2 Marzo 2011

Via di S.Maria dell’Anima. __Ucciso in Pakistan oppositore della legge anti-blasfemia il ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti

Filed under: articoli,Religione — giacomo.campanile @ 21:45

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Via di S.Maria dell’Anima

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

via di s.maria dell'anima

Via di S.Maria dell’Anima prende il nome dalla chiesa omonima che fu qui costruita nel XV secolo, mentre in precedenza era chiamata “via dei Millini“, per la presenza di questa famiglia nel complesso conosciuto come Tor Millina. Nel 1873 venne anche rinominata “via dell’Anima” in seguito alla proposta, presentata in Campidoglio dal consigliere comunale Ruspoli, di togliere alle strade ogni riferimento a cose o luoghi sacri: Via di S.Maria dell’Anima riebbe il suo nome originario soltanto nel 1943. La chiesa di S.Maria dell’Anima (nella foto sopra) è la chiesa nazionale tedesca e sorse su tre case che Joannes Peter da Dordrecht e consorte acquistarono per adibirle ad ospizio per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini germanici. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio avvenuti alla fine del Quattrocento fu rinvenuto un affresco raffigurante “Maria tra due anime del Purgatorio” e per questo motivo la chiesa, eretta nel 1542, fu intitolata a “S.Maria de Anima“. L’edificio subì varie ricostruzioni in seguito ai danni compiuti dai lanzichenecchi nel 1527 o dopo l’invasione francese del 1798, durante la quale la chiesa fu utilizzata come fienile e scuderia: soltanto con Pio IX (1846-78) venne restituita al culto ed alla sua primitiva destinazione. Una curiosità: fino alla metà del Novecento i seminaristi dell’adiacente collegio indossavano una veste talare di colore rosso e ciò indusse i romani, sempre pronti ad epiteti mordaci, a chiamarli “gamberi cotti”. La facciata in laterizio, attribuita a Giuliano da Sangallo (1514-23), è divisa in tre ordini orizzontali da robusti cornicioni, scanditi da lesene in travertino sormontate da capitelli in stile corinzio.

madonna con le anime oranti a s.maria dell'anima
1 Madonna con le Anime Oranti

Pochi anni dopo fu posto sul timpano del portale centrale, affiancato da colonne rudentate in marmo detto di “portasanta”, il gruppo della “Madonna con le Anime Oranti” di Andrea Sansovino (nella foto 1), probabilmente una riproduzione dell’antico affresco. Ai lati di quello centrale vi sono altri due portali di dimensioni minori sormontati da timpani centinati. Tre grandi vetrate, arcuate superiormente, occupano quasi per intero il secondo ordine mentre al terzo vi è un grande oculo centrale affiancato da lesene e dagli stemmi di Papa Adriano VI, qui sepolto.

campanile di s.maria dell'anima
2 Campanile

Caratteristico ed elegante il campanile in mattoni (nella foto 2), costruito su progetto di Andrea Contucci detto il Sansovino (dal suo luogo di origine, Monte San Savino, in provincia di Arezzo) che presenta partizioni architettoniche in marmo, bifore rinascimentali ed una guglia ricoperta di piccoli dischi di ceramica policromi. L’interno della chiesa è a tre navate asimmetriche divise da pilastri con capitelli corinzi, ai quali sono addossati numerose lapidi sepolcrali, mentre, secondo la caratteristica delle “hallenkirchen” tedesche, le cappelle laterali sono della medesima altezza delle navate.

interno di s.maria dell'anima
3 Altare maggiore con “Sacra Famiglia e Santi”

Notevoli le opere d’arte che vi sono conservate, come la magnifica pala posta presso l’altare maggiore e raffigurante la “Sacra Famiglia con i Santi Giacomo, Marco e Giovannino” (nella foto 3), realizzata da Giulio Romano tra il 1521 ed il 1522 su commissione di Jakob Fugger per arredare originariamente la Cappella Fugger, poi spostata a fine Seicento sull’altare maggiore per risparmiarle ulteriori danneggiamenti conseguenti alle inondazioni del Tevere.

cappella della pietà a s.maria dell'anima
4 Cappella della Pietà

Degna di nota è la Cappella della Pietà (nella foto 4), così denominata perché vi si trova la pregevole “Pietà” dello scultore ed architetto di origine fiorentina Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, allievo di Raffaello e cognato di Giulio Romano. L’opera, realizzata nel 1532, doveva replicare fedelmente la famosa Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti: nonostante le profonde similitudini, il Lorenzetto introdusse significative varianti come la posizione del capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

cero pasquale di s.maria dell'anima
5 Cero pasquale

Presso l’altare maggiore possiamo ammirare il grande cero pasquale (nella foto 5) donato nel 1885 dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, mentre sulla destra si trova il “Monumento funerario ad Adriano VI” (nella foto 6), realizzato su disegno e sotto la direzione di Baldassarre Peruzzi.

tomba di adriano VI a s.maria dell'anima
6  Tomba di Adriano VI

La parte centrale del monumento è costituita dal sarcofago sopra il quale il pontefice giace come addormentato, inclinato verso sinistra e con il capo coronato dalla tiara. La parte inferiore è costituita da un bassorilievo, opera di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, che raffigura l’ingresso di Adriano VI a Roma, rappresentata dalla statua del Tevere con la cornucopia, dalla lupa con Romolo e da alcuni edifici caratteristici. Ai lati del monumento vi sono rappresentate, tra quattro semicolonne, le statue della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza, opere di Michelangelo Senese. Il pontefice, morto nel 1523, inizialmente fu sepolto nella Basilica di S.Pietro tra i pontefici Pio II e Pio III e famosa rimase la pasquinata: “Hic jacet impius inter Pios“, ovvero “Qui giace un non pio tra i Pii”, che la dice lunga sull’avversione del popolo romano verso questo pontefice. Dieci anni dopo fu un fedele amico del papa, il cardinale Wilhelm Enkenvoirt, a trasferirne qui le spoglie ed a scrivere sulla sua tomba una semplice ed amara iscrizione: “PROH DOLOR! QUANTUM REFERT IN QUAE TEMPORA VEL OPTIMI CUIUSQ(UE) VIRTUS INCIDAT”, ovvero “Ahimé che dolore! Quanto influisce l’epoca in cui avviene la virtù, anche quella di un’ottima persona”.

san niccolò dei lorenesi
7 S.Niccolò dei Lorenesi

Su Via di S.Maria dell’Anima è situata un’altra chiesa, piccola ma ricca di interessanti memorie: S.Niccolò (o S.Nicola) dei Lorenesi (nella foto 7). Dedicata originariamente a S.Caterina, nel 1622 fu affidata da Papa Gregorio XV alla Confraternita dei Lorenesi. Nel 1636 la chiesa fu riedificata dall’architetto François du Jardin (italianizzato in Francesco Giardini) utilizzando i marmi del vicino Stadio di Domiziano e per questo motivo detta anche “S.Nicola in Agone“. L’interno è a pianta rettangolare con copertura a volta e due cappelle laterali. Il soffitto, il catino absidale e l’interno della cupola furono dipinti da Corrado Giaquinto nel 1733. La facciata presenta due ordini orizzontali: al piano inferiore apre un bel portale sormontato da un grande timpano triangolare ed affiancato da una coppia di nicchie. Quattro lesene sostengono una trabeazione con l’iscrizione dedicatoria “IN HONOREM S.NICOLAI NATIO LOTHARINGORUM” ovvero “In onore di S.Nicola, la nazione dei Lorenesi”. Il piano superiore è dotato di quattro lesene ioniche che inquadrano due coppie di nicchie ed una grande finestra centrale con cornice barocca e timpano semicircolare. Il frontone triangolare a coronamento contiene una piccola finestra quadrata. Proveniente dalla distrutta chiesa di S.Salvatore in Thermis, all’interno vi è conservato il “Crocifisso” dinanzi al quale, per una simpatica usanza oggi perduta, usavano recarsi gli sposi alla vigilia del matrimonio per giurarsi eterno amore. Al civico 16 di questa via possiamo ammirare un portone tardo rinascimentale appartenente al palazzo De Cupis, costruito nel 1540 dal cardinale Giovanni Domenico De Cupis: sopra il portone è ancora visibile lo stemma della casata. Al civico 66 invece si trova invece un palazzetto fatto costruire nel 1508 dal notaio sassone Giovanni Sander di Nordhausen, appartenente al Tribunale della Sacra Rota. La facciata di Casa Sander, un tempo ricoperta di pitture graffite (forse una sorta di invidia per i bellissimi graffiti che ornavano la limitrofa Tor Millina) oggi appena visibili, presenta ancora un distico latino che augura vita eterna alla casa ed il nome del proprietario: “JO(HANNES) SANDER NORTHUSANUS ROTAE NOTARIUS FEC(IT)”: oggi la palazzina appartiene al Pontificio Istituto Teutonico che sovrintende alla chiesa di S.Maria dell’Anim

immagineQuesto mercoledì mattina è stato ucciso infatti nella capitale pachistana di Islamabad in un agguato il ministro federale per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti, 42 anni.

Secondo le prime informazioni raccolte dalle agenzie AsiaNews e Fides, il ministro era uscito senza scorta dalla sua residenza nel quartiere o settore I-8/3 per recarsi in ufficio, quando la sua macchina è stata fermata da un gruppo di uomini armati, dal volto coperto. Hanno tirato la loro vittima fuori dall’automobile e cominciato a sparare, crivellando il ministro con una trentina di colpi. Mentre gli attentatori si sono allontanati subito, l’autista di Bhatti ha fatto una disperata corsa al più vicino ospedale, Al-Shifa, ma per il ministro non c’è stato più nulla da fare.

Bhatti era finito nel mirino dei fondamentalisti per aver preso le difese di Asia Bibi, la donna e madre cristiana condannata a morte nel novembre scorso per presunto oltraggio al profeta Maometto, per aver appoggiato la campagna a favore dell’abolizione della molto controversa legge sulla blasfemia e per aver condannato l’assassinio di Salman Taseer, il governatore della provincia del Punjab ucciso il 4 gennaio scorso dalla propria guardia del corpo. Nel dicembre scorso, Bhatti aveva ricevuto una “condanna a morte” da un’altra organizzazione terrorista, Laskar-e-Toiba, “perché complice di blasfemia” (Fides, 4 dicembre 2010).

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=284364

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