigione, la gloria del Figlio dell’uomo.
La sofferenza viene inoltre tollerata da Dio onde suscitare negli animi il desiderio di emulazione degli altri: affinché cioè, incoraggiati dalla gloria toccata a chi ha sofferto, gli altri sopportino piamente le avversità, grazie alla speranza della gloria futura e sollecitati dal desiderio dei beni eterni, come accadde ai martiri.
Infine, il Signore permette persino che qualcuno cada in una azione turpe perché abbia modo di liberarsi di qualche vizio più grave. Ad esempio, se qualcuno s’insuperbisce delle sue virtù e delle sue buone azioni Dio lascia che costui cada nella fornicazione affinché divenendo in tal modo consapevole della propria debolezza, diventi umile e cominci a confidare maggiormente nel Signore.
Si deve poi sapere che la scelta delle azioni da compiere dipende da noi; quando queste sono buone, invece, il loro risultato è da attribuire all’aiuto di Dio che giustamente soccorre, nella sua prescienza, coloro che intraprendono il bene con retta coscienza. L’esito delle azioni cattive, al contrario, si deve al disimpegno di Dio che, grazie sempre alla sua virtù di conoscere in anticipo ogni cosa, opportunamente abbandona l’uomo malvagio.
In particolare esistono, da parte di Dio, due diversi tipi di abbandono: quello pratico, cioè educativo; e l’abbandono assoluto, fonte della disperazione. Il primo comporta, per chi lo subisce, raddrizzamento, salvezza, gloria sia per suscitare negli altri emulazione e imitazione, sia per la gloria di Dio. L’abbandono assoluto, per contro, avviene quando, sebbene Dio abbia compiuto ogni cosa per la salvezza di una persona, costei continua nondimeno a rimanere insensibile e incurante del proprio destino, anzi inguaribile; e viene perciò abbandonata, come Giuda (Mt 26,27), all’estrema rovina. Ci sia dunque propizio il Signore, preservandoci da tale abbandono.
Numerosissimi sono poi i metodi della divina provvidenza: non possono esser spiegati a parole né compresi con la mente. Non si deve ignorare che tutte le calamità recano la salvezza di coloro che le sopportano con rendimento di grazie, risultando in tal modo per essi di grande beneficio. Iddio, infatti, secondo la sua volontà antecedente, vuole che tutti si salvino e divengano membri del suo regno (1Tm 2,4): egli non ci ha creato per punirci, ma, essendo buono, perché fossimo partecipi della sua bontà. D’altronde, essendo anche giusto, il Signore vuole però punire i peccatori.
La prima volontà di Dio, dunque, è detta volontà antecedente o benevolenza, poiché deriva direttamente da lui; la seconda, invece, è la volontà conseguente o permissione, avendo origine per causa nostra. Quest’ultima, a sua volta, è duplice: l’una rientra nel piano di Dio ed è educativa ai fini della salvezza; l’altra, cioè quella concernente la disperazione, porta invece, come abbiamo già ricordato, alla più assoluta dannazione. Tali volontà non riguardano quanto dipende da noi.
Delle cose che dipendono da noi, Dio fin da principio vuole e approva quelle buone. Quelle cattive e veramente malvagie, egli non le desidera né direttamente né indirettamente: le permette in ragione del nostro libero arbitrio. Ciò che avvenisse per forza, infatti, non converrebbe alla ragione né potrebbe considerarsi come virtù.
Dio provvede, dunque, a tutto il creato. Attraverso di esso beneficia e istruisce sovente anche servendosi dei demoni, come nel caso di Giobbe o dei porci (Mt 8,30ss).”
Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 2,29