Il vescovo Ignazio di Antiochia,
nelle lettere scritte all’imperatore Traiano (110 circa) e dirette alle comunità dell minore (Efeso, Magnesia, Tralli, Filadelfia, Smirne), al vescovo Policarpo, alla chiesa di Roma dove Ignazio riceverà il martirio (testimonianza), approfondisce teologicamente la struttura della chiesa primitiva: al vertice sta l’episcopato monarchico(sorvegliante), sotto di lui ci sono presbiteri (anziano) e diaconi (servitori).
Ignazio dà a questa struttura un fondamento teologico: essa è modellata sulla gerarchia celeste (il Padre, il Cristo, gli apostoli).
Il sacramento viene interpretato in senso misterico, in quanto unisce il credente con Cristo e unifica la chiesa. Si può dire che Ignazio è teologo dell’unità della chiesa, la quale si concretizza nella per del vescovo ed è formata e plasmata nel mistero trinitario. Questa è l’unica realtà che la distingue da tutte le altre realtà sociali.
Nella lettera indirizzata ai romani Ignazio riconosce un certo primato di questa chiesa che presiede nella carità.
Egli usa diverse immagini le più originali, per spiegare il mistero della chiesa. Essa è come un coro le cui voci si fondono all’unisono nell’inneggiare al Signore come pianta del Padre, come corpo di Cristo, edificio di Dio, Esercito di Dio da cui nessuno deve disertare. Per la prima volta in queste lettera appare il termine cattolica applicato alla chiesa.
Altri scritti, come la Lettera di Barnaba, il Pastore di Erma, frammenti rimasti di Papia di Gerapoli e anche la Lettera a Diogneto sono una testimonianza eccezionale della coscienza che la chiesa va di se stessa, in quanto in questi scritti non solo si nota una forte concezione del messaggio evangelico, ma vi è contenuta una prima istananza storica, specie per quanto riguarda la teologia e la struttura della chiesa.
In effetti, la letteratura cristiana del lI sec., apologetica e antieretica, ha di mira l’unità della chiesa, la sua tradizione e la giustificane della dottrina cristiana vissuta nella chiesa.
Su queste medesime tematiche si ferma, con un’analisi critica approfondita, un geniale padre della chiesa, Ireneo di Lione (184+), giustamente definito il padre della dogmatica cattolica. Nel scritto Adversus haereses, nel libro III, sviluppa un’ecclesiologia attorno al principio della tradizione. Ireneo è fermamente persuaso l’insegnamento degli apostoli continua a vivere senza alteraziormando la tradizione quale fonte e norma della fede. Egli è sicuro che la successione apostolica, testimoniata dalla serie dei vescovi che dagli apostoli arriva fino a lui, è garanzia di verità. A conferma di questo discorso parla della chiesa di Roma, come della chiesa più grande e più antica, a tutti nota e fondata dagli apostoli Pietro e Paolo, con la quale, a motivo della sua più efficace supremazia, dovranno concordare tutte le altre (Adv. haeres. 3,3,3).
Tertulliano (160-222/3), scrittore ecclesiastico originale, mette al
servizio della fede la sua cultura giuridica, letteraria e filosofica. I
suoi scritti spaziano dall’ambito apologetico a quello dogmatico
ascetico e pratico; essi ebbero un influsso profondo e durevole nella
teologia.
Verso il 207, Tertulliano passò apertamente al montanismo.
Egli è il primo che usa il termine di «madre» come titolo della
chiesa; nella fase montanista assolutizza l’aspetto spirituale arrivando ad affermare che la comunità dei fedeli è il corpo della Trinità (De bapt. 6).
Egli concepisce una ecclesiologia essenzialmente pneumatica in opposizione alla chiesa assemblea dei vescovi. Il Tertulliano cattolico riconosce alla chiesa il possesso delle Scritture, dalle quali proviene la testimonianza dell’istituzione della chiesa da parte
di Cristo sul fondamento degli apostoli, ai quali, ed in essi ai loro
successori, era stato affidato il messaggio evangelico. La catena successoria è quella di cui aveva parlato Ireneo ove si attua la trasmissione (traditio) da parte dei vescovi della vera dottrina di Cristo.
Il mistero della chiesa viene approfondito da un grande vescovo
africano, Cipriano, morto martire nel 258. Egli considera la chiesa
come l’unica via della salvezza, «è impossibile avere Dio per Padre,
se non si ha la chiesa per Madre» (De unit. 6). La chiesa è la sposa di Cristo, il cui carattere fondamentale è l’unità; è paragonata all’arca
di Noè, al di fuori della quale nessuno può salvarsi; è una madre che raccoglie i suoi figli in una sola grande famiglia, e stringe al suo seno un popolo uno di corpo e di anima (De unit. 23).
Cipriano fonda l’unità della chiesa, minacciata dagli scismi, sull’attaccamento al vescovo della chiesa locale: «Dovreste comprendere che il vescovo è nella
chiesa e la chiesa nel vescovo, e che se uno non è con il vescovo, non è nella chiesa» (Epist. 66,9). Cipriano riconosce nella chiesa di Roma «la matrice e la radice della stessa cattolicità»
Novaziano, prete romano, scismatico, teologo di rilievo, martire nella persecuzione di Valeriano (257/8), nella sua opera più importante, il De Trinitate, riprende il pensiero di Tertulliano e di Cipriano. Nel cap. XXIX affronta i temi ecclesiologici fin a quel momento non proprio sviluppati; la chiesa è vista soprattutto in stretta dipendenza dallo Spirito Santo.
Nella teologia orientale emergono grandi personalità in campo
ecclesiologico.
Clemente di Alessandria, morto prima del 215, fondatore con Panteno della famosa scuola di Alessandria, crede fermamente nell’esistenza di una sola chiesa universale, come di un solo Dio Padre, di un solo Verbo divino e di un solo Spirito Santo.
Chiama la chiesa vergine-madre, che dà ai suoi figli il latte del Ver-
bo divino (Pedag. 1, 6, 42). La chiesa è il corpo pneumatico di Cristo, la gerarchia ecclesiastica che comprende tre stadi è un’imitazione della gerarchia angelica (Strom. 6, 13, 106)
Origene, che visse dal 185 al 253/4, fondatore della scuola di Cesarea, vede nella chiesa il popolo dei credenti, quale corpo mistico
di Cristo. Come l’anima abita nel corpo, così il Logos vive nella
chiesa, che è il suo corpo ed è il principio della sua vita (Contra Cels.
0, 48).
Origene è il primo a dichiarare che la chiesa è la città di Dio,
quaggiù sulla terra (In Ier. hom. 9.2). Illuminata dal Logos eterno,
a chiesa diventa l’universo dell’universo (In Ioh. 6, 59, 301, 304)
Renzo Lavatori – Giacomo CampanileVOI SARETEIL MIO POPOLOLa chiesaalla luce del Vaticano II