Papa Francesco comincia così l’udienza generale, con una dichiarazione d’amore alla mamma di ogni cristiano. La Chiesa e Maria, la Madre di Gesù, sono “mamme entrambe”, ha detto, e ciò che si può dire dell’una vale per l’altra. E il primo atto che una mamma compie è di generare alla vita, nel caso della Chiesa generare alla vita della fede all’interno di una comunità, viva al di là dei suoi difetti:
“Un cristiano non è un’isola! Noi non diventiamo cristiani in laboratorio, noi non diventiamo cristiani da soli e con le nostre forze, ma la fede è un regalo, è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa. Quello è il momento in cui ci fa nascere come figli di Dio, il momento in cui ci dona la vita di Dio, ci genera come madre”.
E da una origine così palpitante non può dipendere, avverte Papa Francesco, un’appartenenza di facciata, un qualcosa di burocratico:
“Il nostro far parte della Chiesa non è un fatto esteriore, formale, non è riempire una carta che ci danno e poi … no, no: non è quello! E’ un atto interiore e vitale; non si appartiene alla Chiesa come si appartiene ad una società, ad un partito o ad una qualsiasi altra organizzazione. Il legame è vitale, come quello che si ha con la propria mamma, perché la Chiesa è realmente madre dei cristiani”.
Il magistero stesso di Papa Francesco si nutre di questa vitalità di scambio, naturale e diretto, con i fratelli di fede, in questo caso con gli 80 mila che lo ascoltano in Piazza. E nello stimolarli a una riflessione su quale sentimento di riconoscenza abbiano nei confronti della Chiesa come loro madre, rivolge a tutti, con la consueta simpatia, una domanda che fa pensare:
“Quanti di voi ricordano la data del proprio Battesimo? (…) La data del Battesimo è la data della nostra nascita alla Chiesa, la data nella quale la mamma Chiesa ci ha partorito. E’ bello… E adesso, un compito da fare a casa: quando oggi tornate a casa, andate a cercare bene qual è la data del vostro battesimo. E quella è buona, per festeggiarlo, per ringraziare il Signore per questo dono”.
“Amiamo la Chiesa come si ama la propria mamma – ha poi domandato Papa Francesco – sapendo anche comprendere i suoi difetti? Tutte le mamme hanno difetti, tutti ne abbiamo” e “la Chiesa ha i suoi difetti”. “La aiutiamo ad essere più bella, più autentica, più secondo il Signore?”. Poi, il Papa ha sottolineato che compito di una mamma è di aiutare i figli a crescere e la Chiesa lo fa con i Sacramenti, che accompagnano ogni persona nell’arco della vita, anche nei momenti più difficili o cruciali. Ma c’è una terza caratteristica tipica della Chiesa, che Papa Francesco spiega così:
“La Chiesa, mentre è madre dei cristiani, mentre ‘fa’ i cristiani, è anche ‘fatta’ da essi (…) Allora la maternità della Chiesa la viviamo tutti, pastori e fedeli. Alle volte io sento: ‘Io credo in Dio ma non nella Chiesa’ (…) Ma una cosa sono i preti… La Chiesa non è solo i preti: la Chiesa siamo tutti. E se tu dici che credi in Dio e non credi nella Chiesa, stai dicendo che non credi in te stesso, e questa è una contraddizione. La Chiesa, siamo tutti!”.
“Tutti – conclude Papa Francesco incalzando la folla – siamo chiamati a collaborare alla nascita alla fede di nuovi cristiani, tutti siamo chiamati ad essere educatori nella fede, ad annunciare il Vangelo”:
“Quando ripeto che amo una Chiesa non chiusa nel suo recinto, ma capace di uscire, di muoversi, anche con qualche rischio, per portare Cristo a tutti, penso a tutti, a me, a te, a ogni cristiano! Penso a tutti. Tutti partecipiamo della maternità della Chiesa, tutti siamo Chiesa: tutti; affinché la luce di Cristo raggiunga gli estremi confini della terra”.