Una posizione netta e ben diversa da quella corrente: per i più infatti la questione della pornografia si pone nell’ambito delle libere scelte individuali, e diventa un problema del quale occuparsi solo quando subentra un fenomeno di dipendenza patologica; la questione si sposta allora in ambito psico-sanitario, continuando però a rimanere un problema individuale, che riguarda eventualmente solo la singola persona e le sue personali fragilità.
Ma è proprio così? La sessualità umana è stata sempre fonte di grandi contraddizioni e non potrebbe essere diverso: il sesso è e sarà sempre per gli uomini una pietra d’inciampo e una fonte di scandalo, perché il sesso rappresenta il punto di incontro cruciale tra natura e cultura.
La chiave di volta di ogni cultura passa dal modo in cui l’uomo riesce a simbolizzare le domande centrali dell’esistenza, che riguardano la vita e la morte, e la sessualità si trova proprio al crocevia di queste domande: attraverso l’incontro sessuale infatti avviene la trasmissione della vita, ma trasmettere la vita ci spinge anche verso la morte, per lasciare spazio alla nuova generazione.
La spinta naturale del sesso diventa cultura attraverso i significati che sappiamo introdurre, attraverso la capacità tutta umana di trascendere le valenze puramente biologiche per arricchirle di domande e di risposte. È la storia della nostra civiltà: collegare la sessualità con il tema dell’amore, della fedeltà, del valore dell’altro, ha permesso di dare sempre più spazio al rispetto per le donne e di dare valore alle relazioni.
Non si è trattato di un passaggio naturale, ma di un percorso culturale: un percorso del quale la cultura cristiana è indiscutibile protagonista. Ora il dilagare della pornografia segna il pericolo di tornare indietro, verso un sesso-bisogno, slegato dalla relazione, senza alcun significato e senza alcun valore. Le parole allarmate del Papa ci aiutano a vedere con più chiarezza il pericolo di scivolare verso un mondo che ritiene inevitabile e forse persino auspicabile tornare a separare l’esperienza del sesso da quella dell’amore e della relazione.
Il messaggio che riceviamo dal nostro tempo sembra essere questo: il sesso non è che un’attività ricreativa per adulti e uno sfogo pulsionale cui abbiamo diritto; perché allora complicarsi la vita legando inestricabilmente il sesso e la relazione? Ma nel profondo di sé l’uomo sa che fare l’amore è molto più che fare sesso: è un’esperienza che ci chiede un po’ di più, per darci infinitamente di più. Ci chiede di amare, per farci sperimentare la meraviglia di essere amati. Ricordiamo allora ciò che diceva Giovanni Paolo II: il contrario di amare non è odiare ma usare. La pornografia è proprio questo, un modo di usare l’altro per il proprio piacere. Per questo la pornografia uccide l’amore.