Presunta capacità di dominare le forze della natura mediante il ricorso ad arti occulte di natura malefica ( m. nera ) o benefica ( m. bianca ); in origine, la dottrina dei magi persiani.
«L’incompatibilità tra la fede in Cristo e la magia» è stata ribadita dal Papa Francesco.
Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, tipiche non solo dell’occultismo e della stregoneria, ma che formavano un unicum con la scienza e la religione.
In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d’origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:
l’utilizzo di “parole magiche” che hanno il potere di comandare gli spiriti;
l’uso di bacchette ed altri oggetti rituali;
il ricorso a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
l’utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;
l’uso di amuleti che rappresentano l’immagine del demone per esorcizzarlo.
Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell’astrologia: l’osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.
In Grecia fu Erodoto a coniare il termine “mago” per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica.
Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunavano la magia all’idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d’Alvernia e Alberto Magno, che s’iniziò a porre l’accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi.
Dante Alighieri condanna maghi ed indovini nella quarta bolgia dell’ottavo girone infernale (Inferno – Canto ventesimo).
L’inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l’opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli Oracoli caldaici e degli Inni orfici. Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica.
Nel Rinascimento, sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno
Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia “la scienza più perfetta“, e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica.
Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s’iniziano a vedere le avvisaglie di una nuova polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi.
Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell’empirismo.
Nel XVIII secolo, con l’avvento dell’Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell’ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere, nell’ambito di correnti sotterranee rosacrociane e di alcuni settori della nuova massoneria.
Nel Settecento Johann Wolfgang Goethe rappresenta il protagonista del suo poema Faust come un erudito dottore che ha deciso di dedicarsi alle arti magiche, essendo rimasto deluso e annoiato della vita dopo aver invano cercato di penetrare i misteri dell’universo:
(Tedesco)«Habe nun, ach! Philosophie, / Juristerei und Medizin, / Und leider auch Theologie / Durchaus studiert, mit heißem Bemühn. / Da steh ich nun, ich armer Tor! / Und bin so klug als wie zuvor; / Heiße Magister, heiße Doktor gar, / […] und sehe, daß wir nichts wissen können! / […] Drum hab ich mich der Magie ergeben, / Ob mir durch Geistes Kraft und Mund / Nicht manch Geheimnis würde kund.»
(IT)«Filosofia ho studiato, diritto e medicina, e purtroppo teologia, da capo a fondo, con tutte le mie forze. Adesso eccomi qui, povero illuso, e sono intelligente quanto prima! Mi chiamano magister, mi chiamano dottore, […] e nulla, vedo, ci è dato sapere! Per questo mi sono dato alla magia, se mai per forza e bocca dello spirito qualche segreto mi si palesasse.[10]»
(Dal Faust di Goethe, prima parte, monologo iniziale, vv. 354-381)
Dopo l’epoca del Romanticismo, che recuperò i valori della spiritualità, dell’arte e dell’immaginazione, la seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell’occultismo e dell’esoterismo magico.
Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune dottrine che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche antiche, sebbene connotate dall’esigenza di riadattarle all’età moderna come nel caso dell’antroposofia.
Sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del Neopaganesimo.
la magia bianca, destinata alla lunga ad avere la meglio, perché contribuisce al perfezionamento e alla santificazione della creazione, che è di per sé ontologicamente buona;
la magia nera, dagli effetti più rapidi e immediati, ma che comporta la progressiva perdita dei poteri stessi del mago, soggetto a diventare vittima delle sue brame demoniache.
I sacerdoti persiani, ad esempio, o gli autori dei grimori, sapevano propiziarsi non solo gli spiriti più elevati a fini benefici, ma anche quelli malefici per rivolgere eventuali calamità contro i propri nemici.
Nei casi in cui il mago, durante una pratica cerimoniale, ricorra all’intervento di un’entità soprannaturale, a seconda della natura di quest’ultima si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l’arte di evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.
La stregoneria è generalmente associata alla magia nera
«Alta Magia», detta anche magia cerimoniale, la quale ricorre in genere a quattro operazioni fondamentali
la consacrazione di oggetti per conferire loro un potere;
l’esorcismo o esecrazione per costringere forze malefiche ad abbandonare persone o cose;
l’invocazione ovvero una preghiera o una richiesta rivolta a un genio benefico;
l’evocazione di entità superiori affinché si manifestino.
Il rapporto con la religione
Secondo alcuni anche la Magia si può in un certo senso considerare religione.
La magia è concettualmente diversa dalla religione? Nella magia l’uomo cerca di far sì che la divinità faccia ciò che l’uomo vuole, o è nella religione, che di solito l’uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?
Probabilmente entrambe si pongono di fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia con setta occulta, viene considerata spesso solo nell’accezione negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni (denaro, amore, successo) con una pozione o formula ed essere felici senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la sfera pratica dell’agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci fosse nulla di spirituale, solo formule ripetute a memoria, ma al contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di capire, di conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla curiosità.
A seconda dell’uso che se ne fa, viene distinta in magia bianca, magia rossa o magia nera.
L’unione tra magia e religione è rappresentata dalla medianità, ossia da una forma di esoterismo che esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l’azione di un Medium e l’evocazione di entità superiori di sommo livello, d’intervenire unicamente in magia positiva per recare beneficio ad un individuo.
Chi opera per il flusso regolare della natura e per districare le situazioni riguardanti le persone attua magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e malefici quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale) o magia rossa (in caso di legamenti d’amore e ritorni d’amore, legature e fatture d’amore e rituali d’amore per risolvere questioni sentimentali). Chi, al contrario, tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad altri, in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere il normale corso degli eventi, attua magia nera.
Circa il rapporto con la religione appare fondamentale ricordare il contributo alla definizione di magia fornito dallo studioso italiano di antropologia religiosa e di storia delle religioni Alfonso Maria Di Nola, secondo il quale la magia si distingue dal fenomeno religioso “per la sua efficacia automatica, per la sua destinazione utile immediata e per l’attitudine a dominare o controllare la realtà”. Nella magia dunque si realizzerebbe una volontà di dominio o controllo della realtà attraverso il dominio e il controllo del sovrannaturale, e quindi un sostanziale ribaltamento della prospettiva religiosa in cui l’uomo si riconosce dipendente dal sovrannaturale.
Torino: esoterismo, satanismo e triangoli magici
Massoneria e occultimo.
La prima loggia massonica col nome di “Fidelitas” sul territorio italico, fu fondata a Grifalco in Calabria. Ma da quel lontano 1723 l’espansione dei suoi adepti è arrivata ad oltre 35.000 membri italiani della massoneria. La più grande ‘obbedienza’ e’ il Grande Oriente d’Italia (21.000 membri), seguita dalla Gran Loggia degli Antichi, Liberi e Accettati Muratori – che, a differenza del Grande Oriente, ammette anche le donne – con 7.500 e dalla Gran Loggia Regolare d’Italia, l’unica riconosciuta dalla casa madre di Londra con 3.000. Ci sono poi decine di gruppi minori, tra cui alcuni riservati alle sole donne. Solo nel territorio Laziale sono presenti 66 loggie. Cinquantotto di esse sono presenti solo nella Capitale romana. Dato che fa intendere come la Massoneria sembri essersi insediata alla perfezione.
Da sempre infatti Roma è nota per nascondere in sé due anime: una aperta e luminosa. L’altra più sotterranea, occulta ed esoterica. Esoterica come i nomi di alcune logge disseminate per la Capitale