“grande sfida per la Chiesa”. Ma la strada è segnata.”scelte pastorali coraggiose” nei confronti dei divorziati risposati e delle coppie conviventi. E sulle unioni omosessuali, pur sottolineando che “non possono essere equiparate al matrimonio tra uomo e donna”, e “senza negare le problematiche morali”, dal Sinodo arriva una presa d’atto che “vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner”.
La misericordia da affiancare alla dottrina – “Non si tratta di decisioni prese né di prospettive facili”, ha sottolineato il card. Erdo, l’obiettivo resta “trovare vie di verità e di misericordia per tutti”, secondo un approccio che permetta di apprezzare “più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze”. La relazione, frutto dei lavori della prima settimana nell’aula sinodale, afferma che “occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche di chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate”. E suggerisce una formula pastorale che sappia affiancare proprio la misericordia alla dottrina, partendo dalla “condiscendenza divina” citata nel Vangelo.
divorziati dopo discernimento – In generale, per tutte le situazioni “subite”, affermano i padri, rispetto ai sacramenti non si può ragionare sulla logica del “tutto o niente”. E sul caso dei divorziati, in particolare, si parte dalla “necessità di rendere più accessibili ed agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”, incrementando la responsabilità dei vescovi locali e invitando a istituire la figura di un sacerdote che, adeguatamente preparato, possa offrire consulenza gratuita. Ma il documento arriva a formalizzare anche l’ipotesi dell’accesso alla comunione per i risposati, “preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità dal vescovo diocesano, e con un impegno chiaro in favore dei figli”. Si tratterebbe “di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso”. Una posizione che ha creato, nell’ambito del Sinodo, dissenso tra cardinali e vescovi più intransigenti. A loro, i padri riformatori hanno obiettato invitando ad approfondire l’analisi teologica: “Se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?”, si legge nel documento.
Più ferma, invece, la posizione sui temi della contraccezione. Pur riconoscendo che “anche in questo ambito occorre un linguaggio realista” il Sinodo lascia spazio solo alle tecniche cosiddette “naturali” e invita a riscoprire “il messaggio dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità”.
Accogliere i gay – Un intero capitolo è poi dedicato alla questione dell’omosessualità che, si legge nel documento, chiama la Chiesa a una “importante sfida educativa”. Il Sinodo ritiene “non accettabile” che “organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender”. Ma alle persone omosessuali riconosce “doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”. E invita i cattolici a domandarsi: “Siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità” senza però “compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio”?