Persecuzioni dei cristiani nell’impero romano.
Salgono a 245 milioni nel mondo i cristiani perseguitati.
Citta’ del Vaticano, 18 aprile 2012 – ”La Chiesa non deve temere le persecuzioni che nella sua storia e’ costretta a subire, ma confidare sempre, come Gesu’ al Getsemani, nella presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio, invocato nella preghiera”.Lo ha detto papa Benedetto XVI durante l’udienza generale di oggi in piazza San Pietro. ”Di fronte al pericolo, alla difficolta’, alla minaccia – ha affermato papa Ratzinger commentando la ‘piccola Pentecoste’ raccontata nel vangelo di Luca – la prima comunita’ cristiana non cerca di fare analisi su come reagire, su come difendersi, su quali misure adottare, ma davanti alla prova si mette a pregare”, attraverso ”una preghiera unanime e concorde dell’intera comunita’, che fronteggia una situazione di persecuzione a causa di Gesu”’.
”Di fronte alle persecuzioni subite a causa di Gesu”’, ha spiegato ancora papa Ratzinger, ”la comunita’ non solo non si spaventa e non si divide, ma e’ profondamente unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore. Questo e’ il primo prodigio che si realizza quando i credenti sono messi alla prova a causa della loro fede: l’unita’ si consolida, invece di essere compromessa, perche’ e’ sostenuta da una preghiera incrollabile”.
Sette anni dopo l’elezione al soglio di Pietro, Benedetto XVI affronta con “mite fermezza” la guida della Chiesa cattolica mondiale.
Per cristianofobia s’intende l’avversione pregiudiziale espressa nei confronti del cristianesimo; il termine, un neologismo degli anni duemila, viene spesso usato insieme o in alternativa ad anticristianesimo. Si manifesta con pratiche di intolleranza, discriminazione e vessazioni nei confronti della fede cristiana e dei suoi aderenti
Il termine, usato per la prima volta nel testo di una Risoluzione del III Comitato della 58ª Assemblea Generale dell’ONU, insieme a islamofobia e antisemitismo[3], entrò in uso nei primi anni duemila anche in seguito alle sollecitazioni, nel dicembre del 2004, di papa Giovanni Paolo II che sottolineò definendola “distrazione” la mancanza da parte dell’ONU, di accenni alle violente manifestazioni fobiche contro i cristiani nei documenti ufficiali, a differenza di quanto fatto in occasione di manifestazioni di antisemitismo e di islamofobia; una richiesta ufficiale fu inoltrata alla Commissione ONU sui diritti umani di Ginevra dal responsabile dei “Rapporti con gli Stati” del Vaticano, arcivescovo Giovanni Lajolo: il documento parlava di cristianofobia chiedendo posizioni decise contro il fenomeno, in forte crescita a causa dei conflitti in essere e come effetto collaterale della guerra al terrorismo
Alcuni cantanti e fan di heavy metal, black metal ed altri generi musicali moderni dichiarano apertamente odio verso il cristianesimo. Cantanti del genere black metal si sono detti responsabili per l’ispirazione (se non la perpetrazione) di oltre cinquanta incendi diretti a chiese cristiane in Norvegia dal 1992 al 1996
14 marzo 2012 la Commissione Affari Politici e Democrazia del Consiglio d’Europa tiene un’udienza a Parigi sul tema: “La violenza contro le comunità religiose”. Nel corso del suo intervento, il sociologo italiano Massimo Introvigne descrive la cristianofobia come “triplice fenomeno che parte dall’intolleranza culturale, passa dalla discriminazione nelle leggi e arriva alle vere e proprie persecuzioni violente”, individuando quattro “aree di preoccupazione”:
1 l’ultra-fondamentalismo islamico;
2 i superstiti regimi comunisti;
3 il nazionalismo indù o buddhista che spesso prende di mira i missionari;
4 l’avversione laicista dell’Occidente contro la religione in genere, il cristianesimo e, in particolare, la Chiesa Cattolica.
«Naturalmente non si possono mettere sullo stesso piano spettacoli offensivi, campagne di stampa o pressioni di carattere amministrativo in Occidente con gli assassini o le torture in Nigeria o in Pakistan, e tuttavia esiste un piano inclinato che porta dall’intolleranza alla discriminazione e dalla discriminazione alla persecuzione.»
(Massimo Introvigne)
La persecuzione di Nerone, riportata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio di Roma che distrusse gran parte della città. In questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo.
Nei successivi due secoli e mezzo il cristianesimo rimase sempre formalmente una religione illecita punibile con le massime pene: i suoi fedeli venivano accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale. Rispetto a questa il cristianesimo appariva una forma di “ateismo”, in quanto rinnegava ogni divinità tradizionale; si trattava quindi di una minaccia alla pax deorum ed alla stessa autorità dell’imperatore che doveva garantirla.
Altri vi vedevano una superstitio, cioè una devozione irrazionale venata di magia, come altre che erano parimenti perseguitate o lo erano state. La volontà di liquidare il Cristianesimo, considerato una “deleteria superstizione”, emerge comunque dalla testimonianza di Plinio il Giovane che, in relazione alle persone accusate di essere cristiani e interrogate sotto tortura, scrive: “se perseveravano, ordinavano che fossero messi a morte”.
Tuttavia fino al 250 non furono ricercati attivamente: questo consentì la diffusione del cristianesimo, ma in comunità semiclandestine che, anche per le particolari norme morali e familiari, erano oggetto di una accesa intolleranza popolare. Le persecuzioni consistevano per lo più in attacchi violenti, più o meno assecondati dalle autorità locali, verso i cristiani fatti capri espiatori di qualcosa.
Salito al trono in un periodo di grave crisi per l’impero, Decio nel 250 volle invece costringere ogni cittadino dell’impero, pena la morte, a professare devozione agli dèi pagani ed implicitamente all’imperatore, in primis i cristiani che erano ormai molto numerosi, soprattutto nelle regioni orientali dell’impero. Molti furono i martiri, ma molti di più furono i lapsi che cedettero alla forza.
Anche la persecuzione di Valeriano si concluse in tempi brevi, ma si caratterizzò per l’attacco mirato ai leader delle comunità ed ai loro beni, segno della floridità economica acquisita.
Partita nel 303 sulla stessa linea, la “grande persecuzione” voluta da Diocleziano diventò violenta nel 304, ma non in tutto l’impero. Fu proseguita principalmente da Galerio fino al 311. Lo stesso Galerio, con l’Editto di tolleranza, e Costantino I con l’editto di Milano del 313 ordinarono la cessazione delle persecuzioni, che tuttavia ebbero ancora strascichi con Licinio.
Le stime sul numero complessivo di cristiani uccisi si basano principalmente su fonti agiografiche del tempo e sono quindi materia di dibattito tra gli studiosi: si ritiene comunque che le vittime siano state migliaia