5 Marzo 2008

ECUMENISMO

Filed under: CANTI RELIGIOSI — giacomo.campanile @ 09:43

ecumenismo

Impegno volto a promuovere l’unità dei cristiani

Francesco e l'ecumenismo: un “cammino irreversibile” - Vatican News

Ecumenismo - Chiesa Luterana

 

Che cos’è l’ecumenismo

Cristiani nel mondo:

2.100.000.000 di fedeli
divisa in 5 correnti

Cattolica 1.100.000.000, Romani, latini 

Protestante 480.000.000 luterani, calvinisti, valdesi, 
Ortodossa 225.000.000, russi, slavi

Anglicana 73.000.000; inglesi
Orientali (Nestoriane e Neofista ecc.) 72.000.000.
Esistono inoltre altre 56 Chiese e 175 Istituzioni crist. 

Il termine ecumenismo indica l’impegno a favore di un’unione tra le diverse Chiese cristiane, sulla base di una comune professione di fede. Anche nei secoli passati le Chiese cercavano l’unità, ma la concepivano come un ritorno alla vera Chiesa da parte di coloro che avevano sostenuto tesi sbagliate. 

LA GRANDE FAMIGLIA DELLE CHIESE CRISTIANE NEL MONDO

La svolta del Novecento. Sino a un secolo fa, i vari gruppi cristiani si combattevano duramente tra loro: i protestanti chiamavano con disprezzo i cattolici “papisti” perché obbedivano al papa (cattolicesimo e protestantesimo) e i pontefici vietavano ai cattolici ogni forma di collaborazione con le società bibliche protestanti, che diffondevano le traduzioni della Bibbia in lingue moderne, giudicate pericolose per la fede. Nel corso del Novecento i protestanti hanno promosso il movimento ecumenico, che ha favorito il dialogo tra le diverse Chiese, e nel 1948 hanno fondato il Consiglio mondiale delle Chiese, con sede a Ginevra. La Chiesa cattolica ha istituito la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si tiene ogni anno dal 18 al 25 gennaio: con questa preghiera i credenti chiedono a Dio il raggiungimento dell’unità “che Dio vorrà con i mezzi che vorrà, e nel modo che egli vorrà”. Papa Giovanni XXIII ha istituito il Segretariato per l’unione dei cristiani e ha invitato come osservatori al Concilio Vaticano II anche esponenti delle altre Chiese.

Il decreto sull’ecumenismo approvato dal Concilio afferma che la Chiesa voluta da Cristo si realizza in modo più completo nella Chiesa cattolica, ma aggiunge che Dio può servirsi anche delle altre Chiese per operare la salvezza: ogni Chiesa appare, infatti, limitata, in quanto formata da uomini peccatori, rispetto alla Chiesa futura che solo Cristo potrà costruire, per cui gli altri non vengono più considerati eretici o scismatici, ma ‘fratelli separati’.

Momenti di preghiera. Negli anni successivi sono stati istituiti momenti di preghiera comune, come la Giornata di Assisi (27 ottobre 1986), promossa da Giovanni Paolo II e aperta anche a esponenti di religioni non cristiane; e altre iniziative comuni per promuovere la pace, l’aiuto ai più poveri, il rispetto del creato. Cattolici e protestanti hanno tradotto insieme la Bibbia nelle lingue moderne (realizzando la cosiddetta traduzione interconfessionale in lingua corrente).

Nel 1999 è stato trovato un accordo anche sulla dottrina della giustificazione, che cerca di spiegare in quale modo la grazia di Dio dona la salvezza all’uomo. I credenti delle diverse Chiese cercano di stabilire forme di ‘comunione’ reciproca, per diventare un’unica grande comunità unita nell’amore di Cristo e nella fede comune, ma rispettosa di alcune diversità, senza la pretesa di imporre riti uniformi.

I PROBLEMI SUL TAPPETO

Le differenze riguardo a certe verità di fede non consentono però ancora di celebrare insieme l’eucaristia, ossia il massimo segno di unità tra cristiani. Negli incontri periodici tra gli esponenti delle diverse Chiese sono state affrontate numerose questioni: la possibilità di concepire la funzione del papa nella Chiesa universale in modo meno autoritario rispetto al passato; in che modo Gesù è presente nel sacramento dell’eucaristia; se si tratta di una presenza reale, come affermano la Chiesa cattolica e quelle ortodosse, o solo simbolica; quale può essere la funzione del sacerdote e dei sacramenti nella Chiesa del futuro.

Per i protestanti la Chiesa è anzitutto la comunità che ascolta la parola di Dio trasmessa per mezzo della Bibbia, senza una netta distinzione tra chi predica e chi ascolta, mentre per cattolici e ortodossi la Chiesa, guidata dai vescovi, si esprime soprattutto nell’assemblea che celebra l’eucaristia. Inoltre i cattolici considerano necessario un più stretto legame tra le Chiese di tutto il mondo, sotto la guida del papa.

Come si deve annunciare il messaggio cristiano nel mondo? Oggi le Chiese cercano soprattutto di testimoniare una vita povera, non violenta, rispettosa degli altri e fondata sulla fede nella Resurrezione, mentre le sette che non aderiscono al movimento ecumenico promuovono una propaganda continua e insistente (detta proselitismo) per aumentare il numero dei propri membri.

Il complesso di progetti e sforzi per l’unità dei cristiani (più spesso movimento ecumenico). Già dal Medioevo, in seguito alle divisioni manifestatesi in seno al cristianesimo, ci furono tentativi d’unione, come quelli con le Chiese orientali ai Concili di Lione (1245 e 1274) e soprattutto di Ferrara-Firenze-Roma (1438-45); altri tentativi si ebbero tra il 16° e il 19° sec., mentre maturava, in isolate figure di pensatori ed ecclesiastici (per es., J. KrižanićG.W. LeibnizV.S. Solov′ëvJ. KeblePuseyJ.H. NewmanH.E. Manning), la riflessione sull’esigenza dell’unità dei cristiani. Tuttavia, solo dagli inizi del 20° sec. si è iniziato a usare il termine e. per indicare il movimento per l’unità dei cristiani.

LO SVILUPPO DEL MOVIMENTO ECUMENICO

Nella conferenza missionaria mondiale di Edimburgo (1910), generalmente considerata come l’inizio del movimento ecumenico, i partecipanti sottolinearono lo stretto legame tra l’unità dei cristiani e l’impegno di evangelizzazione. Sorsero quindi il Consiglio missionario internazionale (1921) e i movimenti Vita e azione (Life and work) per i problemi sociali, e Fede e costituzione (Faith and order) per quelli teologici, che tennero assemblee mondiali a Stoccolma (1925), Losanna (1927), Oxford ed Edimburgo (entrambe nel 1937); in queste ultime due venne proposta e approvata l’unione dei due movimenti in un Consiglio ecumenico delle Chiese, la cui nascita fu decisa nel 1938 a Utrecht e che prese infine avvio con la prima assemblea generale ad Amsterdam (1948). A questa fecero seguito le assemblee di Evanston (1954), Nuova Delhi (1961), Uppsala (1968), Nairobi (1975), Vancouver (1983), Canberra (1991), Harare (1998), Porto Alegre (2006). Alla quinta conferenza mondiale di Fede e costituzione, tenuta nel 1993 a Santiago de Compostela, partecipò, per la prima volta ufficialmente, la Chiesa cattolica; questa tuttavia continua a non fare parte del Consiglio ecumenico delle Chiese, benché mantenga con esso rapporti e forme di collaborazione.

Il Consiglio ormai non è più l’unico soggetto del movimento ecumenico, com’è emerso da due assemblee europee organizzate dalla Conferenza delle Chiese europee (ortodosse e protestanti) e dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (cattolico): la prima tenuta a Basilea nel 1989 sul tema della pace nella giustizia, e la seconda a Graz nel 1997 sulla riconciliazione, ambedue con la partecipazione, oltre che di teologi e delegati ufficiali, di numerosi fedeli delle diverse Chiese. Dall’assemblea di Graz ha avuto origine l’iniziativa di redigere un documento contenente acquisizioni e prospettive dell’impegno ecumenico intrapreso dalle diverse tradizioni cristiane europee e dopo un’ampia consultazione si è così arrivati a una Charta oecumenica, firmata nel 2001 a Strasburgo dai presidenti della Conferenza delle Chiese europee e del Consiglio delle conferenze episcopali europee.

Nella prospettiva di un concilio panortodosso, una commissione congiunta tra le antiche Chiese orientali e quelle ortodosse ha riconosciuto nel 1993 che le reciproche condanne non sono più valide, aprendo così la via all’unione. Ma difficoltà gravi e rotture sono tuttavia intervenute in seguito a contrasti di giurisdizione, complicati dai nazionalismi, nei territori già sovietici.

Nel riavvicinamento in atto tra anglicani e luterani (che ha però trovato ostacoli in alcune regioni, come in America Settentrionale) notevole rilievo ha assunto l’accordo di Porvoo del 1996 che prevedeva la piena comunione tra la Chiesa anglicana del Regno Unito e le Chiese luterane di EstoniaFinlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. In Italia, oltre allo sviluppo delle attività ecumeniche in molte diocesi, dopo i lavori di una commissione bilaterale della Conferenza episcopale italiana e della Chiesa valdese e metodista è stato firmato nel 1997 un testo comune «per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia».

L’e. non si limita al progresso dei contatti ufficiali, della ricerca teologica e del dialogo dottrinale, ma si esprime anche in altri modi, come preghiere e celebrazioni liturgiche comuni (dal 18 al 25 gennaio si celebra ogni anno in tutto il mondo, fin dal 1908, per iniziativa di P. Wattson, un ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani), traduzioni interconfessionali della Bibbia (pubblicate in diverse lingue) e impegno per la pace e la giustizia.

E. E CHIESA CATTOLICA

L’atteggiamento cattolico nei confronti dell’e., inizialmente negativo, ebbe un’evoluzione piuttosto lenta, favorita tuttavia dal rinnovamento biblico e teologico nella prima metà del 20° sec. e dall’impegno di alcune figure di ecclesiastici (per es., M. Portal, il card. D. Mercier, P. Couturier, L. Beauduin, Y.-M.-J. Congar). Le prime caute aperture si ebbero durante il pontificato di Pio XII, ma la svolta decisiva fu segnata da Giovanni XXIII con l’annuncio (1959) del concilio Vaticano II e l’istituzione (1960) del Segretariato per l’unione dei cristiani, presieduto nel primo periodo dal card. A. Bea e quindi dal card. J. Willebrands. Il concilio, a cui presero parte per la prima volta numerosi osservatori non cattolici, approvò (1964) quasi all’unanimità il decreto Unitatis redintegratio sull’e., che riconosce un patrimonio comune e una comunione fondamentale tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e comunità cristiane.

Un gesto carico di significato fu, alla vigilia della conclusione del Vaticano II, la revoca delle reciproche scomuniche pronunciate nel 1054 da Roma e CostantinopoliPaolo VI sviluppò e approfondì notevolmente l’impegno della Chiesa cattolica nel dialogo ecumenico, poi ribadito da Giovanni Paolo II. A Lima nel 1982, per la prima volta, i cattolici sottoscrissero un importante documento comune su BattesimoEucarestia e Ministero. Nel Codice di diritto canonico del 1983 fu inserito un canone riservato alla promozione del movimento ecumenico (can. 755) e una concezione del tutto nuova e positiva del dialogo e dei rapporti interconfessionali, i quali prevedono, in certi casi, l’ammissione dei non cattolici ai sacramenti (can. 844). Nel 1988 Giovanni Paolo II promosse il Segretariato per l’unione dei cristiani a Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che nel 1993 pubblicò il nuovo Directoire pour l’application des principes et des normes sur l’oecuménisme, cui seguì nel 1995 l’enciclica Ut unum sint.

Nell’attività di approfondimento teologico legata all’e. rientrano i dialoghi ufficiali con la Chiesa ortodossa e con la comunione anglicana attraverso commissioni miste e quelli avviati con la Federazione luterana mondiale, con l’Alleanza riformata mondiale, con il Consiglio metodista mondiale, con gruppi di pentecostali e di evangelici. Nuove difficoltà nel dialogo tra cattolici e anglicani sono però sorte dopo la decisione della Chiesa d’Inghilterra di ammettere le donne all’ordinazione ministeriale (1992). Il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, invece, è ostacolato soprattutto dagli aspri contrasti tra la Chiesa ortodossa russa e i cattolici di rito orientale, da una parte, e dalla reazione ortodossa contro il proselitismo di cattolici e di altri cristiani, dall’altra, nei territori già sovietici dopo il crollo del regime comunista e il ritorno della libertà religiosa. Infatti, nonostante un accordo comune sottoscritto (1993) tra cattolici e ortodossi a Balamand nel Libano per respingere il metodo d’unione proprio del passato noto come uniatismo, una legge sulla libertà religiosa di tendenza restrittiva nei confronti delle Chiese cristiane non ortodosse – approvata nel 1997 dal Parlamento russo e sostenuta di fatto dal patriarcato di Mosca – non facilita il dialogo ecumenico. Un testo congiunto di cattolici e luterani (1994) ha portato alla firma nel 1997 di un’importante dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione.

IL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI

In senso lato, il termine e. è adoperato talvolta anche per indicare il dialogo tra le religioni e soprattutto, sviluppando i contenuti della dichiarazione conciliare Nostra aetate (1965), il dialogo tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo, che mira a eliminare le componenti pseudoreligiose dell’antisemitismo, riscoprendo ciò che è comune, riconoscendo e attenuando ciò che divide. Da parte ebraica è stato costituito il Comitato ebraico per i colloqui interreligiosi, formato da rappresentanti delle principali organizzazioni e correnti dell’ebraismo contemporaneo.

Con l’islam, da parte cattolica è stato iniziato il dialogo attraverso una Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani istituita nel 1974 in seno al Segretariato per i non cristiani (divenuto nel 1988 Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso). Lo stesso organismo vaticano mantiene contatti anche con altre religioni, specialmente con il buddhismo.

Di grande significato è stata infine la giornata mondiale di preghiera per la pace promossa da Giovanni Paolo II e tenutasi ad Assisi (1986) con la partecipazione di responsabili e rappresentanti non solo delle Chiese e comunioni cristiane, ma anche delle principali religioni del mondo.

LE CHIESE ORTODOSSE

(Simbolo del Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli)
La seconda divisione è quella del Grande scisma del 1054, che ha portato alla separazione tra la Chiesa cattolica latina e quella ortodossa orientale. I motivi di divisione erano teologici (la natura dello Spirito Santo, che per i cattolici «procede dal Padre e dal Figlio» e per gli ortodossi solo dal Padre), ecclesiali (disputa sul primato del Papa) e politici. Oggi l’Ortodossia è costituita da numerose Chiese autocefale, tendenzialmente nazionali, che fanno capo ai rispettivi patriarcati (Costantinopoli, Mosca, Sofia, Belgrado…): al loro interno, poi, una moltitudine di scissioni con chiese c.d. “canoniche” e “non canoniche”, cioè riconosciute o meno dal Patriarcato di Costantinopoli o di Mosca, spesso conseguenza di tensioni politiche nazionali quando non frutto di inimicizie personali tra vescovi. Al patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, è riconosciuta un’autorità di “primo tra pari” sugli altri patriarchi, ma senza un potere concreto come quello del Papa cattolico. I preti ortodossi si possono sposare, ma solo i celibi possono diventare vescovi. In Italia gli ortodossi sono di gran lunga la più numerosa comunità cristiana non cattolica, con 1 milione e 300 mila fedeli del patriarcato di Romania e 100 mila di Costantinopoli.
Anche in questo caso, a fianco di alcune di esse vi sono pure le chiese sorelle tornate in piena comunione con la Chiesa Cattolica.
LA RIFORMA PROTESTANTE

(Simbolo della chiesa luterana)
La terza grande divisione, la Riforma protestante, risale al 1517 e prese avvio dalla critica del monaco tedesco Martin Lutero contro la vendita delle indulgenze da parte della Chiesa di Roma; egli, tuttavia, inizialmente non voleva fondare una nuova Chiesa, bensì riformare quella cattolica. Dopo la scomunica nel 1521, con i suoi seguaci diede vita a una Chiesa separata per rilevanti aspetti dottrinali: la centralità della giustificazione per sola grazia (aspetto su cui è stato raggiunto un accordo tra cattolici e luterani nel 1999 con la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione), un’interpretazione di Gesù unico mediatore tra Dio e gli uomini (solus Christus) che esclude l’intercessione di Maria e dei santi, le Sacre Scritture come sola autorità in materia di fede (sola Scriptura), il libero esame delle Scritture da parte dei fedeli (senza un magistero ecclesiale), l’abolizione della gerarchia ecclesiale e del sacerdozio (anche se molte chiese luterane hanno conservato o recuperato la struttura episcopale e gran parte della liturgia cattolica), con una diversa organizzazione ecclesiastica (di tipo sinodale).

(Simbolo della chiesa calvinista)
In breve tempo il “ramo” della Riforma protestante si è diviso in altri rami. Attualmente le Chiese della riforma storica sono: Chiesa luterana, Chiese riformate e Chiesa anglicana (quest’ultima mal sopporta di essere accomunata alla prime due, rifiutando, sostanzialmente, la qualificazione di “protestante” e definendo se stessa “cattolica” ma non romana).
Le Chiese riformate derivano principalmente dalle riforme attuate da Huldrych Zwingli a Zurigo e subito dopo da Giovanni Calvino a Ginevra nei primi decenni del XVI secolo. La loro teologia accoglie (anche se con qualche distinzione) il pensiero di Lutero, accentua il tema della predestinazione, nega la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vieta l’uso di immagini per il culto. Il movimento valdese, presente in Italia dal XII secolo, aderì al calvinismo nel 1532, divenendo una Chiesa riformata.
LA CHIESA ANGLICANA

(Simbolo della chiesa anglicana)
La Chiesa anglicana nasce nel 1533 dall’Atto di supremazia con cui il re Enrico VIII, in rottura con il Papa, si dichiarò capo della Chiesa d’Inghilterra, in un primo momento senza mettere in discussione la teologia cattolica (lo stesso Enrico VIII aveva avuto dal Papa il titolo di “defensor fidei” contro il protestantesimo, titolo che tuttora portano i Sovrani d’Inghilterra) ma poi, di fatto, aderendo a quella protestante e, per un breve periodo, addirittura a quella calvinista più estrema, con l’abolizione dell’episcopato. Oggi la Chiesa anglicana ha recuperato gran parte della tradizione cattolica e mantiene la struttura ecclesiastica episcopale del cattolicesimo. I suoi pastori sono sacerdoti (anche se la loro ordinazione, come quella dei loro vescovi, è stata dichiarata invalida dalla Chiesa Cattolica) ma si possono sposare e possono essere ordinate anche le donne. Il capo della Chiesa anglicana è la regina Elisabetta II, ma l’arcivescovo di Canterbury presiede il Consiglio della Comunione anglicana, formata dalle Chiese locali. Una chiesa molto variegata, al cui interno convivono comunità con un’anima decisamente filocattolica ed altre dichiaratamente protestanti e riformate, una Comunione tendenzialmente inclusiva e sostanzialmente priva di una connotazione dottrinaria, teologica ed ecclesiale unitaria e che, per questo motivo, ha registrato nel tempo varie scissioni con il definitivo allontanamento di intere comunità di fedeli verso l’una o l’altra sponda.
Anche per la chiesa anglicana, infine, si registra la presenza di ritorni in massa alla Chiesa Cattolica, attraverso la costituzione degli Ordinariati per gli anglicani nei quali sono confluiti, mantenendo le proprie tradizioni, laici, sacerdoti e vescovi, che hanno voluto recuperare la piena comunione con la sede di Roma.
RISVEGLIO E PENTACOSTALISMO

(Simbolo della chiesa metodista pentecostale)
Tra Seicento e Settecento nel protestantesimo vi furono una serie di movimenti “di risveglio” che diedero vita nel mondo luterano al pietismo, in quello calvinista al battismo, nell’anglicanesimo al metodismo.

(Simbolo di una delle principali chiese pentecostali italiane: le Assemblee di Dio in Italia)
Infine, all’inizio del Novecento, ancora all’interno della galassia protestante, ha avuto origine il movimento pentecostale, d’impronta carismatica, che oggi è una delle denominazioni cristiane più diffuse e più in crescita al mondo (in Italia si stimano 400 mila fedeli), con tutta una serie di piccole “chiese” dalle più svariate denominazioni che, però, si richiamano tutte a tale movimento.

4 Comments »

  1. Carissimi, perché San Francesco piace tanto ancora oggi? Sapete che tra gli ordini religiosi quello francescano non ha registrato nei secoli la crisi delle vocazioni? Vi siete chiesti cosa affascina di questo grande santo ? Perchè tanti genitori mettono ai loro figli il nome di Francesco ( o Francesca o Chiara ) ?
    Provate a pensare alla sua straodinaria scelta di vita.
    Tanto per cominciare ebbe il coraggio di protestare, e per giunta davanti a tutte le autorità dell’epoca. Ebbe il coraggio di amare tutto e tutti, oltre ogni convinzione o rigidità sociale. Fece a meno di tutto, tranne che di Cristo e con il niente costruì valori, edificò persone. Abbassò i potenti ed innalzò gli umili. Quando tutti combattevano contro gli infedeli lui anndò a parlare con il Saladino. Quando tutti cercavano le ricchezze e la gloria lui scelse sorella povertà. Ebbe il coraggio di chiamare fratello anche Jacopa de’ Sette Soli. Apprezzò le semplici gioie della vita come il sole, l’acqua pura , ma anche i biscotti fatti proprio dall’amica Jacopa. Insomma la storia di san Francesco è simile alla storia di ogni ragazzo che vive la sua vita animato dai valori in cui crede. Come ogni giovane capace di lottare per un ideale. Insomma San Franceaco è la perenne giovinezza del mondo. Ecco perchè piace tanto ai giovani . Francesco è uno di loro.

    Comment by Paola — 18 Marzo 2008 @ 15:05

  2. S. Francesco era il fondatore dell’ordine francescano, che predicava la povertà, l’umiltà, il lavoro e l’ascetismo, e visse negli anni del 1200 o 1300. Nel Cantico delle Creature egli lodava il Signore attraverso la lode di tutte le sue creature, in quanto tutte loro sono una Sua manifestazione e sono nostri fratelli e nostre sorelle. Francesco loda anche la morte corporale perchè è l’unico passaggio che ogni uomo deve necessariamente compiere per andare dalla vita terrena e mortale del corpo alla vita eterna dell’anima.

    Comment by claudia aspromonti 3° C — 26 Marzo 2008 @ 09:40

  3. SI vede che San Francesco era stato ispirato da Dio !
    Lui sapeva lodare benissimo e comunicare con le creature che poi ha lodato nel suo bellissimo cantico.
    Nel 1200 lui è stato il primo che ha musicato le preghiere !
    Lei prof l’ ha interpretato benissimo !!
    Lode ! e mi invii RESUSCITò !!!

    Comment by FRANCESCO MINARDI IV A — 31 Marzo 2008 @ 11:53

  4. san francesco è il monaco che ha fondato l’ordine sdei francescani,è vissuto credo intorno al 1200 ad assisi,egli lodava il signore attraverso l’amore x tt le sue creature!!!
    bella proff!

    Comment by gabriella — 18 Aprile 2008 @ 07:26

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