La chiesa sorge in via del Quirinale, sull’area occupata dall’antica “S.Andrea de caballo” o “de equo marmoreo“, chiaro riferimento al gruppo marmoreo in piazza del Quirinale. Questa chiesa era già antica ed illustre nel 1400, poiché le sue origini risalgono all’XI secolo. Nel 1566 fu interamente rifatta a spese della duchessa di Tagliacozzo, quando l’area fu donata a S.Francesco Borgia. Accanto vi fu costruita la casa del noviziato per la Compagnia di Gesù. Nel XVII secolo il principe Camillo Pamphilj incaricò Gian Lorenzo Bernini di ricostruire la chiesa, che assunse, così, l’aspetto attuale soltanto nel 1662. Con questo edificio (1658-1671) Bernini ribaltò la concezione prevalente in fatto di architettura religiosa: la chiesa ha infatti una pianta ellittica, dove l’asse più lungo è quello orizzontale, mentre il più corto va dall’ingresso all’altare maggiore. La facciata, incassata in un proscenio ricurvo con un effetto di grande contrasto, è totalmente costituita da elementi dell’architettura classica (fregio con motivo greco consistente in un serrato alternarsi di forme ovali e piccoli parallelepipedi, colonne corinzie, triangoli e semicerchi romani), ma tutti sottoposti ad una compressione laterale che ne esalta la verticalità. Un’elegante scalinata curvilinea conduce al protiro (nella foto sotto il titolo), sorretto da due colonne ed ornato dal grande stemma cardinalizio del principe Camillo Pamphilj, committente dell’opera; due alte lesene sorreggono invece il grande timpano modanato. L’interno, da molti definito “la perla del Barocco”, è un gioco di luci e ombre che prelude al Rococò.
Splendida la cappella maggiore (nella foto 1) con altare in bronzo dorato e lapislazzuli, disegnata dallo stesso Bernini ed ornata da una bellissima raggiera dorata con angeli e cherubini di Antonio Raggi; al centro si trova una tela con la raffigurazione del “Martirio di S.Andrea”, opera del Borgognone. Verso l’alta cupola si slancia un gruppo scultoreo con un “S.Andrea Crocifisso” che sovrasta l’altare, volgendo lo sguardo all’immagine di se stesso nell’atto di ascendere in cielo.