30 Marzo 2013

Il Liceo E.Montale di Roma dal Papa Francesco

Filed under: Liceo E.Montale — giacomo.campanile @ 08:21

Il Liceo E.Montale di Roma dal Papa Francesco

Filed under: articoli — giacomo.campanile @ 08:17

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=399493

immagineSeicento studenti con i rispettivi docenti mercoledì 27 marzo 2013 si sono recati alla prima udienza ufficiale di papa Francesco in piazza S.Pietro, per salutare il proprio vescovo e ricevere la santa benedizione per il loro lavoro e le loro famiglie.

L’evento è stato organizzato dal mitico prof. di religione Giacomo Campanile, che sulla scia dell’entusiasmo con cui è stato accolto il nuovo papa dal popolo di Dio ha quasi per scherzo invitato una classe all’udienza del Sommo Pontefice. Subito la notizia si è sparsa a macchia d’olio tantissimi studenti e professori hanno mostrato il desiderio di partecipare a questa udienza.

Il prof. Campanile è rimasto spiazzato da questa risposta così forte, non è stato facile organizzare l’evento ma la collaborazione benevola, precisa e sicura della dirigente scolastica Rita Sciuto ha fatto si che tutto andasse nel migliore dei modi a livello organizzativo dobbiamo ringraziare la segretaria Patrizia che ha svolto la parte burocratica con celerità.

Tantissimi studenti hanno coinvolto i propri genitori e la loro famiglia, molti docenti già in pensione ricevendo la notizia si sono prenotati per un posto a piazza S.Pietro per condividere la gioia di questa manifestazione.

Il prof. Campanile facendo un calcolo approssimativo pensa che all’udienza di mercoledì sono venute almeno 700 persone che girano intorno al liceo E.Montale.

l’Impero bizantino. Arte bizantina. Mosaici e chiese. Lezione

Filed under: LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 08:09

 L’Impero Bizantino video

I regni romano-barbarici e l’Impero bizantino

L’arte bizantina si è sviluppata nell’arco di un millennio, tra il IV ed il XV secolo, prima nell’ambito dell’Impero romano, poi di quello bizantino, che ne raccolse l’eredità e di cui Costantinopoli fu capitale.

Le caratteristiche più evidenti dei canoni dell’arte bizantina sono la religiosità, l’anti-plasticità e l’anti-naturalismo, intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un’astrazione soprannaturale (smaterializzazione dell’immagine).

Il gusto principale dell’arte bizantina è stato quello di descrivere le aspirazioni dell’uomo verso il divino.

L’arte bizantina ha comunque avuto espressioni stilistiche molto diverse fra di loro nei suoi oltre mille anni di vita, ma nell’Impero d’Oriente l’arte rimase quasi invariata.

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SANTA PRASSEDE

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23 Marzo 2013

Foto ufficiale di Papa Francesco

Filed under: PAPA — giacomo.campanile @ 08:26
immagineVi mostriamo la prima foto ufficiale di Papa Francesco con la sua firma. Nel crocifisso che indossa è ritratta l’immagine di Gesù “buon pastore”, con la pecorella sulle spalle e con il gregge che lo segue.”Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri.” (Papa Francesco, Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 22/3/2013)

HABEMUS PAPAM! FRANCISCUM

Filed under: PAPA — giacomo.campanile @ 08:16

articolo

immagineLO Spirito Santo ha scelto, il nuovo papa Francesco è argentino, lo Spirito Santo ci ha spiazzato, nessuno pensava al Card. Bergoglio.Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio (in latino: Franciscus; Buenos Aires, 17 dicembre 1936), è dal 13 marzo 2013 il 266° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica nonché Sommo Pontefice della Chiesa universale, ottavo sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d’Italia. Appartiene all’ordine dei gesuiti ed è il primo gesuita e il primo sudamericano eletto al soglio di Pietro.

Il popolo di Dio si è riunito con immensa fede e affetto al suo sommo Pastore, chi era presente ha percepito un  momento di grazia particolare, le prime impressioni sono di un papa buono, umile, di preghiera, di fede.  Un Pastore che ama il suo popolo, che ha bisogno di aiuto di preghiere, ecco il nuovo Papa. Egli ha coscienza di essere ormai il vescovo di Roma e per questo successore di Pietro.Tutti aspettavano un Papa più giovane, ineffetti 76 anni sono molti, ma la grazia dello Spirito Santo ci stupisce ogni volta, come recita la scrittura “i miei pensieri non sono i vostri pensieri.

Impareremo a conoscere il nosto Santo Padre che ci ama e ci ha benedetto con tanto affetto.

Papa Francesco con i ragazzi detenuti il giovedì Santo

Filed under: PAPA — giacomo.campanile @ 08:10

articolo

immagineNel giorno del Giovedì Santo il Papa Francesco celebrerà la Messa “In coena Domini” all’Istituto penale per minori di Casal del Marmo a Roma.«Come è noto- comunicato della sala stampa vaticana – la Messa della Cena del Signore è caratterizzata dall’annuncio del Comandamento dell’amore e dal gesto della Lavanda dei piedi. Nel suo ministero come arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio usava celebrare tale Messa in un carcere o in un ospedale o in un ospizio per poveri o persone emarginate. Con la celebrazione a Casal del Marmo, il Papa Francesco continua tale uso, che dev’essere caratterizzato da un contesto di semplicità». La nota vaticana precisa che «le altre celebrazioni della Settimana Santa si svolgeranno invece secondo l’uso abituale».

22 Marzo 2013

MASSIME MARZO 2013

Filed under: MASSIME — giacomo.campanile @ 08:33

immagineQuale sarà la nostra occupazione nella vita eterna? Lodare Dio. Amarlo e lodarlo. Lodarlo nell’amore e amarlo nella lode. (Sant’Agostino)

“Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri.” (Papa Francesco, Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 22/3/2013)

Cantate inni al Signore,

lodate il Signore,

perché ha liberato la vita del povero

dalle mani dei malfattori. Ger 20,13

“La speranza è il sole.

E’ la luce.

E’ la passione.

E’ la forza fondamentale per la fioritura della vita”. Daisaku Ikeda (°1928)

Una volta venne da me una signora anziana, molto umile, le dissi: “nonna – da noi le signore anziane si chiamano cosi – nonna, vuole confessarsi?” “Si, mi rispose lei.” Le chiesi: “Lei è convinta del perdono del Signore?” e lei: ” Sono certa, perchè Dio perdona tutto.” Allora le chiesi: “Come fa a essere cosi sicura?” e lei: “Se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe.” (Papa Francesco al primo Angelus)

15 Marzo 2013

L’avvocato del diavolo

Filed under: FILM,LEZIONI DI RELIGIONE — giacomo.campanile @ 22:57

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L’avvocato del diavolo (The Devil’s Advocate) è un film del 1997 diretto da Taylor Hackford.

« Vanità, decisamente il mio peccato preferito. »

(John Milton / Al Pacino)

Kevin, senza rendersi conto di stare vendendo la sua anima al diavolo, vive la realtà della popolosa e corrotta New York, dove un qualunque atto onesto od affettuoso sembra impensabile, essa è la metafora di Babilonia, ed è costellata di ladri, assassini, stupratori, dalla faccia assolutamente rispettabile, perduti in un vortice di desiderio sessuale, droga e denaro. Egli, a seguito del suicidio della moglie, della scoperta della vera identità del padre (ovvero John Milton) e la presa di coscienza di quanti assassini e delinquenti abbia scagionato per “mestiere”, finalmente avrà un confronto diretto con lui, ossia con Satana in persona.

Qui, Satana rivela il suo piano: il ventesimo secolo è ormai corrotto fino al midollo, dunque i tempi sono maturi affinché lui diventi il dominatore del mondo. Per farlo gli occorre che Kevin e la sua sorellastra Christabella generino un figlio, il quale diventerà l’Anticristo. Kevin riesce però a imporsi grazie al libero arbitrio e si suicida, rovinando così i piani del Maligno.

‎” Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A lui piace guardare: è un guardone giocherellone! Lui dà all’uomo gli istinti, concede questo straordinario dono, poi che fa? ..Ti assicuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo cosmico spot pubblicitario…fissa le regole in contraddizione: guarda, ma non toccare! Tocca, ma non gustare! Gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro, lui che fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate, perché è un moralista! , è un gran sadico! È un padrone assenteista, ecco cosa è! E uno dovrebbe adorarlo? No , mai! Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso.. non è così?
Perché no? Io sto qui col naso ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo, sono un umanista! Sono probabilmente l’ultimo degli umanisti! E chi, sano di mente, potrà mai negare che il XX secolo è stato interamente mio ” Sono all’apice, Kevin. E’ il mio tempo questo. E’ il nostro tempo…”

Testo originale:

“Who are you carrying all those bricks for anyway? God? Is that it? God? Well, I tell ya, let me give you a little inside information about God. God likes to watch. He’s a prankster. Think about it. He gives man instincts. He gives you this extraordinary gift and then what does He do? I swear, for His own amusement, His own private cosmic gag reel, He sets the rules in opposition. It’s the goof of all time. Look, but don’t touch. Touch, but don’t taste. Taste, don’t swallow. And while you’re jumpin’ from one foot to the next, what is He doin’? He’s laughin’ His sick, fuckin’ ass off. He’s a tight-ass. He’s a sadist. He’s an absentee landlord. Worship that? Never!”

“It’s better to reign in Hell than serve in Heaven, is that it?”

“Why not? I’m here on the ground with my nose in it since the whole thing began! I’ve nurtured every sensation man has been inspired to have! I cared about what he wanted and I never judged him. Why? Because I never rejected him, in spite of all his imperfections! I’m a fan of man! I’m a humanist. Maybe the last humanist. Who, in their right mind, Kevin, could possibly deny the 20th century was entirely mine? All of it, Kevin! All of it! Mine! I’m peaking, Kevin. It’s my time now. It’s our time.”

Vangelo di Matteo 10,16 . Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Apocalisse 18. È caduta, è caduta Babilonia la grandeÈ diventataricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Mt 7,13-14

Con il nostro tempo

– Anche l’uomo moderno, pur avendo tutto, continua a chiedersi dov’è la

felicità. L’errore sta nel pensare di ” volere il massimo senza pensare

agli altri ” (Milton su Barzul) – I beni terreni sono necessari. Ma chi si

affida ad essi soltanto sbaglia sulla felicità. ” Non di solo pane vive

l’uomo” (Mt 4,4) ” Io so di chi è la colpa, del denaro, è il prezzo del

sangue ” ” Il corpo è più importante del vestito” (Mt) = L’ uomo è più

importante di ciò che possiede. – Il salmista dice ” In pace mi corico e

subito mi addormento” di questo equilibrio ne fa un segno della sua fede.

Lui non è turbato perché il suo segreto è dare fiducia a Dio. La moglie

del protagonista ha problemi a dormire, non è in pace. ” Di chi ti fidi ?

” (Milton al costruttore ) – Questo salmo è tradizionalmente usato come

preghiera di compieta perché in essa noi RIFLETTIAMO sulle nostre azioni,

decidiamo di cambiare i nostri comportamenti errati (=CONVERSIONE),

affidiamo a Dio tutte le nostre preoccupazioni. Il problema del

protagonista è che non riflette – non ha tempo – ; NON CAMBIA = NON

MIGLIORA ” E’ ora che perdi” (Milton)- ” Io non perdo”. “Libertà significa

non dover mai chiedere scusa “. ( Milton)

MILTON

– Nessuno mi vede mai arrivare

– …Verrai crocifisso alla newyorkese…. Di chi ti fidi? (al

costruttore )

– L’ ho seguito e assistito tutta la vita (Barzul) …L’uomo moderno (=

Barzul) è il Dio di se stesso… Non c’è nessun futuro, tutti vogliono il

massimo senza pensare agli altri… E’ tardi per ritirarsi adesso… Urli

per chiedere aiuto ma non c’è nessuno in giro… – Devi seguire l’ istinto

! ( a Kevin sulla metro quando ha capito che il costruttore è colpevole) –

Non sono un burattinaio…. Libero arbitrio! Ho solo preparato la scena,

i fili te li tiri da solo! – Tienila stretta questa FURIA (quando Kevin

gli spara ) – Mary Ann (la moglie) potevi salvarla come e quando volevi –

Io sto dalla tua parte ! (cfr le parole dette su Barzul) – La Vanità è

l’oppiaceo più naturale, è il mio peccato preferito. – Non è che non ti

importasse di M.A. è che eri impegnato di più con un’altra persona TE

STESSO. – Voglio che tu sia TE STESSO – Dio ci dice guarda ma non toccare

… etc. ( Ma è proprio così ?) – Non ho mai rifiutato l’uomo nonostante

le sue imperfezioni (si serve dell’uomo, anche del figlio, per la sua

lotta contro il Bene) – Libertà significa non dover mai chiedere scusa. –

Kevin ” Che mi dici dell’amore?” Sopravvalutato, a livello biochimico è

come una scorpacciata di cioccolato ( abbassa il livello della

discussione, da quello dei sentimenti e di ideale a quello fisico)

ALTRE FRASI

– (MaryAnn) Non riesci a fare l’amore con me (ad amarmi), la tua testa è

altrove. – (Madre) Larghi sono i cancelli e ampie le vie che portano alla

perdizione ! – (Kevin) Io non ci capisco più niente! – (Kevin, quando

Milton gli dice che se vuole può andare a curare sua moglie) Ho una carta

vincente, voglio vincere e poi…. POI mi dedicherò a mia moglie. – (M.A.)

Non parlavo con nessuno da tanto tempo… – (Madre) Lui – Milton- parlava

con me… dimostrava interesse per me… conosceva la Bibbia… – (M.A.)

Io lo so di chi è la colpa… del denaro, il prezzo del sangue… e noi ci

siamo cascati.. – (M.A.) Non riesco più a guardarmi allo specchio…. ci

vedo un mostro ! – (Kevin) Lui c’è sempre stato, ha osservato, ha

aspettato… – (PAM, la segretaria di Kevin): Te la toglie lui la

paura…——- Offro tutto quanto !! | In realtà cosa offre ? Niente che

faccia felice l’uomo. | – (Madre) Avrei dovuto dirti la verità | La verità

per quanto brutta è sempre preferibile |

RIGUARDO ALLE ALLUCINAZIONI:

Sono allucinazioni o visione “vera” della vita ?

La moglie le comincia ad avere presto, forse a causa del sesto senso delle

donne. Lui al funerale di Eddie Barzul vede il viso del ciccione della

prima causa al posto di quello del costruttore, due colpevoli che lui ha

fatto assolvere.

– Vanità! Il mio peccato preferito.

Dal Vocabolario: Vanità: l’essere vano, inconsistente, falso

cose vane della vita terrena, contrapposte alle cose eterne

Ci sono due elementi fondamentali, tipi­ci del grande romanzo best-seller ameri­cano così come del cinema Usa di largo successo, alla base de “L’avvocato del diavolo” L’uno è il carattere dell’avvocatino di provincia intelligente, preparato, ambiziosissimo, spesso con una moglie giovane, ancor più provinciale di lui desiderosa di promozione sociale, ma anche, alla lun­ga, spaventata dalle insidie che la nuova posizione del marito, appetito da un fa­moso studio legale (il quale per averlo fa carte false e carte vere), sparge sul loro matrimonio e sulla loro nuova vita.

L’altro elemento è quello, antichissimo nella drammaturgia e nella narrativa, e quindi sempre soggiacente anche nel ci­nema, della presenza del Maligno. Mi sono divertito a controllare quanti film elenca il sempre attento Time Out (edizione 1998) alle voci Devil e Wit­chcraft. Sono circa 80 titoli, mentre, dal canto suo, l’impagabile Leslie Halliwell, nel Filmgoer’s Companion (edizione 1974), ne allinea una quarantina, par­tendo con ben otto edizioni mute del “Faust” e indulgendo a una divertita elencazione di attori che hanno inter­pretato il diavolo: da Jules Berrv a Laird Cregar, da Claude Rains a Vincent Price sino, via via, a Cedric Hardwick, Vitto­rio Gassman, Donald Pleasance, Burgess Meredith, Ralph Richardson. Natural­mente poiché pochi in Inghilterra cono­scono bene il cinema comico italiano, non è stato in grado di citare l’impaga­bile Carlo Micheluzzi, scorrevolissimo demone veneto in “Totò al giro d’ltalia” di Mario Mattoli (1948).

Ecco dunque Al Pacino in buona com­pagnia, che si sforza palesemente, sin da quando entra in scena la prima volta, di avvolgersi di panni diabolici, accentuan­do il ghigno, facendo brillare gli occhi di sottintesi ovviamente maligni, se mi si concede il banale gioco di parole, e pale­semente guardando il mondo circostante con la feroce soddisfazione dell’angelo ribelle che ha deciso di impiegare al me­glio (o, se si preferisce, al peggio) tutto il tempo che gli resta e che è infinito. Va detto che un elemento importante è rap­presentato anche dalla dizione, sicché si prova un certo rammarico a non poter udire la voce di Pacino nell’originale. Giancarlo Giannini, che lo doppia, si sforza di assumere quanto più possibile un tono semigridato, così da restituire quelle che si suppone siano le intonazio­ni originarie, in carattere con il gioco mimico di Pacino. Il quale riesce mira­bilmente a tradurre quella sorta di sulfu­reo compiacimento di sé con cui John Milton agisce e ammicca di continuo. Il fatto che il diavolo abbia assunto qui il cognome dell’autore de “Il paradiso per­duto” mi sembra poi una scelta molto meditata, anche se la cosa è probabil­mente destinata a sfuggire agli spettatori non anglofoni. In effetti ‘Il paradiso perduto’ di Milton è una grande rifles­sione sulla caduta e sulla redenzione dell’uomo, così come il De Doctrina Christiana, considerata la sua opera teologica più importante, è una confer­ma della sua fede di fondo, ma anche della sua eterodossia: il Figlio non è coeterno e consustanziale col Padre, e lo Spirito Santo è inferiore a entrambi; Dio non ha creato il mondo dal nulla ma dalla materia originaria dell’universo l’anima muore col corpo sino al giorno del giudizio universale, eccetera. Non vorrei qui invadere un campo che non è assolutamente il mio, anche se su questo e, più generalmente, su tutti i film “diabolici”, per sgangherati che possano sembrare, sarebbe interessante conoscere l’opinione del teologo, o dei teologi.

In ogni caso, sin dall’inizio Milton­-Pacino rivela dei trasalimenti maligna­mente semi-diabolici, ma ci vuol altro per mettere in guardia il giovane Kevin Lomax che, da pubblico ministero di una cittadina della Florida, è diventato un avvocato abile e senza scrupoli, e a que­sto titolo viene ingaggiato dal grande studio legale newyorkese, di cui appunto Milton è il capo e il socio maggioritario indiscusso. Tutto lo studio ha sede nei piani alti di un grattacielo, e i legali più noti vi hanno anche le loro lussuosissi­me abitazioni private. Compreso Milton, il quale usa però soltanto una grande stanza che gli serve per ogni uso. Via via che i giorni passano, il carattere in­quietante dell’uomo e del suo modo di vivere e di operare diventa chiaro agli occhi di Mary Ann, la giovane moglie di Kevin, e anche a quelli della religiosis­sima madre di quest’ultimo (apprenderemo poi che essa, da giovane, ha avuto col Maligno un legame deter­minante, sicché Kevin è trascinato da una preoccupante paternità verso un vi­luppo tortuoso e vizioso di vincoli di pa­rentela).

Diciamo che questi sono i dati di parten­za, costruiti in un modo così convulso che il film è costretto di continuo a oscillare fra una minuziosa casistica pa­ra-legale, così come il cinema americano sa foggiare con inimitabile precisione, e una “diavologia” divulgativa che oscilla fra l’orrorifico e l’involontariamente grottesco. La prima a battersi contro il Maligno è Mary Ann, che comincia a vedere volti diabolici, a tratti, sotto quello delle mogli troppo gentili dei colleghi del marito… Il seguito va visto

Perché il diavolo, onnipossente nel male – è forse mortale anche lui? -‘ deve occuparsi tanto di avere un erede e di averlo fa­cendo unire due fratellastri, al punto di seguire da sempre Kevin, suo figlio? Si direbbe che il gioco diabolo-legalistico, così fortemente americano, come si è detto, finisca col prendere la mano allo sceneggiatore (ma forse il difetto è nel romanzo, che non conosco) e a condi­zionare tutto il lunghissimo film, di continuo incerto fra satira, variazione grottesca, thriller, compiacimento “infernale”. Presumo che sia destinato a piacere a pochi . Personalmente, sen­za discuterne i limiti enormi e le goffag­gini palesi, da vecchio amatore di cine­ma Usa, mi sono divertito ad ammirare il gioco impeccabile degli attori di contorno, il gigionismo sfrenato di Al Pacino, l’abilità dei creatori di mobili sceno­grafie (si vedano le statue della stanza di Milton, che diabolicamente si animano).

(Letture 1998/544/75)

Un giovane e promettente avvocato di provincia riceve una vantaggiosa propo­sta da uno studio di New York e con la bella moglie si trasferisce nella metro­poli. Il suo mentore è un potente uomo d’affari che si chiama John Milton. Co­me il grande poeta inglese. Esperto in codici, l’avvocatino deve avere scarse cognizioni letterarie, sennò sospettereb­be che quel nome possa essere un narci­sistico omaggio all’autore del Paradiso perduto che riserva a Satana un grandio­so ritratto.

Belzebù deve aver seminato parecchi marmocchi su e giù per gli States alla fine degli anni ’60. Se Rosemary’s baby è nato nel ’68, il brillante avvocatino di provincia è del ’66. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e infatti quest’altro rampollo di Mefistofele si porta appresso un forte complesso di Edipo rifiutando le proprie origini. Il peccato della vanità, l’ossessione del successo, le tentazioni del demonio, il primato della morale sulla giustizia:

nell’Avvocato del diavolo c’è proprio tutto, in un intruglio di filone giudiziario e horror apocalittico. Un film di taglio spesso, con un istrionico Al Pacino che si regola di conseguenza.

(Famiglia Cristiana 04/02/98)

Alcune domande per leggere il film

Quali limiti, al di là del punto di vista scenico, rilevi nel film?

Come è rappresentato il male?

Nella realtà è proprio così?

Quali “problemi” a livello di fede pone il film? (sempre se parla di fede)

13 Marzo 2013

PAPA Benedetto XVI

Filed under: DOCUMENTARI,PAPA — giacomo.campanile @ 18:47

PAPA BENEDETTO XVI

Papa Benedetto XVI, in latinoBenedictus PP. XVI, in tedescoBenedikt XVI; nato Joseph Aloisius Ratzinger (Marktl16 aprile 1927 – Città del Vaticano31 dicembre 2022), è stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 7º sovrano dello Stato della Città del Vaticanoprimate d’Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013. Settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, Benedetto XVI ha tuttavia rinunciato al titolo di patriarca d’Occidente impiegato dai suoi predecessori.[2]

Affermato professore di teologia, partecipò al Concilio Vaticano II e successivamente prese parte attiva alle riviste Concilium e Communio, della quale fu tra i fondatori. Nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e creato cardinale da papa Paolo VI nel 1977, durante il pontificato di Giovanni Paolo II fu tra i suoi più stretti collaboratori, essendo stato chiamato a reggere la Congregazione per la dottrina della fede dal 1981 al 2005. Decano del collegio cardinalizio dal 2002, con il conclave del 2005 succedette a papa Giovanni Paolo II.

Nel concistoro ordinario dell’11 febbraio 2013 annunciò la rinuncia «al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro», con decorrenza della sede vacante il 28 dello stesso mese.[3][4] È stato l’ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, se si considerano unicamente i casi dei papi di cui si hanno fonti storiche certe o molto attendibili[5]Clemente IPonzianoSilverioBenedetto IXGregorio VICelestino V e Gregorio XII. Al soglio pontificio gli è succeduto papa Francesco, eletto il 13 marzo 2013.

Dopo le dimissioni, il suo titolo diventò sommo pontefice emerito o papa emerito, mentre il suo trattamento rimase quello di Sua Santità.[6]

Benedetto XVI, scomparso il 31 dicembre 2022, è stata una figura a suo modo unica nella storia della Chiesa e un personaggio cruciale per l’era presente. Primo Papa a dimettersi dai tempi medievali, primo pontefice “emerito” della storia della Chiesa, stratega della Chiesa globale di Giovanni Paolo II da cardinale e grande difensore della tradizione cattolica da pontefice, teologo studioso della figura di Gesù e della presenza di Dio nella storia prima dell’ascesa nella gerarchia episcopale prima, pontefice controcorrente proprio perchè conservatore poi, Ratzinger è difficilmente inquadrabile in precise coordinate politico-religiose.

Fino alla morte a 95 anni compiuti Joseph Ratzinger, nato il 14 aprile 1927 a Marktl, nel cuore cattolico tedesco della Baviera, ha parlato e fatto parlare di sé. Dai tentativi di strumentalizzazione della sua figura contro Papa Francesco agli assalti della Chiesa “scissionista” del suo Paese natale, Benedetto XVI è spesso salito alla ribalta delle cronache suo malgrado.

Ma dal profondo silenzio in cui si è ritirato dopo le dimissioni dal soglio pontificio nel 2013 ha continuato a far sentire il suo pensiero con pochi, mirati scritti, condensato di una cultura profonda e perennemente stimolata dalla curiosità.

Il teologo del Concilio Vaticano II

Figlio di una famiglia profondamente cattolica, Ratzinger si avviò fin da giovane alla carriera ecclesiastica. Dopo una fugace esperienza da giovane coscritto negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, che non lo vide mai coinvolto in scontri a fuoco nell’ultima ora della Wehrmacht, nel 1946 s’iscrisse all’Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga, ove studiò filosofia e teologia cattolica, ma ben presto, nel 1947, decise di prendere i voti e si trasferì nel seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera, un seminario interdiocesano dove confluivano tutti i candidati al sacerdozio della Baviera, e continuò gli studi di filosofia e teologia presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco.

Il 29 giugno 1951 fu ordinato sacerdote assieme al fratello maggiore Georg e due anni dopo discusse una tesi sul concetto del rapporto tra popolo e Dio nel pensiero di Sant’Agostino, la cui profonda teologia sociale sarebbe stata una sua guida per il resto della carriera. Agostino, ha scritto Gianni Valente in Ratzinger professore, è un modello per Ratzinger, quasi un paradigma della sua esperienza umana. Da Papa lo ha indicato come “un buon “compagno di viaggio” nella mia vita e nel mio ministero”, dichiarando di stimare la  sua “teologia molto personale”, la sua volontà di cercare il disegno di Dio nella storia e negli eventi umani. E non a caso Ratzinger avrebbe sempre studiato, con grande attenzione, il segno di Dio nella ricerca scientifica (celebri i suoi studi di Bohr, Heisenberg e dei grandi padri della fisica quantistica), nel dialogo con il mondo extra-religioso, nel confronto con la società civile.

Ratzinger, secondo il segretario particolare monsignor Georg Gänswein, ha sempre identificato sé stesso nella definizione agostiniana di “grande bambino di Dio” che, “con una mitezza disarmata”, come sant’Agostino, “appassionatamente anela di giungere finalmente a quel “sempre” di cui si dice nel Salmo 105: “Cercate sempre il suo volto”.

Filosofia, religione, cultura: il pensiero di Ratzinger, acuto e pungente, gli permise di apparire come un innovatore in una Chiesa che marciava verso il Concilio Vaticano II, tanto che il modernismo che avrebbe in futuro molto avversato fu, da diversi suoi critici, indicato come la sua ideologia di riferimento. Le migliori facoltà di studi teologici si contendevano il giovane teologo bavarese, che nel maggio 1957 ottenne la cattedra di teologia fondamentale presso l’Università di Monaco e sette mesi dopo iniziò a insegnare teologia dogmatica e fondamentale presso l’Istituto superiore di teologia e filosofia di Frisinga. Divenne professore all’Università di Bonn nel 1959 e la sua lezione inaugurale fu su Il Dio della fede e il Dio della filosofia. Nel 1963 si trasferì all’Università di Münster e sei anni dopo, nel 1969, tornò in Baviera, chiamato dall’Università di Ratisbona

a fama per Ratzinger venne anche grazie al suo ruolo di consulente del Concilio Vaticano II, che lo portò a sviluppare “un pensiero che parte da tutta la vastità della Tradizione cristiana, e in base a essa cerca di descrivere la costante ampiezza delle possibilità ecclesiali”, presentando la Chiesa come corpo vivo nella storia, capace di adattarsi al mondo.

Ratzinger, ha ricordato La Stampa, ha vissuto il serrato tourbillon di “iniziative, sessioni di lavoro, brainstorming e elaborazioni di documenti a stretto contatto coi più grandi pensatori del mondo cattolicoi del XX Secolo, da Congar a Rahner, da Frings a Volk, da De Lubac a Danièlou”. Da cardinale Prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha legato il suo nome al Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1992 per riproporre in maniera sistematica il depositum fidei alla luce del Vaticano II. Da Papa ha provato a risanare lo scisma coi tradizionalisti lefebvriani, esponendosi alle accusa di aver aperto alla Chiesa dell’anticoncilio” che non trova riscontro nella realtà dei fatti.

Lo stratega di Giovanni Paolo II

Nel marzo 1977 Papa Paolo VI nominò Ratzinger arcivescovo di Monaco e pochi mesi dopo, a giugno, lo scelse per entrare a far parte del collegio cardinalizio definendolo “un insigne maestro di teologia”.

Nel 1978 fu tra i cardinali che promossero l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II, il quale tre anni dopo lo chiamò a Roma, costituendo il sodalizio che fino al 2005 avrebbe retto la Chiesa cattolica: Ratzinger fu il vero stratega del pontificato globale di Papa Giovanni Paolo II, ne curò l’attento bilanciamento tra chiara posizione dottrinale e vocazione universale, ne strutturò la posizione anticomunista senza fargli perdere la vocazione sociale, ne guidò la dinamicità nell’era post-conciliare. Dal 1981 Ratzinger fu prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Da cardinale è stato ritenuto una personalità illuminata che aveva permesso l’ingresso di ricercatori, giornalisti, storici e teologi nella sua congregazione, concedendo loro l’accesso anche all’Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede. Il 22 gennaio 1998, ad esempio, la congregazione guidata da Ratzinger rese disponibili tutti i documenti della Santa Inquisizione precedenti alla morte di papa Leone XIII nel 1903.

Sempre più centrale nella visione del pontificato, Ratzinger divenne sempre più intimo del papa polacco mano a mano che le condizioni di salute di Giovanni Paolo II si aggravavano. Nell’aprile del 2005, poche settimane prima della sua morte, lo sostituì nelle cerimonie del Venerdì Santo e, in seguito alla sua scomparsa, il 19 aprile 2005 fu eletto papa. Scelse come nome Benedetto XVI

Benedetto XVI resse la Chiesa per otto anni tra la morte del carismatico Giovanni Paolo II e l’ascesa di Papa Francesco. Associata soprattutto alle sue dimissioni del febbraio 2013, la portata storica del pontificato di Ratzinger è stata in realtà ben più articolata.

Il pontificato ratzingeriano è stato quello che ha inaugurato una vera e propria battaglia alla pedofilia: Benedetto XVI ha inasprito tutte le norme canoniche in tema di pedofilia, raddoppiando la prescrizione (da dieci anni a venti) e consentendo così di punire casi vecchi di decenni, anche quando per le leggi civili non erano più giudicabili. Inoltre, è stato il Papa che ha ridotto allo stato laicale i colpevoli in presenza di prove evidenti.

Benedetto XVI ha voluto ricomporre lo scisma post-conciliare; ha portato in campo un dialogo a tutto campo con le grandi potenze del pianeta, come gli Stati Uniti e la Russia; ha alzato l’asticella dei valori non negoziabili per la teologia cattolica.

Benedetto XVI è stato il primo pontefice a introdurre una teologia ambientale anticipando Francesco e ha avanzato una serie di letture critiche dell’ideologia neoliberista che ha amplificato la forza della critica di Giovanni Paolo II. Ratzinger condannò a suo tempo il comunismo definendo l’Unione Sovietica “una vergogna dei nostri tempi”, ma dopo l’ascesa al soglio pontificio ha invitato a coordinare il libero mercato con il senso di responsabilità dell’uno verso l’altro.

Convinto assertore del rapporto dialettico necessario tra Fede e Ragione, si è sottolineato su “Osservatorio Globalizzazione”, “Benedetto XVI ha indicato sempre nell’uomo il fine dell’azione evangelizzatrice e del ragionamento della dottrina sociale della Chiesa”. Summa di questa complessa visione “è l’enciclica Caritas in veritate, pubblicata nel 2009, definibile senza alcuna remora una delle opere più fondamentali per l’evoluzione del pensiero economico nel XXI secolo. L’enciclica, “erede della Popolorum progressio di Paolo VI e della grande produzione sociale di Giovanni Paolo II, teorizza il rifiuto dell’accumulazione capitalistica” compiuta riducendo lo spazio d’azione dell’uomo e la sua autonomia. Ribadisce la centralità del lavoro, difende l’economia civile fondata su dono e gratuità come antitesi a quella puramente competitiva dell’era neoliberista. Mario Draghi, ai tempi governatore della Banca d’Italia, commentò per l’Osservatore Romano il lavoro di Ratzinger sottolineando come il portato principale dell’enciclica fosse la presa di consapevolezza del fatto che ogni decisione economica ha conseguenze di carattere morale.

Secondo lo storico ed economista Giulio Sapelli “la Caritas in veritate indica che ci può essere una formazione economico-sociale oltre al capitalismo”, esaltando la pluralità delle forme di organizzazione, dall’impresa sociale alla cooperazione. L’accademico torinese ha ricordato il contributo essenziale dato da Ratzinger al pensiero economico, dato che dall’alto del suo ruolo pontificale Benedetto XVI “ha denunciato la finanza fine a se stessa, la speculazione, la disoccupazione. La Caritas in veritate è animata da un vero e proprio atto d’accusa contro l’accumulazione capitalistica e il profitto fine a sè stesso”.

Per Ratzinger lo sviluppo non si può ridurre alla mera crescita economica e, affinché ci possa essere autenticità esso deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. “Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera”, scrive Ratzinger rifiutando la dottrina individualista del neoliberismo e indicando la strada dell’identificazione di una doppia radice, antropologica e teologica, nella risposta ai problemi globali.

In sostanza, il progetto principale del pontificato di Benedetto XVI è stato il recupero dell’ancoraggio della Chiesa cattolica alla cultura occidentale e di un concetto integrato di ragione umana. John Waters ha scritto su Il Foglio parole importanti sulla grande inattualità di Ratzinger, “preoccupato dalla possibilità che l’Occidente cadesse in un nuovo periodo buio proveniente dai laboratori scientifici, dai media mendaci, dalla perversione dell’istruzione universitaria, dalla corruzione della democrazia parlamentare, dalla crescita insidiosa dell’influenza ideologica delle Nazioni Unite – tutti quei pilastri della dittatura del relativismo” da lui più volte denunciati. Inattualità, quella ratzingeriana, tale da rendere quasi rivoluzionari alcuni suoi discorsi, come quello pronunciato nel 2012 sul diritto a non emigrare, che gettava una luce importante sul ruolo dell’Occidente nel causare l’emigrazione di massa dall’Africa attraverso politiche incapaci di liberarla dalla trappola del sottosviluppo.”

Anche dopo il suo ritiro quasi monacale dopo le dimissioni dal pontificato, “benedettino” nel senso primigenio del termine, Ratzinger non ha smesso di produrre scritti e pensieri sui temi di sua attenzione. Fornendo dall’esterno sostegno alla marcia della Chiesa nell’era Bergoglio e scansando ogni tentativo tardo-reazionario di contrapporlo a Francesco.

Soprattutto, continuando fino all’ultimo giorno a impegnarsi nell’inesauribile dialogo tra fede e ragione che lo ha ispirato per tutta la vita, con la curiosità del bambino degli scritti di Sant’Agostino in perenne ricerca del senso più profondo dell’esistenza.

“Habemus Papam” – Storia dei Conclavi. Le elezioni pontificie da S. Pietro a Benedetto XVI [RAI]

5 Marzo 2013

Il David. Il potere del genio – Bernini

Filed under: ARTE — giacomo.campanile @ 17:39

Il potere del genio – Bernini

 

 

Il David di Gian Lorenzo Bernini è un capolavoro del Barocco romano che ha rivoluzionato la rappresentazione di questo iconico personaggio biblico. A differenza delle statue più statiche e contemplative dei suoi predecessori, come il David di Michelangelo, la scultura di Bernini cattura il momento preciso in cui l’eroe biblico sta per scagliare la pietra contro il gigante Golia. Il dinamismo e la vitalità di quest’opera sono straordinari: il corpo di David è in tensione, i muscoli sono tesi, lo sguardo è concentrato e il volto esprime una determinazione feroce.

Una delle caratteristiche più innovative della scultura di Bernini è la rappresentazione del movimento. Il corpo di David è in torsione, le gambe sono piegate in una posizione innaturale, eppure la figura sembra sospesa in un istante di perfetta equilibrio. Questa rappresentazione del movimento è tipica del Barocco, uno stile artistico che mirava a suscitare emozioni intense nello spettatore attraverso l’uso di effetti drammatici e di un linguaggio formale dinamico.

Un altro elemento fondamentale della scultura di Bernini è il realismo psicologico. L’artista è riuscito a rendere tangibile lo sforzo fisico e la concentrazione di David nel momento precedente al gesto decisivo. Il volto dell’eroe è contorto dalla tensione, le labbra sono serrate, e gli occhi brillano di una luce intensa. Questa rappresentazione psicologica così profonda rende la scultura di Bernini un’opera estremamente coinvolgente e umana.

La tecnica scultorea impiegata da Bernini è anch’essa degna di nota. L’artista ha lavorato il marmo con una maestria straordinaria, creando una superficie estremamente liscia e levigata che sembra quasi viva. La luce gioca un ruolo fondamentale nell’opera, creando chiaroscuri che accentuano la muscolatura e le forme del corpo.

Il David di Bernini è un’opera che continua a affascinare e a sorprendere gli spettatori. La sua capacità di rappresentare il movimento, il realismo psicologico e la maestria tecnica ne fanno uno dei capolavori indiscussi del Barocco. Questa scultura ci invita a riflettere sulla forza della volontà, sulla determinazione e sulla capacità dell’uomo di superare le avversità.

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