Gli atti di violenza cieca non si fermano davanti a niente, è venuto ormai meno il rispetto per la religione cristiana.
Ogni giorno che passa, il terrorismo internazionale ha un obiettivo esplicito: la conquista islamica del mondo e, all’interno di questo obiettivo, qualcosa di più immediato cioè la distruzione del cristianesimo in Terra Santa, nel Medio Oriente. Dopo la strage di Bagdad, solo in Irak sono stati ben 864. E in Turchia e in Egitto il clima peggiora. Parla il vescovo: “Torna la paura, siamo in prima linea”
«Il Corano ordina di imporre la religione con la spada e dà al musulmano il diritto di uccidere i cristiani con la guerra santa». Lo aveva scritto nel suo intervento al Sinodo il vescovo libanese Raboula Antoine Beylouni, chiedendo agli islamici una riforma che contestualizzi certi passaggi coranici e ne impedisca l’uso violento.. Proprio nei luoghi che hanno visto il cristianesimo nascere e convivere per secoli con altre religioni, i casi di fedeli cristiani assassinati soltanto perché la domenica hanno partecipato alla messa. Berthold Pelster, ricercatore dell’associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», ha dichiarato di recente ad Avvenire che tra il 75 e l’85 per cento degli atti contro una religione nel mondo avvengono contro i credenti di Cristo. Anche nel «laico» Egitto il fondamentalismo è in crescita. Fino a qualche tempo fa si diceva che l’unico problema nel Paese era l’eventuale volontà di cambiare religione, cioè di abbandonare l’islam per farsi cristiani, dato che il proselitismo è vietato. Poco meno di un anno fa, a Natale, sette cristiani copti erano stati uccisi a Nag Hammadi, villaggio egiziano nel governatorato di Qena, vicino al sito archeologico di Luxor. Stavano uscendo dalla chiesa di Anba Basaya, dopo la messa di mezzanotte.
Così come sono tristemente noti a tutti i problemi che esistono in Turchia, Paese dove i cristiani sono nel mirino: don Andrea Santoro è stato ammazzato dentro la sua chiesa nel 2006, mentre è del maggio scorso il brutale assassinio del vescovo Luigi Padovese, che ha avuto la testa quasi recisa dal suo autista al grido di «Allah è grande». Il coraggioso vicario apostolico di Smirne, l’arcivescovo Ruggero Franceschini, due settimane fa al Sinodo sul Medio Oriente aveva parlato di «omicidio premeditato», denunciando l’«oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi».
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