22 Marzo 2011

La Trasfigurazione di Gesù.

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:44

trasfigurazionelode

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Il dipinto è Giovanni Bellini,Trasfigurazione di Cristo 1480

L’episodio della trasfigurazione è narrato nei tre vangeli sinottici (Vangelo secondo Marco 9,2-8, Vangelo secondo Matteo 17,1-8, Vangelo secondo Luca 9,28-36). Gesù sale sul monte Tabor con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e delle vesti.   

Appaiono Mosè ed Elia che conversano con Gesù e una voce da una nube che dichiara la figliolanza divina di Gesù. Lo splendore di Cristo richiama la sua origine divina, la presenza di Mosè ed Elia simboleggia la legge e i profeti che hanno annunciato sia la venuta del Messia, la nube si riferisce a teofanie già documentate nell’Antico Testamento.

Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come il compimento dell’Antico Testamento.
I tre apostoli, vinti dal sonno, cosa molto strana, sono risvegliati da Gesù,  e vedono la sua gloria.

La nube, simbolo della presenza di Dio e della sua presenza, li copre tutti. «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». I tre apostoli vorrebbero rimanere in quel luogo, in quella situazione di grazia, in quel momento di paradiso, essi ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Ma a un certo momento la Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, nella trama quotidiana della storia umana e bisogna andare verso Gerusalemme il luogo dell’altra trasfigurazione sul monte Golgota.

 circa Olio su tavola, cm 116×154
Napoli, Museo e Galleria di Capodimonte.Firmato “IOANNES BELLI(NUS)”
sul cartellino appeso alla staccionata. Nella “Trasfigurazione”, la rappresentazione dello spazio non segue l’impianto prospettico-geometrico fiorentino e il senso della distanza è dato dal passaggio graduale dei toni di colore – dal marrone dei primi piani all’azzurro del cielo -, a creare, forse intuitivamente, quella prospettiva cromatica destinata a divenire caratteristica peculiare della pittura tonale veneta.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=234625

Rispondi a queste domande per l’ottimo

1. COSA INTENDI PER TRASFIGURAZIONE DI GESU’?

2. QUALI APOSTOLI HANNO PARTECIPATO ALL’EVENTO?

3. QUALI PERSONAGGI DELL’A.T. PARLAVANO CON GESU’?

10 Marzo 2011

“Glebalizzazione” il filosofo Diego Fusaro denuncia l’attuale ordine capitalista economico-finanziario, indicando anche le vie dell’emancipazione alla plebe precarizzata, alienata e reificata a vita

Filed under: FILOSOFIA — giacomo.campanile @ 10:00

 

 

Il caso Fusaro, così un marxista diventò maestro per la destra radicale -  Secolo d'ItaliaNel suo “Glebalizzazione” (Rizzoli) il filosofo Diego Fusaro denuncia l’attuale ordine capitalista economico-finanziario, indicando anche le vie dell’emancipazione alla plebe precarizzata, alienata e reificata a vita

Per le anime belle, pure e semplici che non se ne fossero accorte: dal 1989, con la caduta dei regimi comunisti, sono tornati feudatari e servi della gleba. Oggi i primi sono costituiti da una casta di “Signori” capitalisti e globalisti, i secondi da una massa enorme e abbruttita di lavoratori atomizzati, sfruttati e precari in miserabile competizione con gli immigrati forzati. Una moltitudine alienata, priva di coscienza sociale e di classe, di strumenti ideali e politici per rivoltarsi contro un ordine disumano.

Da questa realtà che, a meno che non ci si volti da un’altra parte, abbiamo tutti sotto gli occhi, parte l’analisi del filosofo Diego Fusaro nel suo nuovo libro Glebalizzazione. La lotta di classe al tempo del populismo (Rizzoli, Milano 2019, pp. 322, € 18,00). Ma, per iniziare la battaglia sociale contro l’attuale situazione mondiale, occorre elaborare un lessico condiviso e nuove mappe concettuali, giacché lo straordinario potere capitalista ha inglobato dentro di sé il vecchio linguaggio antagonista, neutralizzandolo all’interno del “politicamente corretto” («il nuovo ordine mentale»). Non a caso, sono proprio le vecchie sinistre, ora rosso-fucsia (insieme a intellettuali, artisti, giornalisti, magistrati, star dello spettacolo, accademici e insegnanti), tra i migliori alleati dei potenti del mondo odierno, anche propagandando l’idea che esso sia inevitabile, desiderabile e, comunque, l’unico possibile. Del resto, per vedere “il re nudo”, sarebbe sufficiente chiamare le cose col proprio nome, definire la realtà per quella che è, sfuggendo a eufemismi e trappole neolinguistiche. Ed evitando quelle contrapposizioni orizzontali (donne/uomini, giovani/vecchi, nativi/immigrati, bianchi/neri, etero/gay; per non dire destra/sinistra, che non esistono più secondo i vecchi schemi) che fanno comodo al Potere perché fanno deviare dall’unica lotta vera, che è quella alto/basso, schiavitù/libertà, conformismo/emancipazione, precarietà/lavoro dignitoso.

Invece, i “Signori” odierni hanno imposto l’idea assolutistica del libero spostamento di persone, merci, idee, tecnologie, ecc., della flessibilità (ovvero precarietà a vita dei lavoratori), della privatizzazione, usando il ricatto del debito (pubblico e privato), della delocalizzazione, dell’outsourcing, dell’immigrazione forzata. Per il turbocapitalismo i nemici da abbattere sono innanzi tutto gli Stati nazionali (e le loro monete), da sostituire con organismi sovranazionali finanziari non eletti e antidemocratici (Organizzazione mondiale del commercio, Banca mondiale, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale, ecc.); ma pure le altre forme comunitarie intermedie (sindacati, chiese, libera scuola statale, famiglie, ecc.), nonché la cultura classica, l’unica a insegnare a impiegare il pensiero critico.

Abbattuti i baluardi della democrazia, della convivenza civile, della comunità, nonché delle differenze culturali e linguistiche, ne consegue che vengano anche meno il welfare state, i diritti sociali e dei lavoratori. Gli sconfitti del nuovo ordine imperialcapitalista sono non solo operai e proletari, ma anche la classe media e la piccola borghesia (si vedano i licenziamenti in massa di bancari e lavoratori del terziario e la loro precarizzazione). L’ideologia che si impone loro per far accettare una condizione umiliante e disumana consiste nel far credere che si viva ancora in regimi democratici, minacciati, per di più, da fascismi inesistenti, nel superamento del radicamento e di ogni forma comunitaria, nella divinizzazione della Rete e dei connessi social, nell’edonismo, nel nomadismo Erasmus, nei “cosmetici” diritti arcobaleno, nell’indifferenziazione e nella massificazione, nell’assecondamento individualistico dei desideri transitori, nel consumismo nichilistico (compreso quello del sesso), nella liberalizzazione delle droghe, nel sostenere movimenti di protesta che sviano dalle vere cause del conflitto e dal vero nemico (alcune incarnazioni sono l’ambientalismo generico e unidirezionale di Greta Thunberg, l’accoglientismo ben finanziato delle ong di Carola Rackete o le insulse sardine), massacrando al contempo le vere contestazioni come quelle dei gilet gialli.

Si confonde l’internazionalismo con lo scialbo e impossibile cosmopolitismo, si demonizzano Stati, sovranità, popolo, culture nazionali, frontiere («il confine come frontiera e come limite non nega il transito, ma evita le invasioni»). Al contrario, sono proprio questi l’unico baluardo al capitalismo globale, con le sue conseguenze mortali e fatali: «polarizzazione della distribuzione della ricchezza», «impiego irrazionale delle risorse del pianeta», «dissesto ecologico», «dominio di un direttorio di potenze industriali», «peggioramento generale delle classi lavoratrici», «svuotamento delle democrazie nazionali a beneficio del mercato sovranazionale». Ma, per fortuna, il polo dominato, non ancora del tutto istupidito, impermeabile al nuovo ordine mentale proprio perché meno “colto” (in senso positivo: non integrato/corrotto nel pensiero unico), diffida della mondializzazione, del globalismo, dell’Unione europea, dell’immigrazione, e crede nell’intervento egualitario dello Stato, nei valori e nei principi costituzionali, nella nazione, nonché nelle tradizioni, da quella linguistica a quelle gastronomiche.

È il popolo, dileggiato dal Potere, politico, economico, culturale, come retrogrado, ignorante, arretrato. Tant’è che il termine populismo è divenuto, insieme a quello di sovranismo, una sorta di insulto. Invece, il sovranismo, inteso come difesa delle prerogative dello stato sociale indipendente e attento ai propri cittadini, e non certo come nazionalismo aggressivo verso gli altri Stati, costituisce l’unica possibile arma di difesa del popolo sfruttato e precarizzato. Il sovranismo può divenire solidale internazionalismo a fronte di un falso cosmopolitismo («il capitale è, per sua essenza, apolide e deterritorializzato»): «Non si può amare l’universale umano se non, concretamente, amando quella parte di umanità con cui si è quotidianamente in relazione, ossia la propria comunità d’appartenenza. […] amare, in astratto, l’umanità significa, in concreto, non amare nessuno e, insieme, accettare le ingiustizie che si abbattono su chi sta intorno a noi. […] l’essenza del falso umanesimo terzomondista [è] che ama l’altro che è distante e odia il prossimo che è vicino». Aggiunge Fusaro: «Si è umani nella misura in cui si è parte di una delle culture di cui si compone storicamente l’umanità».

Attraverso una giusta evoluzione in senso socialista del populismo e del sovranismo attuali, vanno recuperati i valori di patria, Stato, nazione, solidarietà, lotta di classe, ricordando che, accanto a tante storture, essi hanno permesso la nascita del welfare state, liberando gli uomini dall’angoscia della miseria attraverso una legislazione sociale che ha garantito assistenza in caso di disoccupazione, alloggi, scuola, sanità, trasporti, ecc. Per sottacere il fatto che è stata proprio la costruzione dello Stato-nazione a «oltrepassare le identità individuali (religiose, ideologiche, etniche) e porre in essere la figura di un’identità collettiva» basata sulla cittadinanza. In conclusione, solo dal recupero della sovranità statuale nazionale (compresa quella monetaria) e dalla lotta di classe di un popolo riappropriatosi culturalmente della visione vera e non edulcorata o falsata della realtà che potrà riavviarsi la storia dell’emancipazione umana contro il mostro neocapitalista. Perché nella dialettica storica niente è fatale e nulla è immutabile.

9 Marzo 2011

Mercoledì delle Ceneri. Inizio della grande Quaresima

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 11:50

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Il giorno delle Ceneri è l’inizio della santissima Quaresima. Sono i giorni della penitenza per la remissione dei peccati e la salvezza delle anime. Ecco il tempo adatto per la salita al monte santo della Pasqua. La preghiera, la ricerca di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle teste.

E’ come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, ci porta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.

Il digiuno del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore. In questa giornata, tutti i cattolici sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni.

«Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai»

L’imposizione delle ceneri sul capo del pontefice, tradizionalmente avveniva nella basilica di Sant’Anastasia al Palatino per mano del cardinale protovescovo.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=285356

RISPONDI A QUESTE DOMANDE

1. Significato del digiuno del corpo.

2. Cosa significa la frase: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai»

3. Cosa significano le sante ceneri sulla testa?

4. Da quale albero vengono le sacre ceneri ?

2 Marzo 2011

Adozione e discriminazione

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 23:27
immagineI Vescovi della Colombia si sono espressi contro l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, avvertendo che adottare “non è un diritto” e quindi “non c’è discriminazione”.

In una nota del 25 febbraio, i Vescovi affermano di non ritenere discriminatorio “il fatto che l’attuale ordinamento giuridico nazionale non contempli la possibilità che coppie dello stesso sesso possano adottare bambini”.

Non è discriminatorio perché “i requisiti per l’adozione valgono tanto per le coppie eterosessuali che per quelle dello stesso sesso, tenendo conto del bene di colui che è adottato e delle sue necessità, che vengono prima di quelle di coloro che adottano”.

L’adozione, aggiunge la nota, “consiste nel creare tra due persone una relazione di affiliazione, ossia una relazione giuridica e socialmente simile a quella che esiste tra un uomo e una donna e i loro figli biologici”.

“Questa somiglianza pone in evidenza non solo la portata giuridica e sociale dell’adozione, ma anche i limiti: ciò che la natura permette, ma anche ciò che questa impedisce, rappresenta il contesto giuridico dell’adozione. Non è la Chiesa né lo Stato né la società a negare agli omosessuali la possibilità di adottare, ma la natura stessa delle cose”.

L’interesse del minore “è la motivazione e il fondamento dell’adozione come figura giuridica”. L’adozione “si può definire solo nell’ambito delle necessità e del rispetto di chi è adottato”.

In sostanza, dichiarano i Vescovi, “l’adozione non è un diritto di quanti vogliono adottare, siano essi omosessuali o eterosessuali, e per questo non si può parlare di violazione di un diritto fondamentale”.

di Giacomo Campanile

Via di S.Maria dell’Anima. __Ucciso in Pakistan oppositore della legge anti-blasfemia il ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 21:45

islamlode

Via di S.Maria dell’Anima

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima
1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima
2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima
3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima
4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima
6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

immagineQuesto mercoledì mattina è stato ucciso infatti nella capitale pachistana di Islamabad in un agguato il ministro federale per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti, 42 anni.

Secondo le prime informazioni raccolte dalle agenzie AsiaNews e Fides, il ministro era uscito senza scorta dalla sua residenza nel quartiere o settore I-8/3 per recarsi in ufficio, quando la sua macchina è stata fermata da un gruppo di uomini armati, dal volto coperto. Hanno tirato la loro vittima fuori dall’automobile e cominciato a sparare, crivellando il ministro con una trentina di colpi. Mentre gli attentatori si sono allontanati subito, l’autista di Bhatti ha fatto una disperata corsa al più vicino ospedale, Al-Shifa, ma per il ministro non c’è stato più nulla da fare.

Bhatti era finito nel mirino dei fondamentalisti per aver preso le difese di Asia Bibi, la donna e madre cristiana condannata a morte nel novembre scorso per presunto oltraggio al profeta Maometto, per aver appoggiato la campagna a favore dell’abolizione della molto controversa legge sulla blasfemia e per aver condannato l’assassinio di Salman Taseer, il governatore della provincia del Punjab ucciso il 4 gennaio scorso dalla propria guardia del corpo. Nel dicembre scorso, Bhatti aveva ricevuto una “condanna a morte” da un’altra organizzazione terrorista, Laskar-e-Toiba, “perché complice di blasfemia” (Fides, 4 dicembre 2010).

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30 scienziati smentiscono le tesi di Hawking

Filed under: articoli,BIBBIA,Religione — giacomo.campanile @ 12:23
immagineIl nuovo libro di Stephen Hawking che nega l’esistenza di Dio contrasta con le posizioni di più di 30 scienziati espresse nella recente serie di documentari intitolata “L’Origine dell’Uomo”.

Tra gli esperti, figurano i Premi Nobel Christian De Duve e Werner Arber. Alcuni sono credenti – ebrei, cattolici o protestanti –, altri no.

La serie di nuovi documentari “L’Origine dell’Uomo”, realizzata da Goya Producciones, indaga sullo sviluppo dell’universo dal “Big Bang” ai primati, agli ominidi e al trionfo dell'”Homo Sapiens”, e risponde alle domande: “Com’è nato l’universo? Siamo nati per caso? C’è stata un’intelligenza che ha guidato l’evoluzione?”

Il Premio Nobel Christian De Duve afferma che la teoria per cui il mondo è eterno, inventata da Fred Hoyl, ha dimostrato di essere falsa, e ha avuto ragione il suo maestro Lemaitre a scoprire la teoria del “Big Bang”, l’esplosione che ha dato origine all’universo.

Il professore belga Michel Ghins crede che la teoria degli “universi multipli” sia stata ideata per sfuggire all’ipotesi che Dio ha creato il nostro mondo, ma questa non è una via di fuga, perché “si può immaginare che Dio Onnipotente abbia creato questa profusione di universi molteplici”.

Per il professore italiano Evandro Agazzi, il caso non spiega l’esistenza del mondo. Chi vuole spiegare tutto a partire da qualche scienza positiva cade in un “atteggiamento riduzionista antiscientifico”.

Il professore di Boston Thomas Glick crede che questi fondamentalisti del materialismo si fabbrichino una specie di religione o metafisica, “ma nessuno confonde questo con la scienza”.

Per il professor Arana, dell’Università di Siviglia, “non c’è mai stata opposizione tra fede e ragione, ma c’è stata sempre opposizione tra due ‘fedi’: la fede scientista, per così dire, e quella religiosa”.

La Bibbia è quindi compatibile con la scienza? Il Premio Nobel svizzero Werner Arber risponde: “Nella Genesi, all’inizio dell’Antico Testamento, posso leggere che il mondo è stato creato in vari periodi, e per me questi vari periodi sono proprio un’evoluzione”.

Secondo il ricercatore olandese Cees Dekker, “il metodo della scienza di per sé non è cristiano né ateo. Scienza e religione non sono in conflitto, e la scienza in sé si inserisce molto bene nella visione cristiana del mondo”.

La serie “L’Origine dell’Uomo”, afferma la casa produttrice, “mette a nudo lo sfruttamento ideologico della scienza, e in particolare del darwinismo. Darwin è stato manipolato a favore del razzismo, sia da parte del marxismo che nella Germania nazista e negli Stati Uniti. La Chiesa cattolica, dal canto suo, non ha condannato Darwin. L’evoluzione potrebbe essere avvenuta all’interno della creazione”.

Questa serie di audiovisivi, aggiunge, espone “l’inconsistenza di posizioni atee come quelle di Hawking e Dawkins a un estremo, e dei fondamentalisti all’altro”. “Non è scientifico negare il soprannaturale – conclude –. La scienza naturale non capta ciò che cade fuori dalla sfera materiale”.

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