OMOFOBIA
L’omofobo è il nemico. Come abbiamo fatto a lasciarci ingannare in questo modo?
Breve storia di uno psicoreato: l’omofobia da invenzione terminologica ad etichetta discriminatoria
https://www.ilmessaggero.it/persone/nausica_della_valle_giornalista_lesbica-4330740.html
L’IRRICEVIBILE DOCUMENTO POLITICO DEL GAY PRIDE di Mario Adinolfi Oggi c’è a Roma il Gay Pride. Al di là dei carrozzoni e delle carnevalate, c’è un documento politico di richieste leggibile sul sito della manifestazione. Gli Lgbt chiedono la legge cosiddetta antiomofobia (legge liberticida che renderebbe processabile l’autore di un libro come Voglio la mamma), il matrimonio omosessuale e la conseguente omogenitorialità (con figli nati nel caso dei gay da procedure come l’utero in affitto e comunque sopprimendo la figura materna: vogliono negare ai bimbi per legge il diritto ad avere una mamma), il “riconoscimento dei poliamori e delle relazioni aperte come differenti forme di affettività che ciascuna e ciascuno di noi può scegliere liberamente” (perché come è logico, se salta il matrimonio tra un uomo e una donna bisogna tutelare pure le attruppate a tre, a quattro, a otto). Tutto questo con una richiesta di premessa: un welfare che “superi radicalmente l’attuale impostazione familista”, dunque meno soldi alle famiglie “normali” che tirano avanti la carretta e crescono i figli, per dirottarli su non si sa bene quale formula di tutela e a quali soggetti, basta che si “superi radicalmente” un welfare che sostenga i papà e le mamme, come se mai questo tipo di welfare si sia realizzato in Italia. La famiglia italiana naviga nell’oro, superiamo “radicalmente” il “welfare familista”, massì. Tutta questa massa di stronzate è contenuta nel “documento politico” del Roma Pride che va in scena oggi a Roma. Per questo mi imbufalisco quando mi danno dell’omofobo. Io non combatto gli omosessuali, non ho alcun fastidio per la loro inclinazione e quello che fanno sotto le lenzuola è affar loro. Io rivendico il diritto di combattere politicamente un’impostazione sbagliata, caotica, irrazionale, prepotente e discriminatoria che se dovesse affermarsi genererebbe un mondo peggiore per i nostri figli. Genererebbe l’obbrobrio della compravendita dei gameti e dei bambini oltre che lo sfruttamento delle donne e l’umiliazione della maternità nelle procedure di utero in affitto, la negazione di diritti fondamentali dei bambini come quello a conoscere la propria origine biologica, la negazione per legge al diritto ad avere una mamma, la frantumazione di una società basata sulla famiglia sostituita da una società composta da generici “poliamori”, la definitiva desertificazione di prospettive di welfare che aiutino la famiglia dove un papà e una mamma si fanno carico faticosamente di crescere figli e spesso di sostenere disabili e anziani non autosufficienti, dirottando le già scarse risorse verso chissà quale destinazione. Da una parte papà e mamma con la loro solitaria fatica quotidiana per crescere figli e far andare avanti una famiglia, dall’altra i “poliamori” e gli uteri in affitto. Dovete scegliere. Quando vi diranno di nuovo “ma che male c’è se due uomini vogliono sposarsi”, rispondi che due uomini possono fare quello che vogliono, ma matrimonio e famiglia sono parole serie, che raccontano la fatica contemporanea e di centinaia di generazioni passate. Per questo noi difendiamo il senso delle parole. Siamo radicalmente alternativi al documento politico presentato dal Roma Pride, rivendichiamo il diritto a dirlo, i circoli VLM sul territorio faranno conoscere questa piattaforma di richieste messe nero su bianco e spiegheranno perché la contrastano. Non è omofobia, è battaglia politica. Riteniamo sia nostro diritto lottare, almeno quanto è loro diritto farlo. A scegliere, però, devono essere gli italiani: non qualche sentenza surrettizia della magistratura. Siamo certi che gli italiani nella stragrande maggioranza rifiutano in blocco la paccottiglia ideologica del Roma Pride e, come si è dimostrato ovunque e da ultimo in Francia, la sinistra che dovesse dare loro spazio è una sinistra destinata al tracollo. Ci rifletta bene Matteo Renzi, che non a caso gli organizzatori del Roma Pride tirano per la giacchetta. Quella roba lì è irricevibile. Quel documento politico spiega cosa chiede una piccola lobby peraltro frastagliata e rissosa al proprio interno che ha consentito a qualche omosessuale di costruirci sopra una carriera. La spiegazione è chiara. La nostra risposta anche